Il criminale italiano, il mafioso o il piccolo imprenditore ke non fa le denuncie al fisco e vende droga o merce rubata, esistono ed esisteranno sempre. L'immigrato che porta qua la mafia albanese o le bande marokkine sn come io li chiamo PROBLEMI AGGIUNTI che diventano problemi nsotri xkè lo stato PERMETTE che essi vengano qua.
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Sta roba e la pura e semplice verita..
Woofz mi spiace ma ti ha intellettualmente ownato
[QUOTE=w00fz
Io non so se hai seguito i Mondiali di calcio. Durante la finale, si poteva assistere a quanti neri e quanti bianchi componevano la nazionale francese, ora, dimmi tu a quali ripari sono ricorsi gli stati di cui parli, considerando che senza nazionalità, in nazionale di calcio non ci metti piede. Io direi più che è un problema degli italiani, e non dell'immigrazione.[/QUOTE]
La nazionale francese fa venire il VOMITO. Non c'è un bianco che sia bianco, tutti marocchini, extracomunitari e via dicendo, francesi come io sono americano, e tutto NON in nome della tolleranza, ma per i polmoni e la corsa in più che ha una persona di colore rispetto ad un bianco. Morale ? Francia ownata da quei grezzoni italiani ( PS : Woof, ownare non è un insulto , ultimamente sei troppo suscettibilino ) che se si tralascia il mezzo argentino almeno erano una bella rappresentazione dell'ITALIA e delle sue regioni ( che poi, da qui al prossimo mondiale a noi ci metteranno in girone con l'africa ).
L'integrazione e' IMPOSSIBILE. Impossibile perchè è una necessità ns, non loro. In Australia o in Tailandia NON CI ENTRI se non sai INGLESE per lo meno ( in Australia ti fanno 3 test ) , in Italia gli extra non sanno parlare, e non vogliono nemmeno parlarlo l'italiano. Non si vogliono integrare, sinceramente. Si vogliono chiudere nei loro ghetti, proliferare ( dato che cagano figli come bestie ) e cercare di ragionare in termini del noi tanto diventeremo piu' di voi ( come diceva quel *****ne dell'imam islamico di non so dove :" in 10 anni saremo più di voi e comanderemo noi qua " ).
O qua si fa qualcosa di pesante, o non escludo che nei prossimi anni salti fuori un nuovo adolfo che faccia del ripulisti.
Tef Siil, icq 110159882
Originariamente inviato da Strahd
ce ne sono di migliori e cmq questo è uoi non quella cagata di wow....
Come al solito non hai la MINIMA idea di quel che dici E sorvolo sul solito mucchio di cazzate
La patria dei tedeschi e i lavoratori stranieri
Il 20 maggio, a Berlino, un deputato regionale di origine turca è stato aggredito al grido di «sporco straniero, sudicio turco». L'aggressione è la testimonianza di una recrudescenza della violenza razzista che è forte all'Est, ma non risparmia neppure l'Ovest. Perché la Germania, paese d'immigrazione, continua a non riconoscersi come tale. Malgrado i timidi progressi della legge votata nel 2000, la sua concezione chiusa della «comunità nazionale» blocca qualsiasi possibilità di vera integrazione.
di ALBRECHT KIESER *
A qualche giorno dalle elezioni legislative del 18 settembre 2005, che segnarono la disfatta della «coalizione rosso-verde», l'ex ministro dell'Interno Otto Schilly si compiaceva ancora della legge sull'immigrazione in vigore dal 1° gennaio 2005, definendola un «salto qualitativo nella promozione dell'integrazione». Secondo lui, con questa legge il governo federale aveva introdotto un «cambio di paradigma». Ma quale cambio? La Germania ha accolto milioni di persone: alcuni ci vivono da trent'anni, ma non sono ancora cittadini. Lo diventeranno in virtù del nuovo «paradigma»? Era forse rivolta a loro la campagna da 30 milioni di euro che, alla fine del 2005, ha invaso gli schermi della televisione tedesca con il martellante: «La Germania, sei tu!»?
In realtà, la propaganda non prende in considerazione i 4,4 milioni di «stranieri», che abitano in Germania da oltre dieci anni. E nemmeno i 2,4 milioni che ci lavorano da più di vent'anni. La legge raccomanda solo di raccogliere «forze tedesche per la Germania», «star tedesche», «ricercatori tedeschi», «donne tedesche» e «uomini tedeschi» - nel frattempo, gli stranieri devono seguire i «corsi di lingua e integrazione» che la legge sull'immigrazione ha reso obbligatori.
Il «cambio di paradigma» nella politica sull'immigrazione della Germania si inserisce in una lunga tradizione di fallimenti e mezze misure.
Fallimento di Heinz Kühn, il primo delegato del governo federale preposto agli stranieri, le cui proposte liberali, all'inizio degli anni '80, finirono tutte nella pattumiera. Fallimento di Liselotte Funke, la seconda delegata, che nel 1991, nella lettera di dimissioni, scriveva: «Il mancato sostegno da parte del governo e dei partiti politici rende particolarmente difficile il lavoro della mia amministrazione».
Nel 2001, la «commissione Süssmuth» presentò un progetto più liberale, che proponeva anche una protezione giuridica per i sans papiers.
Invano. L'attuale legislazione non esprime esigenze progressiste.
Neppure il Consiglio per l'immigrazione e l'integrazione, costituito nella primavera 2003 da Schilly, ha ottenuto risultati migliori.
Le sue proposte, giudicate troppo generose, in diciannove mesi ne hanno provocato la dissoluzione. Peraltro, nonostante i richiami delle istituzioni europee, la Germania non si è dotata delle legislazioni previste né contro le discriminazioni, né per una migliore protezione degli stranieri - ad esempio per offrire una maggiore sicurezza giuridica ai «cittadini di uno stato terzo», in possesso di un permesso di soggiorno da molti anni.
Votata nel 2000, per iniziativa della coalizione rosso-verde, la legge sulla nazionalità compie un significativo passo avanti: per la prima volta, i bambini nati in Germania da genitori stranieri possono ottenere la nazionalità tedesca. Secondo le ultime statistiche disponibili, alla fine del 2003 ne avevano beneficiato 150.000 neonati. Ma 180.000 domande sono state arbitrariamente respinte. Le condizioni dei genitori non erano considerate rispondenti a un soggiorno di lunga durata - come nel caso dei figli dei rifugiati, anche se la famiglia risiedeva da molto tempo in Germania. Ora il fallimento o un eccesso di timidezza dei vari tentativi fatti per instaurare una maggiore uguaglianza tra immigrati e nazionali riguarda milioni di persone in Germania. Tra la caduta del muro di Berlino e il 1996, anno record, il numero di stranieri censiti è passato da 4,5 a 7,3 milioni (1) - e da allora è rimasto a questo livello (si veda il riquadro «Chi sono gli «stranieri»?». A conti fatti, più di un abitante su tre è un «immigrato» di prima o seconda generazione. Eppure la Germania continua a rifiutare di definirsi paese d'immigrazione.
Da Le Monde
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Ora cercherai di convincermi che la Germania è un paese favorevole all'integrazione??
Gli unici coglioni siamo noi italiani che caliamo le braghe!
Evidentemente tu non hai parenti che x sfamare la famiglia sono dovuti emigrare in Svizzera e in Germania. Li o lavori o ti sbattono fuori. Molto aperto come paese vero?
Ma io preferirei 200 volte adottare il sistema tedesco.
Bella la legge che se fai figli in un posto i figli hanno automaticamnte la cittadinanza:
" Bel bimbo, come ti senti ad essere Tedesco ? "
" Non saprei, i miei ci hanno solo scopato, lì "
Mhà.
Tef Siil, icq 110159882
Originariamente inviato da Strahd
ce ne sono di migliori e cmq questo è uoi non quella cagata di wow....
Bella la legge che se fai figli in un posto i figli hanno automaticamnte la cittadinanza:
" Bel bimbo, come ti senti ad essere Tedesco ? "
" Non saprei, i miei ci hanno solo scopato, lì "
Mhà.
mica nasce appena estrai il pisello dalla fionda sai il bambino.
Certo che continuerò ad essere così,
non mi sono mai permesso di venire a dire "Mi fai pena..." "Bravo,Complimentoni,Continua così" ad uno di voi perchè si Droga,si spara na pippa o altro...
Certo che continuerò ad essere così,
non mi sono mai permesso di venire a dire "Mi fai pena..." "Bravo,Complimentoni,Continua così" ad uno di voi perchè si Droga,si spara na pippa o altro...
Quindi rispettiamo le idee altrui.
ti sei permesso di dire che sei dichiaratamente razzista, è come se tu avessi dato un calcio nei maroni all'umanità intera.
rispettiamo le idee altrui sto par di palle, in questo caso.
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