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Fare carriera??? Solo se sei uno *******...

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  • Fare carriera??? Solo se sei uno *******...

    Niente emozioni in ufficio Gli «antipatici» fanno carriera Il Financial Times: non è un posto per i sentimenti

    Se oggi vi sentite un po' giù, avete avuto una nottata difficile, un risveglio faticoso, i figli febbricitanti, un parcheggio introvabile, una multa sicura... Bè, evitate di portare tutto ciò in ufficio con voi, non lamentatevi con il collega, non cercate la commiserazione del capo. Soprattutto se volete fare carriera. Peggio. Se un superiore vi ha criticato, la promozione non è arrivata, la vostra fatica non è stata apprezzata, l'ultima cosa da fare è lasciarsi scappare la lacrimuccia. Prima di tutto perché «il luogo di lavoro è un posto di competizione e cercare dal nostro prossimo un "oh-povero-te" vi mette in una posizione di svantaggio». In più, «piangere in ufficio è così umiliante che può sconvolgere più del motivo per cui si piange». E tutto ciò per una semplice ragione: «Compassione e lavoro non si appartengono». Anzi, solo i più freddi e razionali, quelli che vanno avanti senza occuparsi del loro vicino di scrivania, sarebbero destinati al successo.

    Può sembrare crudele, inumano, perfino darwiniano. Ma le cose stanno così secondo Lucy Kellaway, editorialista del Financial Times che ogni lunedì detta le (sue) regole per una vita professionale sana e soddisfacente nella rubrica «Business Life». In certi casi, è difficile darle torto. Chi non ha mai avuto un collega dedito all'autocommiserazione, che passa ore a raccontare le sue disavventure (professionali e soprattutto non professionali) e cerca compassione da chi lo ascolta?

    «Ma è un mondo disumano! Negli uffici ogni rapporto umano è stato degradato, è un mondo di pazzi!»: il sociologo Domenico De Masi, professore di Sociologia del lavoro alla Sapienza di Roma non è d'accordo. Anzi, proprio rifiuta un posto di lavoro iperfreddo, razionale, del tutto privo di emozioni (e lacrime). Scandisce: «Io sono per l'umanizzazione del lavoro, voglio un mondo misto, senza barriere tra ufficio, casa e svago, siamo esseri umani, perché anche il lavoro non dovrebbe esserlo?».
    Lo ha realizzato nella sua azienda di comunicazione, dove ai dipendenti è permesso andare al cinema, fare sport, «e anche all'amore» durante l'orario di ufficio: «Perché tutto è lavoro, negli uffici servirebbe di più un mondo al femminile dove non c'è distinzione tra un pianeta e l'altro, ma l'emotività si coniuga con la razionalità». E infatti delle lacrime dice: «Se non hai avuto la promozione, perché non piangere? E magari perché non farlo proprio davanti a chi te l'ha negata?».

    Per la Kellaway invece il pianto d'ufficio è del tutto vietato, perché sottolinea una mancanza di professionalità. E racconta di quella volta in cui nel bagno delle signore incontrò una collega in lacrime: «Mi lavai velocemente le mani e uscii senza dirle nulla: immaginavo che lei in quel momento si sentisse abbastanza non professionale e avermi come testimone del suo pianto non l'avrebbe fatta sentire meglio». Perché, sostiene la columnist londinese, più si è freddi e razionali, insomma antipatici e spietati, e meglio è. E magari pure i colleghi e i dipendenti sono contenti. Forse.

    Ma «ciò che va bene in una cultura non è detto sia altrettanto positivo in un'altra». E se in Italia è lecito «mostrare emozioni in ufficio, in certi Paesi è una cosa del tutto censurabile». Ne sa qualcosa Beatrice Bauer, psicologa e studiosa di comportamenti organizzativi, materia che insegna allo Sda Bocconi di Milano: «Da noi i capi possono urlare in ufficio se si arrabbiano».

    In Svezia, per dire, o negli Stati Uniti «è impossibile, nessuno griderebbe al lavoro e le lamentele sono soppresse». Però, nota la psicologa, «è anche vero che negli Stati Uniti chi ha fatto un buon lavoro viene premiato, magari solo con un riconoscimento verbale, ma serve ad aumentare l'autostima e dà un impulso ad andare avanti e a fare sempre meglio». Come dire: sì a freddezza e razionalità ma quando serve un «bravo» non si lesina, anzi. Che poi il complimento sia funzionale alla produttività poco importa. «In Italia invece — riflette la Bauer — si loda molto poco: è raro che chi fa bene venga gratificato, e anzi quasi ci si autocensura come a scusarsi di aver fatto un buon lavoro». E allora, sorride la studiosa, «cosa ci resta se non un sano lamento alla macchinetta del caffè?».

    ______________________________________________

    Che ne pensate? una dura realtà :P

  • #2
    Che senso ha confondersi con questi problemi.... ..quando il mondo stà per finire, e la morte è dietro ad ogni angolo...


    Apparte gli scherzi ( ma nemmeno tanto), mi sembra una cosa assolutamente pallosa da vedersi...conosco questo tipo di persona, e spacca veramente le balls..
    Ultima modifica di gaiano; 15-06-2006, 12:16.
    Originariamente inviato da Prof
    ...Una volta le maestre tiravano le bacchettate...
    Originariamente inviato da Alunno
    ...Oggi tirano le seghe...
    La signora In Giallo!

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    • #3
      Anche xkè assumendo certi atteggiamenti da stronzi poi li si porta anche nel privato e li nn è come in ufficio...

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      • #4
        Non è assolutamente vero che gli atteggiamenti da pignoli e stronzi sul lavoro ci se li porta anche nella vita mondana

        Conosco molta gente,mio padre in primis che sul lavoro sono pignoli,cagacazzi,duri e quant'altro ancora ma fuori di li sono pezzi di pane

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        • #5
          Originariamente inviato da -PaTaTa-
          Non è assolutamente vero che gli atteggiamenti da pignoli e stronzi sul lavoro ci se li porta anche nella vita mondana

          Conosco molta gente,mio padre in primis che sul lavoro sono pignoli,cagacazzi,duri e quant'altro ancora ma fuori di li sono pezzi di pane
          Vero, anche mio papà è così.

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          • #6
            Il mondo del lavoro è una vera e propria schifezza.

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            • #7
              Bah qui si coglie in pieno il problema dell' uomo alienato da se stesso durante il lavoro: l' uomo che deve essere sgombro di sentimenti e diventare una macchina dedita solo al suo lavoro. Descrivere i sentimenti di una persona con le parole "Poco professionale" svalorizza non solo quello che l' individuo prova in quel momento, ma anche l' intelligenza di colui che pronuncia le suddette parole. IMHO!

              ----------------Grazie a Imad per la firma!-----------------
              Sostengo la causa:

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              • #8
                sono assolutamente d'accordo sul fatto che i cazzi propri vanno tenuti distinti dal lavoro. Io ho una collega che fa del cinema, perde tempo con i suoi 200 maschietti al telefono, quando la molla il fidanzato ha attacchi di panico sul lavoro... pietoso.
                Sul lavoro bisogna essere assolutamente freddi e distaccati, mantenendo comunque un buon clima e del gioco di squadra : la vita privata è fuori, e deve essere distaccata completamente dal lavoro.
                Tef Siil, icq 110159882

                Originariamente inviato da Strahd
                ce ne sono di migliori e cmq questo è uoi non quella cagata di wow....

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                • #9
                  Quest'articolo è la scoperta dell'acqua calda, direi.

                  Life was like a fantasy / Taken by reality / Does anyone remember me / You once knew me
                  Flashes of the day / I knew I was here to stay / But no one stays the same


                  Lo Spambollino fa FIGO

                  Membro del W.A.M. (War Against Mediaset) e presidente del M.A.I. (Musicians Against Ibanez)

                  Ex Custode della Topa (R.I.P.) [NCdS]

                  Dedico questa riga alla topa. Mi mancherai.

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                  • #10
                    Il lavoro e la vita privata sono cose diverse, mai mischiarli.
                    Finisce che ti rovini sia l'uno che l'altro!
                    In fase di ristrutturazione.
                    Mi piace sto verde...

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                    • #11
                      Ste cose sono ormai risapute, dappertutto è così...

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                      Sto operando...
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