di cui 60 civili palestinesi e 2 militari israeliani, dovuti alla nuova aggressione dell'esercito israeliano nei campi profughi palestinesi nella striscia di gaza
TEL AVIV - E' guerra aperta nella Striscia di Gaza, dove da venerdi' notte le forze israeliane nel tentativo di bloccare i lanci di razzi Qassam contro le proprie citta', stanno combattendo la loro piu' dura battaglia dai tempi del ritiro unilaterale del 2005. Il bilancio, che si e' costantemente aggravato nel corso della giornata, registra 60 palestinesi uccisi (tra cui almeno nove adolescenti di eta' compresa fra 13 e 17 anni e altri civili adulti certamente tre dei quali donne) e oltre 150 feriti, anche in questo caso con molti civili. Da parte israeliana si registrano due soldati uccisi e sei feriti, oltre a cinque civili (due dei quali bambini) feriti dai razzi caduti anche oggi sulla citta' di Ashkelon.
La crisi militare e' immediatamente degenerata in crisi politica, e in serata il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) ha annunciato agli israeliani il congelamento dei negoziati di pace faticosamente avviati con la conferenza di Annapolis del novembre dell'anno scorso anno. Su sua richiesta e' stata anche convocata una riunione urgente del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Sebbene la vasta operazione militare condotta con aerei,elicotteri e carri armati israeliani, e che ha visto dispiegare all'interno della Striscia 2.000 soldati israeliani, avesse come obiettivo quello di neutralizzare i lanci di Qassam, di razzi ne sono ugualmente caduti oltre sessanta. Decine di abitanti israeliani di Sderot di Ashqelon sono stati soccorsi in stato di shock.
Fonti palestinesi hanno raccontato che la battaglia e' iniziata poco dopo l'una della notte tra venerdi' e sabato,
quando unita' speciali israeliane hanno tentato di penetrare nella periferia orientale del campo profughi di Jabaliya, nel
nord della Striscia. Miliziani palestinesi li avrebbero individuati ed attaccati. La zona dei combattimenti si trova molto vicina al centro abitato, e questo spiega il massiccio coinvolgimento dei civili.
Il vice ministro della difesa israeliano, Matam Vilnai,parlando alla radio militare ha precisato che quella in corso
''e' solo un'operazione allargata e non puo' essere considerata come l'inizio di una piu' vasta invasione''. Il portavoce del
ministero della Difesa ha poi aggiunto che l'operazione ''proseguira' fino a quando sara' necessario non essendoci posti
limiti di tempo''. Molti analisti sono convinti che l'incursione di oggi costituisca un'importante prova generale per i comandi
dell'esercito chiamati a valutare i costi, soprattutto in termini di vite umane, in vista di una eventuale rioccupazione parziale della Striscia dopo il ritiro del 2005.
Proprio Vilnai ieri, in occasione di una contestata intervista, aveva preannunciato che ''tanto piu' si intensifica
il lancio di razzi contro le nostre citta' e tanto piu' la loro gittata si allunga, tanto piu' i palestinesi si espongono al
rischio di una 'shoah' ancora piu' grande''. Il suo portavoce ha poi precisato che il termine 'shoah', interpretato da taluni
come la minacciosa allusione ad un Olocausto, voleva in realta' riferirsi ad 'una catastrofe' che, almeno in termini umanitari,
e' esattamente quanto si sta profilando.
Ma la gaffe ormai era fatta, e oggi il pur moderato presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) non ha potuto
fare a meno di ricitarla: ''Quello che sta accadendo a Gaza e' peggio di un Olocausto'' ha dichiarato.
L'Autorita' nazionale palestinese (Anp)ha piu' volte condannato i lanci di razzi Qassam compiuti da Hamas contro le
cittadine israeliane, ma al tempo stesso non ha mai mostrato di avallare le dure rappresaglie israeliane lanciate in risposta.
La scelta di congelare i colloqui di pace appare quindi come una decisione inevitabile: tornare ai tavoli dei negoziati mentre la
media dei morti in battaglia in questa giornata di inferno e' stata persino piu' alta della guerra nel Libano del sud avrebbe
rischiato di far crollare definitivamente la credibilita' di Abu Mazen presso l'opinione pubblica palestinese.
Prima ancora di conoscere la decisione palestinese, il ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni, che presiede il
gruppo dei negoziatori, aveva tuttavia puntualizzato che ''anche se i palestinesi desiderano sospendere i colloqui di pace, cio'
non avra' alcun effetto sulle decisioni di Israele a Gaza. La necessita' di Israele di proteggere i suoi cittadini - aveva aggiunto - e' sempre stata una condizione di base nelle trattative tra noi e l' Autorita' palestinese''.
ansa
TEL AVIV - E' guerra aperta nella Striscia di Gaza, dove da venerdi' notte le forze israeliane nel tentativo di bloccare i lanci di razzi Qassam contro le proprie citta', stanno combattendo la loro piu' dura battaglia dai tempi del ritiro unilaterale del 2005. Il bilancio, che si e' costantemente aggravato nel corso della giornata, registra 60 palestinesi uccisi (tra cui almeno nove adolescenti di eta' compresa fra 13 e 17 anni e altri civili adulti certamente tre dei quali donne) e oltre 150 feriti, anche in questo caso con molti civili. Da parte israeliana si registrano due soldati uccisi e sei feriti, oltre a cinque civili (due dei quali bambini) feriti dai razzi caduti anche oggi sulla citta' di Ashkelon.
La crisi militare e' immediatamente degenerata in crisi politica, e in serata il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) ha annunciato agli israeliani il congelamento dei negoziati di pace faticosamente avviati con la conferenza di Annapolis del novembre dell'anno scorso anno. Su sua richiesta e' stata anche convocata una riunione urgente del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Sebbene la vasta operazione militare condotta con aerei,elicotteri e carri armati israeliani, e che ha visto dispiegare all'interno della Striscia 2.000 soldati israeliani, avesse come obiettivo quello di neutralizzare i lanci di Qassam, di razzi ne sono ugualmente caduti oltre sessanta. Decine di abitanti israeliani di Sderot di Ashqelon sono stati soccorsi in stato di shock.
Fonti palestinesi hanno raccontato che la battaglia e' iniziata poco dopo l'una della notte tra venerdi' e sabato,
quando unita' speciali israeliane hanno tentato di penetrare nella periferia orientale del campo profughi di Jabaliya, nel
nord della Striscia. Miliziani palestinesi li avrebbero individuati ed attaccati. La zona dei combattimenti si trova molto vicina al centro abitato, e questo spiega il massiccio coinvolgimento dei civili.
Il vice ministro della difesa israeliano, Matam Vilnai,parlando alla radio militare ha precisato che quella in corso
''e' solo un'operazione allargata e non puo' essere considerata come l'inizio di una piu' vasta invasione''. Il portavoce del
ministero della Difesa ha poi aggiunto che l'operazione ''proseguira' fino a quando sara' necessario non essendoci posti
limiti di tempo''. Molti analisti sono convinti che l'incursione di oggi costituisca un'importante prova generale per i comandi
dell'esercito chiamati a valutare i costi, soprattutto in termini di vite umane, in vista di una eventuale rioccupazione parziale della Striscia dopo il ritiro del 2005.
Proprio Vilnai ieri, in occasione di una contestata intervista, aveva preannunciato che ''tanto piu' si intensifica
il lancio di razzi contro le nostre citta' e tanto piu' la loro gittata si allunga, tanto piu' i palestinesi si espongono al
rischio di una 'shoah' ancora piu' grande''. Il suo portavoce ha poi precisato che il termine 'shoah', interpretato da taluni
come la minacciosa allusione ad un Olocausto, voleva in realta' riferirsi ad 'una catastrofe' che, almeno in termini umanitari,
e' esattamente quanto si sta profilando.
Ma la gaffe ormai era fatta, e oggi il pur moderato presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) non ha potuto
fare a meno di ricitarla: ''Quello che sta accadendo a Gaza e' peggio di un Olocausto'' ha dichiarato.
L'Autorita' nazionale palestinese (Anp)ha piu' volte condannato i lanci di razzi Qassam compiuti da Hamas contro le
cittadine israeliane, ma al tempo stesso non ha mai mostrato di avallare le dure rappresaglie israeliane lanciate in risposta.
La scelta di congelare i colloqui di pace appare quindi come una decisione inevitabile: tornare ai tavoli dei negoziati mentre la
media dei morti in battaglia in questa giornata di inferno e' stata persino piu' alta della guerra nel Libano del sud avrebbe
rischiato di far crollare definitivamente la credibilita' di Abu Mazen presso l'opinione pubblica palestinese.
Prima ancora di conoscere la decisione palestinese, il ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni, che presiede il
gruppo dei negoziatori, aveva tuttavia puntualizzato che ''anche se i palestinesi desiderano sospendere i colloqui di pace, cio'
non avra' alcun effetto sulle decisioni di Israele a Gaza. La necessita' di Israele di proteggere i suoi cittadini - aveva aggiunto - e' sempre stata una condizione di base nelle trattative tra noi e l' Autorita' palestinese''.
ansa
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