Un acrostico (dal greco tardo akróstichon, composto di ákros, «estremo» e stíchos, «verso») è un componimento poetico in cui le lettere o le sillabe o le parole iniziali di ciascun verso formano un nome o una frase, a loro volta denominati acronimo.
In origine l'acrostico aveva probabilmente una funzione magica. Si possiedono esempi di acrostici già in composizioni sacre babilonesi, per esempio quella che presentava così il nome del suo autore: «Saggil-kinam-ubbib, sacerdote degli incantesimi di Babilonia». Altri esempi di acrostici dell'antichità sono alcuni Salmi della Bibbia, i cosiddetti "Salmi alfabetici" in cui l'inizio di ogni verso presenta, nell'ordine, tutte le lettere dell'alfabeto (Salmi 25, 34, 119).
I più antichi esempi di acrostici in greco risalgono ad Arato e a Nicandro; vi sono numerosi acrostici tra gli epigrammi dell'Antologia Palatina e nell'opera di Dionisio il Periegeta. Nella letteratura latina, Cicerone testimonia che Ennio fu autore di acrostici; più tardi gli argomenti in versi delle commedie di Plauto, presentano in acrostici il titolo delle commedie stesse.
Fra i poeti cristiani, acrostici furono composti da Commodiano nelle sue Instructiones. La tradizione dell'acrostico continuò nel Medioevo e poi nella letteratura italiana: molto famoso è l'acrostico costituito dai capoversi delle terzine dell'Amorosa visione con cui il Boccaccio dedicò l'opera a Maria d'Aquino.
Sono definiti acrostici anche i termini che risultano dalle lettere iniziali di singole parole anziché di versi: l'esempio più noto è l'acrostico cristologico ιχθύς, pesce, costituito dalle iniziali della formula Iησοὺς Χριστὸς Θεοῦ Υιὸς Σωτήρ, Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore.
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In origine l'acrostico aveva probabilmente una funzione magica. Si possiedono esempi di acrostici già in composizioni sacre babilonesi, per esempio quella che presentava così il nome del suo autore: «Saggil-kinam-ubbib, sacerdote degli incantesimi di Babilonia». Altri esempi di acrostici dell'antichità sono alcuni Salmi della Bibbia, i cosiddetti "Salmi alfabetici" in cui l'inizio di ogni verso presenta, nell'ordine, tutte le lettere dell'alfabeto (Salmi 25, 34, 119).
I più antichi esempi di acrostici in greco risalgono ad Arato e a Nicandro; vi sono numerosi acrostici tra gli epigrammi dell'Antologia Palatina e nell'opera di Dionisio il Periegeta. Nella letteratura latina, Cicerone testimonia che Ennio fu autore di acrostici; più tardi gli argomenti in versi delle commedie di Plauto, presentano in acrostici il titolo delle commedie stesse.
Fra i poeti cristiani, acrostici furono composti da Commodiano nelle sue Instructiones. La tradizione dell'acrostico continuò nel Medioevo e poi nella letteratura italiana: molto famoso è l'acrostico costituito dai capoversi delle terzine dell'Amorosa visione con cui il Boccaccio dedicò l'opera a Maria d'Aquino.
Sono definiti acrostici anche i termini che risultano dalle lettere iniziali di singole parole anziché di versi: l'esempio più noto è l'acrostico cristologico ιχθύς, pesce, costituito dalle iniziali della formula Iησοὺς Χριστὸς Θεοῦ Υιὸς Σωτήρ, Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore.
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