PECHINO - Tra le distese sterminate del 'Tetto del Mondo', popolate per lo più da yak e da rarissimi pastori, è stato compiuto 'un miracolo' nella storia mondiale delle ferrovie: con l'aiuto di tre motrici supplementari, 800 passeggeri - 150 dei quali giornalisti di vari paesi, ma in gran parte cinesi - sono stati portati per la prima volta in treno da Pechino a Lhasa, la mitica capitale del Tibet.
Vi sono stati accolti da decine di giovani donne che hanno arricchito i loro colli con un dono simbolico: sciarpe bianche, testimonianze di un'accoglienza amichevole. Le tre motrici sono state necessarie per superare il passo più alto nella catena himalayana, quello di Tanggu La, a 5.072 metri d'altezza.
Mentre i macchinari arrancavano verso il picco, per consentire che il viaggio rispettasse il tabellino di marcia di 48 ore per coprire i 4,064 chilometri tra le due capitali, molti dei viaggiatori erano in difficoltà anche maggiori. Per molti non è bastato che le ferrovie avessero predisposto di diffondere ossigeno nell'impianto di aria condizionata: hanno dovuto far ricorso ai tubicini, anch'essi previsti sul treno, da infilare nelle narici per facilitare la respirazione a quell' altitudine. Altri, spesso anziani, si sono sdraiati sul pavimento delle carrozze mentre altri ancora, deboli di stomaco, hanno trascorso l'attraversamento dell'altipiano alternandosi tra le ritirate e i loro scompartimenti, per tentare di alleviare nausee e mal di testa che li tormentavano.
"Un gran miracolo nella storia mondiale delle ferrovie, non solo un magnifico exploit nella costruzione di quelle cinesi": é stata l' espressione retorica utilizzata dal presidente cinese, Hu Jintao, durante un discorso inaugurale a Golmund, nella provincia cinese del Qinghai, dove comincia la parte nuova della linea ferroviaria percorsa oggi per la prima volta. La nuova linea, ha detto, "servirà ad accelerare lo sviluppo economico" ed a "rafforzare i legami tra le diverse etnie". Sotto la lista, affissa in un vagone a scopo propagandistico, degli "otto vizi e le otto virtù" del presidente cinese, a quelle parole fa eco una consulente immobiliare 46enne di Hainan (nel sud), Wen Ling, che ritiene il nuovo collegamento un' occasione unica per sviluppare una regione 'segreta' ed in ritardo.
"Fino ad oggi era la Cina a sostenere il Tibet - sorride - con questa linea il Tibet potrà favorire il proprio sviluppo autonomo, vivere del proprio sangue". Accanto a lei Xireyundan, 22 anni, nipote di un maestro nell' arte dei 'tangka' (le bandiere religiose), racconta come la volta precedente per raggiungere Lhasa da Pechino ha dovuto impiegare 65 ore: in treno fino a Xining, anche in questo caso nella provincia di Qinghai, e poi un autobus fino a destinazione. "Quando arrivammo - ricorda - eravamo così stanchi che ci vollero uno o due giorni per riprenderci". Negli scompartimenti delle varie classi del treno 'T27', dalle costose 'cuccette morbide' alle 'sedie dure', mentre attraverso i finestrini prima della cima innevata di Tanggu La compaiono come pupazzi congelati i militari schierati ad uno-due chilometri l'uno dall'altro per garantire la sicurezza dei viaggiatori, ci si entusiasma per la raccolta di ricordi.
Personale delle ferrovie è impegnato ad apporre timbri celebrativi su buste bianche che i passeggeri meno abbienti allungano. Quelli più agiati, ma non sono tantissimi, possono permettersi l'acquisto di pregiate brochure con timbri commemorativi delle ferrovie cinesi al modico prezzo di 800 yuans (due volte il prezzo del biglietto più caro).
L'esperienza sarebbe sicuramente da annoverare nei 'guinness dei primati', se non arrivasse contemporaneamente la notizia della protesta dei profughi tibetani a Dharamsala, in India, contro la sicura colonizzazione del paese da parte della Cina, favorita anche dal nuovo collegamento.
"Non solo lo hanno occupato - scriveva dell'invasione cinese del 1950 nel 'Paese delle Nevi' Tiziano Terzani, il giornalista fiorentino rifugiatosi in India ad un certo punto della sua vita - non solo la loro repressione è durissima, ma ne hanno anche violato i silenzi...". Se queste erano le sue sensazioni, è con ogni probabilità da considerare una fortuna per lui non essere più lì per un reportage sulla ferrovia in 48 ore Pechino-Lhasa.
Disgusto.
Vi sono stati accolti da decine di giovani donne che hanno arricchito i loro colli con un dono simbolico: sciarpe bianche, testimonianze di un'accoglienza amichevole. Le tre motrici sono state necessarie per superare il passo più alto nella catena himalayana, quello di Tanggu La, a 5.072 metri d'altezza.
Mentre i macchinari arrancavano verso il picco, per consentire che il viaggio rispettasse il tabellino di marcia di 48 ore per coprire i 4,064 chilometri tra le due capitali, molti dei viaggiatori erano in difficoltà anche maggiori. Per molti non è bastato che le ferrovie avessero predisposto di diffondere ossigeno nell'impianto di aria condizionata: hanno dovuto far ricorso ai tubicini, anch'essi previsti sul treno, da infilare nelle narici per facilitare la respirazione a quell' altitudine. Altri, spesso anziani, si sono sdraiati sul pavimento delle carrozze mentre altri ancora, deboli di stomaco, hanno trascorso l'attraversamento dell'altipiano alternandosi tra le ritirate e i loro scompartimenti, per tentare di alleviare nausee e mal di testa che li tormentavano.
"Un gran miracolo nella storia mondiale delle ferrovie, non solo un magnifico exploit nella costruzione di quelle cinesi": é stata l' espressione retorica utilizzata dal presidente cinese, Hu Jintao, durante un discorso inaugurale a Golmund, nella provincia cinese del Qinghai, dove comincia la parte nuova della linea ferroviaria percorsa oggi per la prima volta. La nuova linea, ha detto, "servirà ad accelerare lo sviluppo economico" ed a "rafforzare i legami tra le diverse etnie". Sotto la lista, affissa in un vagone a scopo propagandistico, degli "otto vizi e le otto virtù" del presidente cinese, a quelle parole fa eco una consulente immobiliare 46enne di Hainan (nel sud), Wen Ling, che ritiene il nuovo collegamento un' occasione unica per sviluppare una regione 'segreta' ed in ritardo.
"Fino ad oggi era la Cina a sostenere il Tibet - sorride - con questa linea il Tibet potrà favorire il proprio sviluppo autonomo, vivere del proprio sangue". Accanto a lei Xireyundan, 22 anni, nipote di un maestro nell' arte dei 'tangka' (le bandiere religiose), racconta come la volta precedente per raggiungere Lhasa da Pechino ha dovuto impiegare 65 ore: in treno fino a Xining, anche in questo caso nella provincia di Qinghai, e poi un autobus fino a destinazione. "Quando arrivammo - ricorda - eravamo così stanchi che ci vollero uno o due giorni per riprenderci". Negli scompartimenti delle varie classi del treno 'T27', dalle costose 'cuccette morbide' alle 'sedie dure', mentre attraverso i finestrini prima della cima innevata di Tanggu La compaiono come pupazzi congelati i militari schierati ad uno-due chilometri l'uno dall'altro per garantire la sicurezza dei viaggiatori, ci si entusiasma per la raccolta di ricordi.
Personale delle ferrovie è impegnato ad apporre timbri celebrativi su buste bianche che i passeggeri meno abbienti allungano. Quelli più agiati, ma non sono tantissimi, possono permettersi l'acquisto di pregiate brochure con timbri commemorativi delle ferrovie cinesi al modico prezzo di 800 yuans (due volte il prezzo del biglietto più caro).
L'esperienza sarebbe sicuramente da annoverare nei 'guinness dei primati', se non arrivasse contemporaneamente la notizia della protesta dei profughi tibetani a Dharamsala, in India, contro la sicura colonizzazione del paese da parte della Cina, favorita anche dal nuovo collegamento.
"Non solo lo hanno occupato - scriveva dell'invasione cinese del 1950 nel 'Paese delle Nevi' Tiziano Terzani, il giornalista fiorentino rifugiatosi in India ad un certo punto della sua vita - non solo la loro repressione è durissima, ma ne hanno anche violato i silenzi...". Se queste erano le sue sensazioni, è con ogni probabilità da considerare una fortuna per lui non essere più lì per un reportage sulla ferrovia in 48 ore Pechino-Lhasa.
Disgusto.
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