Bossi: sciopero fiscale per mandare via Prodi
A Ponte di Legno l'abbraccio dei militanti: «Paghiamo alle Regioni invece che allo Stato». Cicchitto: «Al governo né alibi né tregue»
PONTE DI LEGNO (BRESCIA) - A distanza di 14 anni, Umberto Bossi rilancia «lo sciopero fiscale», perché «la gente vuol mandare via Prodi» e allora «bisogna trovare qualcosa di forte». Nella notte ferragostana di Ponte di Legno, dopo aver ricevuto l'abbraccio dei militanti che avevano gremito il palazzetto dello sport più per vedere lui che non le partecipanti alla selezione di Miss Padania, il leader della Lega Nord, a domanda su cosa succederà in autunno, ha replicato, convinto: «Facciamo lo sciopero fiscale». Non si pagano più le tasse? «Paghiamo alle Regioni invece che allo Stato». L'iniziativa nasce dalla Lega ma Bossi spera «che sia una iniziativa di tutti gli alleati perché se no questo governo va avanti all'infinito».
NIENTE VACANZE - Non ne ha parlato con Berlusconi («Ci siamo sentiti due giorni fa ma abbiamo parlato solo di scrivere il programma elettorale») mentre su quel che ne può pensare un esperto come Giulio Tremonti, ha commentato: «I ministri del Tesoro vanno cauti, non sono come noi che veniamo dal popolo. La gente, però, vuol mandare via Prodi. Bisogna trovare qualcosa di forte». E allora «Genova, Milano, Torino, partirà lo sciopero fiscale, la ribellione fiscale». La gente fatica a ottenere qualcosa, sostiene il senatùr, che prende spunto dal periodo delle vacanze per sottolineare che «c'e un sacco di gente che è rimasta a casa perché non ha i soldi per andare in ferie». Sui tempi della «ribellione», il segretario federale della Lega è più cauto. E così a chi ipotizza una data (1 settembre), ha replicato: «Non lo so, devo ancora mettermi d'accordo». Lo sciopero fiscale, che in questo caso sarebbe più che altro un federalismo fiscale, è una vecchia idea del Carroccio: ne parlò per primo Gianfranco Miglio nel 1992, poi Bossi la lanciò da Pontida nel luglio '93. E adesso un nuovo rilancio.
CICCHITTO - La proposta di Bossi è stata accolta da un'ondata di reazioni negative dal centrosinistra ma anche da molti esponenti del centrodestra. Per Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia, è necessaria «una intesa della Cdl per far cadere il governo Prodi», senza offrirgli «né alibi né tregue». «È certamente decisivo porre l'obiettivo della riduzione della pressione fiscale perché questo governo, usando in modo irresponsabile la leva fiscale, sta soffocando la crescita e provoca una reazione di rigetto da parte dei cittadini. Un obiettivo del genere va realizzato intervenendo sulle curve dell'Irpef e facendo decollare il federalismo fiscale». «Mi pare una follia - ha detto il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione -. Proporre lo sciopero fiscale è come dire che vogliamo la dissoluzione dello Stato. Come fa lo Stato a pagare i poliziotti che ci devono difendere dai criminali? Come fa a pagare le Forze armate che ci devono difendere dai terroristi? Non si pagano più stipendi e non si pagano più pensioni. Una cosa del genere non può essere presa sul serio».
ALEMANNO - L'ex ministro di An Gianni Alemanno l'ha definita una «proposta irricevibile». L'economista ed europarlamentare Renato Brunetta legge nella provocazione di Bossi, che ha proposto di pagare le tasse alle Regioni anziché allo Stato centrale, un modo per chiedere che in Finanziaria «ci sia un grande impegno per il federalismo fiscale». Daniele Capezzone parla di «criminalizzazione» del senatùr: «Non ci sto a lapidarlo. La secessione fiscale la fa Visco». E su Valentino Rossi: «La politica dovrebbe farsi delle domande: perché una serie di persone con redditi elevati va via dall'Italia?». Dal centrosinistra si levano solo voci critiche. Per l'Udeur lo sciopero fiscale è «antidemocratico», Paolo Cento dei Verdi parla di «proposta indecente». Antonio Di Pietro: «Incitare allo sciopero fiscale è una proposta insana».
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Massì dai, non paghiamo più le tasse. Sentite io da lunedì pago al mio comune, ho un parente nella giunta ci mettiamo d'accordo su cosa pagare e via (mi fa lo sconto!!!).
Cose da matti, un esponente politico PAGATO DA NOI CON LE TASSE che si vuole rifiutare di pagarle lui stesso, e cosa ancor più grave AIZZA LA GENTE A COMMETTERE UN REATO contro lo stato.
Umberto Bossi era stato condannato a 8 mesi di carcere per il pagamento di tangenti alla Enimont quindi vi ricordo:
P.S. In quanto non esponente politico questa non è propaganda.
A Ponte di Legno l'abbraccio dei militanti: «Paghiamo alle Regioni invece che allo Stato». Cicchitto: «Al governo né alibi né tregue»
PONTE DI LEGNO (BRESCIA) - A distanza di 14 anni, Umberto Bossi rilancia «lo sciopero fiscale», perché «la gente vuol mandare via Prodi» e allora «bisogna trovare qualcosa di forte». Nella notte ferragostana di Ponte di Legno, dopo aver ricevuto l'abbraccio dei militanti che avevano gremito il palazzetto dello sport più per vedere lui che non le partecipanti alla selezione di Miss Padania, il leader della Lega Nord, a domanda su cosa succederà in autunno, ha replicato, convinto: «Facciamo lo sciopero fiscale». Non si pagano più le tasse? «Paghiamo alle Regioni invece che allo Stato». L'iniziativa nasce dalla Lega ma Bossi spera «che sia una iniziativa di tutti gli alleati perché se no questo governo va avanti all'infinito».
NIENTE VACANZE - Non ne ha parlato con Berlusconi («Ci siamo sentiti due giorni fa ma abbiamo parlato solo di scrivere il programma elettorale») mentre su quel che ne può pensare un esperto come Giulio Tremonti, ha commentato: «I ministri del Tesoro vanno cauti, non sono come noi che veniamo dal popolo. La gente, però, vuol mandare via Prodi. Bisogna trovare qualcosa di forte». E allora «Genova, Milano, Torino, partirà lo sciopero fiscale, la ribellione fiscale». La gente fatica a ottenere qualcosa, sostiene il senatùr, che prende spunto dal periodo delle vacanze per sottolineare che «c'e un sacco di gente che è rimasta a casa perché non ha i soldi per andare in ferie». Sui tempi della «ribellione», il segretario federale della Lega è più cauto. E così a chi ipotizza una data (1 settembre), ha replicato: «Non lo so, devo ancora mettermi d'accordo». Lo sciopero fiscale, che in questo caso sarebbe più che altro un federalismo fiscale, è una vecchia idea del Carroccio: ne parlò per primo Gianfranco Miglio nel 1992, poi Bossi la lanciò da Pontida nel luglio '93. E adesso un nuovo rilancio.
CICCHITTO - La proposta di Bossi è stata accolta da un'ondata di reazioni negative dal centrosinistra ma anche da molti esponenti del centrodestra. Per Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia, è necessaria «una intesa della Cdl per far cadere il governo Prodi», senza offrirgli «né alibi né tregue». «È certamente decisivo porre l'obiettivo della riduzione della pressione fiscale perché questo governo, usando in modo irresponsabile la leva fiscale, sta soffocando la crescita e provoca una reazione di rigetto da parte dei cittadini. Un obiettivo del genere va realizzato intervenendo sulle curve dell'Irpef e facendo decollare il federalismo fiscale». «Mi pare una follia - ha detto il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione -. Proporre lo sciopero fiscale è come dire che vogliamo la dissoluzione dello Stato. Come fa lo Stato a pagare i poliziotti che ci devono difendere dai criminali? Come fa a pagare le Forze armate che ci devono difendere dai terroristi? Non si pagano più stipendi e non si pagano più pensioni. Una cosa del genere non può essere presa sul serio».
ALEMANNO - L'ex ministro di An Gianni Alemanno l'ha definita una «proposta irricevibile». L'economista ed europarlamentare Renato Brunetta legge nella provocazione di Bossi, che ha proposto di pagare le tasse alle Regioni anziché allo Stato centrale, un modo per chiedere che in Finanziaria «ci sia un grande impegno per il federalismo fiscale». Daniele Capezzone parla di «criminalizzazione» del senatùr: «Non ci sto a lapidarlo. La secessione fiscale la fa Visco». E su Valentino Rossi: «La politica dovrebbe farsi delle domande: perché una serie di persone con redditi elevati va via dall'Italia?». Dal centrosinistra si levano solo voci critiche. Per l'Udeur lo sciopero fiscale è «antidemocratico», Paolo Cento dei Verdi parla di «proposta indecente». Antonio Di Pietro: «Incitare allo sciopero fiscale è una proposta insana».
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Massì dai, non paghiamo più le tasse. Sentite io da lunedì pago al mio comune, ho un parente nella giunta ci mettiamo d'accordo su cosa pagare e via (mi fa lo sconto!!!).
Cose da matti, un esponente politico PAGATO DA NOI CON LE TASSE che si vuole rifiutare di pagarle lui stesso, e cosa ancor più grave AIZZA LA GENTE A COMMETTERE UN REATO contro lo stato.
Umberto Bossi era stato condannato a 8 mesi di carcere per il pagamento di tangenti alla Enimont quindi vi ricordo:
P.S. In quanto non esponente politico questa non è propaganda.
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