Negli anni venti del secolo scorso, la Capitale italiana fu sconvolta da una serie di brutali omicidi ai danni di piccole bambine. Tutti i romani rimasero traumatizzati dalla ferocia di quei delitti e si creò un'atmosfera di panico.
Il 31 marzo del 1924, una bambina di quattro anni Emma Giacobini, si trovava nei giardini di Piazza Cavour con il fratellino minore per trascorrere il pomeriggio a divertirsi come era solita fare. Poco distante, un uomo li stava osservando già da qualche minuto, attendendo il momento opportuno per avvicinarli e portarli via con sé con la promessa di comprare loro dei dolci.
Mentre i tre camminavano, un'amichetta di Emma chiese loro dove stessero andando e la piccolina ingenuamente rispose che suo "zio" li stava portando in pasticceria. Prima di arrivare nel locale, l'uomo lasciò il fratellino di Emma vicino a piazza Cola di Rienzo. Alla bimba, che gli chiese perché l'avesse abbandonato in quel modo, rispose che così lei avrebbe avuto più dolci.
I due entrarono in un caffè dove, tenendo sempre per mano la bambina, l'uomo le comprò delle caramelle. Quindi proseguirono verso la zona di Monte Mario.
Il pedofilo portò Emma dietro una siepe, la violentò e la picchiò sul viso, poi con un fazzoletto tentò di strangolarla, ma l'avvicinarsi di un passante lo fece fuggire.
La bambina verrà trovata in stato di shock davanti ad un negozio, con ancora in mano le mutandine sporche di sangue. Gli investigatori, interrogando la vittima ed i testimoni, appresero che lo stupratore era d'aspetto signorile, viso scarno, costituzione magra, di mezza età con un abito scuro e un cappello nero. Nonostante la dettagliata descrizione, non riuscirono però a rintracciare il colpevole.
Nel mese di maggio dello stesso anno, Armanda Leopardi, di appena due anni, fu trascinata con violenza in via Paola dallo stesso sconosciuto che aveva violentato. Tentò di portarla in un luogo appartato, ma l'inaspettata reazione decisa della piccola con urla e calci, costrinsero l'aggressore a fuggire prima di essere fermato dalle persone che si precipitarono in soccorso della bambina.
Nei giorni seguenti, ci furono altre tentate sevizie nei confronti di bambine. Il pedofilo cercò sempre di avvicinarle con offerte di caramelle o piccole somme in denaro, come quando, nel tardo pomeriggio del 4 giugno del 1924, una bambina di nome Angelina rischiò seriamente di essere violentata e probabilmente uccisa, se non fosse stato per l'intervento tempestivo di due donne che si erano accorte dell'uomo che stava cercando di portare via con la forza la bambina impaurita.
Alla polizia descrissero il bruto come un signore sulla quarantina, elegante, altezza media, snello, baffi biondi e con in testa un cappello scuro. Queste discordanze sull'aspetto del maniaco non faranno altro che depistare le indagini.
Il giorno stesso avvenne il primo omicidio. Quella sera, Bianca Carlieri, di tre anni, stava giocando sola sul marciapiede vicino al rione Ponte, quando il bruto le si avvicinò e la prese per mano, portandola su un prato nei pressi della basilica di San Paolo. Le strappò via il vestito, graffiandole gran parte del corpo e, dopo averla strangolata, la violentò ripetutamente lasciandola sanguinante dietro ad un cespuglio.
Per la prima volta la polizia aveva a che fare non con uno stupro, ma con un delitto efferato. Diversi testimoni dichiararono che quella sera avevano visto un uomo alto con le guance infossate, baffi chiari, sulla quarantina, vestito bene, cappello nero che attraversava rapidamente la strada con una bambina, ma gli investigatori ancora una volta si trovarono in un vicolo cieco.
Il 24 novembre del 1924, Rosina Pelli, di quattro anni, si trovava vicino a piazza San Pietro a giocare con la sorellina Olga. Nel tardo pomeriggio, l'assassino prese con sé la bambina presumibilmente convincendola a seguirlo con la promessa di comprarle dei dolciumi. Trovato un posto sicuro e isolato, il killer la prese per il collo e la soffocò, con veemenza la stuprò, lacerandole i genitali, e infine ne lasciò il corpo straziato sul prato con accanto un asciugamano bianco con due iniziali ricamate in filo rosso: "R. L."
Il giorno dopo il ritrovamento del cadavere, la stampa scrisse nelle prime pagine quanto segue: "Un altro delitto orrendo è stato compiuto, quest'essere inqualificabile che usurpa all'umanità la qualifica di uomo, di umano non ha nulla. Non ha luce d'intelletto, non ha anima, non ha cuore, codesto essere vivente che porta in giro morte, è un fantasma che si muove in mezzo a noi, un mostro insidioso che terrorizza le mamme e le bimbe. Questo miserabile lusinga le bambine regalando loro dei dolci, mentre nel pensiero del mostro non c'è altro che il gusto della tortura e della violenza. Avrà dormito stasera il bruto? Oggi che il mondo gli urla in faccia quanto possa essere vile e codardo, che si nasconde pauroso e tremante, in questo momento cosa sta facendo?"
Il 29 maggio del 1925, il padre di Elsa Berni, di sei anni, chiese alla figlia di andare a prendere dell'acqua nella fontanella di fronte casa. La bambina uscì con un'amichetta ma, mentre si apprestava a riempire il fiasco, la avvicinò il mostro, spacciandosi per uno zio a lei sconosciuto, e la trascinò via con la forza. Spaventata, Anna, l'amichetta, corse tremante a raccontare l'accaduto ai genitori che immediatamente si affrettarono ad andare in strada. Purtroppo della piccola Elsa si erano ormai perse le tracce.
La polizia si mosse tempestivamente alla ricerca della bambina, perlustrando invano le strade del quartiere per tutta la notte. Il mostro sembrava sempre sparire nel nulla.
Intanto l'assassino stava compiendo un altro delitto, sulla riva del Tevere: la bambina fu strangolata e poi violentata. Il giorno successivo, il corpo, che presentava diverse ferite alle gambe e sul viso dovute ai pugni inferti dal killer, fu trovato da uno spazzino, con ancora legato intorno al collo un fazzoletto.
Il 31 marzo del 1924, una bambina di quattro anni Emma Giacobini, si trovava nei giardini di Piazza Cavour con il fratellino minore per trascorrere il pomeriggio a divertirsi come era solita fare. Poco distante, un uomo li stava osservando già da qualche minuto, attendendo il momento opportuno per avvicinarli e portarli via con sé con la promessa di comprare loro dei dolci.
Mentre i tre camminavano, un'amichetta di Emma chiese loro dove stessero andando e la piccolina ingenuamente rispose che suo "zio" li stava portando in pasticceria. Prima di arrivare nel locale, l'uomo lasciò il fratellino di Emma vicino a piazza Cola di Rienzo. Alla bimba, che gli chiese perché l'avesse abbandonato in quel modo, rispose che così lei avrebbe avuto più dolci.
I due entrarono in un caffè dove, tenendo sempre per mano la bambina, l'uomo le comprò delle caramelle. Quindi proseguirono verso la zona di Monte Mario.
Il pedofilo portò Emma dietro una siepe, la violentò e la picchiò sul viso, poi con un fazzoletto tentò di strangolarla, ma l'avvicinarsi di un passante lo fece fuggire.
La bambina verrà trovata in stato di shock davanti ad un negozio, con ancora in mano le mutandine sporche di sangue. Gli investigatori, interrogando la vittima ed i testimoni, appresero che lo stupratore era d'aspetto signorile, viso scarno, costituzione magra, di mezza età con un abito scuro e un cappello nero. Nonostante la dettagliata descrizione, non riuscirono però a rintracciare il colpevole.
Nel mese di maggio dello stesso anno, Armanda Leopardi, di appena due anni, fu trascinata con violenza in via Paola dallo stesso sconosciuto che aveva violentato. Tentò di portarla in un luogo appartato, ma l'inaspettata reazione decisa della piccola con urla e calci, costrinsero l'aggressore a fuggire prima di essere fermato dalle persone che si precipitarono in soccorso della bambina.
Nei giorni seguenti, ci furono altre tentate sevizie nei confronti di bambine. Il pedofilo cercò sempre di avvicinarle con offerte di caramelle o piccole somme in denaro, come quando, nel tardo pomeriggio del 4 giugno del 1924, una bambina di nome Angelina rischiò seriamente di essere violentata e probabilmente uccisa, se non fosse stato per l'intervento tempestivo di due donne che si erano accorte dell'uomo che stava cercando di portare via con la forza la bambina impaurita.
Alla polizia descrissero il bruto come un signore sulla quarantina, elegante, altezza media, snello, baffi biondi e con in testa un cappello scuro. Queste discordanze sull'aspetto del maniaco non faranno altro che depistare le indagini.
Il giorno stesso avvenne il primo omicidio. Quella sera, Bianca Carlieri, di tre anni, stava giocando sola sul marciapiede vicino al rione Ponte, quando il bruto le si avvicinò e la prese per mano, portandola su un prato nei pressi della basilica di San Paolo. Le strappò via il vestito, graffiandole gran parte del corpo e, dopo averla strangolata, la violentò ripetutamente lasciandola sanguinante dietro ad un cespuglio.
Per la prima volta la polizia aveva a che fare non con uno stupro, ma con un delitto efferato. Diversi testimoni dichiararono che quella sera avevano visto un uomo alto con le guance infossate, baffi chiari, sulla quarantina, vestito bene, cappello nero che attraversava rapidamente la strada con una bambina, ma gli investigatori ancora una volta si trovarono in un vicolo cieco.
Il 24 novembre del 1924, Rosina Pelli, di quattro anni, si trovava vicino a piazza San Pietro a giocare con la sorellina Olga. Nel tardo pomeriggio, l'assassino prese con sé la bambina presumibilmente convincendola a seguirlo con la promessa di comprarle dei dolciumi. Trovato un posto sicuro e isolato, il killer la prese per il collo e la soffocò, con veemenza la stuprò, lacerandole i genitali, e infine ne lasciò il corpo straziato sul prato con accanto un asciugamano bianco con due iniziali ricamate in filo rosso: "R. L."
Il giorno dopo il ritrovamento del cadavere, la stampa scrisse nelle prime pagine quanto segue: "Un altro delitto orrendo è stato compiuto, quest'essere inqualificabile che usurpa all'umanità la qualifica di uomo, di umano non ha nulla. Non ha luce d'intelletto, non ha anima, non ha cuore, codesto essere vivente che porta in giro morte, è un fantasma che si muove in mezzo a noi, un mostro insidioso che terrorizza le mamme e le bimbe. Questo miserabile lusinga le bambine regalando loro dei dolci, mentre nel pensiero del mostro non c'è altro che il gusto della tortura e della violenza. Avrà dormito stasera il bruto? Oggi che il mondo gli urla in faccia quanto possa essere vile e codardo, che si nasconde pauroso e tremante, in questo momento cosa sta facendo?"
Il 29 maggio del 1925, il padre di Elsa Berni, di sei anni, chiese alla figlia di andare a prendere dell'acqua nella fontanella di fronte casa. La bambina uscì con un'amichetta ma, mentre si apprestava a riempire il fiasco, la avvicinò il mostro, spacciandosi per uno zio a lei sconosciuto, e la trascinò via con la forza. Spaventata, Anna, l'amichetta, corse tremante a raccontare l'accaduto ai genitori che immediatamente si affrettarono ad andare in strada. Purtroppo della piccola Elsa si erano ormai perse le tracce.
La polizia si mosse tempestivamente alla ricerca della bambina, perlustrando invano le strade del quartiere per tutta la notte. Il mostro sembrava sempre sparire nel nulla.
Intanto l'assassino stava compiendo un altro delitto, sulla riva del Tevere: la bambina fu strangolata e poi violentata. Il giorno successivo, il corpo, che presentava diverse ferite alle gambe e sul viso dovute ai pugni inferti dal killer, fu trovato da uno spazzino, con ancora legato intorno al collo un fazzoletto.
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