La sentenza della Cassazione
Reato filmare moglie a letto con l'amante
Il marito condannato per diffamazione anche per una telefonata ai parenti di lei. Era in corso di separazione con la consorte
ROMA - È reato filmare le «effusioni sentimentali» della moglie con l'amante. Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha reso definitiva la condanna per diffamazione nei confronti di un uomo di 56 anni, che, in corso di separazione dalla moglie, aveva effettuato le videoriprese nelle quali la consorte «veniva ritratta in momenti di effusione sentimentale con un altro uomo». La videocassetta era quindi stata fatta pervenire ai familiari della moglie e il tutto era stato accompagnato da una telefonata nella quale il marito comunicava ai suoceri che la moglie «se la intendeva con altri uomini».
DIFFAMAZIONE - Per la Suprema Corte le immagini video, accompagnate dalla telefonata, configurano il reato di diffamazione. L'uomo, originario di Molfetta, era già stato condannato dalla Corte d'appello di Bari nel 2004. Invano l'imputato si è difeso dalle accuse sostenendo delle immagini della videocassetta «non erano per nulla compromettenti». La quinta sezione penale ha respinto il ricorso sottolineando che «l'uso combinato dei due mezzi (filmato e telefonata) da parte dell'imputato, forniva l'inequivocabile dimostrazione sul chiaro intento di offendere la reputazione» della moglie «nell'ambito stesso dei suoi parenti».
20 giugno 2006
(Corriere della Sera)
Cornuto, mazziato e denucniato.
Reato filmare moglie a letto con l'amante
Il marito condannato per diffamazione anche per una telefonata ai parenti di lei. Era in corso di separazione con la consorte
ROMA - È reato filmare le «effusioni sentimentali» della moglie con l'amante. Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha reso definitiva la condanna per diffamazione nei confronti di un uomo di 56 anni, che, in corso di separazione dalla moglie, aveva effettuato le videoriprese nelle quali la consorte «veniva ritratta in momenti di effusione sentimentale con un altro uomo». La videocassetta era quindi stata fatta pervenire ai familiari della moglie e il tutto era stato accompagnato da una telefonata nella quale il marito comunicava ai suoceri che la moglie «se la intendeva con altri uomini».
DIFFAMAZIONE - Per la Suprema Corte le immagini video, accompagnate dalla telefonata, configurano il reato di diffamazione. L'uomo, originario di Molfetta, era già stato condannato dalla Corte d'appello di Bari nel 2004. Invano l'imputato si è difeso dalle accuse sostenendo delle immagini della videocassetta «non erano per nulla compromettenti». La quinta sezione penale ha respinto il ricorso sottolineando che «l'uso combinato dei due mezzi (filmato e telefonata) da parte dell'imputato, forniva l'inequivocabile dimostrazione sul chiaro intento di offendere la reputazione» della moglie «nell'ambito stesso dei suoi parenti».
20 giugno 2006
(Corriere della Sera)
Cornuto, mazziato e denucniato.
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