Dipende se vuoi tutta la telecronaca o il riassunto
A grandi linee ti posso dire che bellerofonte uccise la Chimera con l'aiuto di Pegaso, addomesticato grazie a delle briglie d'oro dategli da Atena mi pare.
Se non ricordo male con Pegaso, Bellerofonte piombò dall'alto sulla Chimera conficcandole nella gola la sua lancia rivestita di piombo. A contatto col calore delle fauci di Chimera il piombo si fuse e scivolò nelle viscere del mostro uccidendolo.
Bellerofonte era nipote di Sisifo occhio-di-lince e aveva un unico sogno nella vita: galoppare su Pegaso, il cavallo alato. Quando Perseo aveva decapitato la Medusa, il suo sangue era sprofondato nella sabbia. Quella stessa notte era nato uno splendido destriero alato e gli dei lo avevano chiamato Pegaso, decretando che poteva essere cavalcato solo da un grande eroe.
Bellerofonte voleva essere quell' eroe.Un giorno, mentre si trovava presso Iobate, re della Licia, questi gli chiese un grosso favore. Gli disse che il re di Caria, suo acerrimo nemico, aveva mandato nella Licia la Chimera: un terribile mostro che aveva la testa di capra, il corpo di leone e la coda di serpente, e dalle fauci emetteva un micidiale alito di fuoco capace di sterminare interi eserciti. «Se solo potessi ucciderla!» sospirò il re. «I miei soldati sarebbero salvi e tu saresti un grande eroe!» La massima ambizione di Bellerofonte era appunto diventare un eroe, ma non aveva proprio idea di come uccidere la Chimera. Così andò a consultare un oracolo. «Prima devi catturare il cavallo alato mentre si abbevera alla fonte di Pirene, a Corinto. Poi devi domarlo con il morso d'oro di Atena. Solo così potrai sconfiggere il mostro» disse l'oracolo.
Bellerofonte era felice, ma come poteva ottenere da Atena quel morso d'oro? Si incamminò verso Corinto, trovò la fonte e si distese a dormire lungo la riva. Prima di chiudere gli occhi implorò la dea di aiutarlo. La notte fece uno strano sogno: lo prendeva per mano una bellissima donna con l'elmo alato e gli occhi azzurri, e gli indicava un cespuglio coperto di foglie spinose. La donna era Atena e sotto il cespuglio c'era un morso d'oro finemente cesellato. La mattina dopo Bellerofonte fu svegliato dal grido di una civetta. Balzò in piedi e li, proprio davanti a lui, c'era il cespuglio spinoso che aveva visto nel sogno! Andò a scostare le foglie e tirò fuori il morso d'oro. E in quel preciso momento vide Pegaso che scendeva dal cielo per abbeverarsi. Mentre il cavallo ripiegava sui fianchi le grandi ali candide, Bellerofonte gli infilò il morso d'oro, con delicatezza, e poi gli balzò in groppa. «Si va in Asia» gli disse, e docilmente Pegaso si librò nel cielo e cominciò a volare verso est. Ben presto videro sotto di loro una foschia di fumo e udirono un clangore di battaglia. Era la Chimera che stava annientando un drappello di soldati! Bellerofonte le tirò addosso una grandinata di frecce, ma il mostro sembrava imbattibile.
Allora, spronando Pegaso a scendere piu vicino, riuscì a scagliare una lancia nelle sue fauci. Il mostro la inghiottì rabbiosamente, ma sulla punta della lancia era infisso un blocchetto di piombo e nel calore di quella gola infuocata il piombo cominciò a fondere e scivolò nelle viscere della Chimera come una colata rovente, uccidendola. Per premiarlo Iobate volle che Bellerofonte sposasse sua figlia e diventasse suo erede al trono. Ma ben presto l'eroe ebbe un gran desiderio di galoppare di nuovo su Pegaso. Così, in una bella mattina d'estate, gli mise il morso d'oro e gli saltò in groppa. «Vola, Pegaso, vola! Vola all'Olimpo perché io veda i famosi dei nei loro palazzi!» gridò con superbia. Zeus ne fu irritato.
I mortali non potevano violare i segreti degli dei! Per punirlo, mandò una zanzara a pungere Pegaso sotto la coda: il cavallo fece uno scarto e Bellerofonte precipitò verso terra. Pegaso riprese il volo e salì all'Olimpo, dove ora Zeus lo usa per portare i suoi fulmini in giro per il cielo. Quanto a Bellerofonte, l'orgoglioso eroe cadde tra i rovi e Zeus lo mandò a vagare nel mondo, cieco e zoppicante, per il resto della sua miserabile vita.
Morale della favola: mai far girare le balle a Zeus
Morale della favola: mai far girare le balle a Zeus
bhe ma aveva ragione Zeus.. se bellerofonte stava nelle sue nessuno gli avrebbe rotto le palle! ma poi era un Re, aveva la moglie, in pratica aveva tutto e guarda come si è ridotto! pietà
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