Iniziamo con qualcosa di relativamente tranquillo, il meglio lo voglio tenere per la fine, quindi iniziamo con uno dei fenomeni che sono sicuro vi capita di vedere più spesso. Sia che siate ragazzini di quindici anni, o ragazzi di venticinque o uomini di quaranta la situazione si ripete sempre. Siete seduti al tavolo di un pub, o in un locale all’aperto o ad una cena fra amici a casa di qualcuno, regolarmente una signorina si alza e senza dire nulla nello stesso preciso momento un’altra donna si alza insieme a lei e se vanno via. Voi tutti sapete dove sono dirette, ossia in bagno. La domanda che credo tutti voi maschietti vi sarete posti almeno una volta nella vita è “ma perché in bagno ci devono andare sempre in due o più?”. Quello che viene normale chiedersi è “io in bagno ci vado per cambiare acqua alle olive e il tempo medio per compiere questa operazione è di due minuti; mettiamo un trenta secondi per arrivare al bagno, altri cinque per aprirsi la patta (che possono diventare dieci nel caso dei jeans coi bottoni), non più di 30 anche restando concentrati per centrare il centro del water, altri quindici per riabbottonarsi (nessun tempo per tirare l’acqua tanto nessuno di noi maschietti la tira in un luogo pubblico, tanto il pensiero comune è che la tirerà qualcun altro al posto nostro) e il tempo residuo per sciacquarsi le mani e tornare al tavolo.” Non esistono invece tempi medi al femminile, l’operazione può durare dai cinque minuti ai dieci o anche più. Ho raccolto molte testimonianze, che vanno da quelle di alcune amiche di sedici anni fino a quella di mia madre, e i motivi di questo strano istinto conservativo sono i più svariati, che variano a seconda dell’età del soggetto. Nella stragrande maggioranza dei casi mai tutte le femminucce che vanno in bagno devono fare pipì, e allora nella nostra mente che loro definiscono inferiore nascono i quesiti più improbabili tipo “ma cosa una mega orgia lesbo là dentro?” oppure “si devono dare una mano a vicenda a fare pipì?” o ancora “faranno una gara di lancio del tampax?”. Ecco le risposte a questi quesiti (cose che noi umani non potremmo neanche immaginare…): allora, mentre una è in bagno l’altra che l’accompagna le deve tenere la porta, cosa assai strana vero? E’ risaputo che nei locali i bagni maschili sono una bettola, spesso senza porte, intasati, lerci che più non si può, senza lucchetti per chiudere il piccolo scomparto devo ci mettono ad urinare, però noi esseri maschili siamo in grado di pronunciare una semplice parola, sconosciuta al mondo femminile, una parola un po’ bruta all’orecchio ma che mai nessuno interpreta in modo offensivo, ossia “OCCUPATO”.Questo ci evita di far scoprire a sconosciuti la lunghezza del nostro pipino, cosa che poi ha molta rilevanza tra noi ometti. Non crediate che uno con l’attrezzo un po’ più piccolo del normale resti traumatizzato a vita nel vedere che quello a fianco a lui ce l’ha più lungo. Figuriamoci per le donne che di sti problemi non se ne dovrebbero neanche fare. Oddio, può non essere bello per una donna vedere un’altra donna seduta sul water o se proprio va male accovacciata sulla turca, ma sentendo i discorsi che fanno in intimità le signorine, i pigiama parti o i prestiti di biancheria intima spinta non credo che sia così osceno vedere una scena simile.
Inoltre l’amica che accompagna ha anche un’altra funzione, ossia quella di fare compagnia parlando per tutta la durata della missione “svuotamento vescica”. Ora, già noi siamo concentrati per fare pipì, unito alla concentrazione per centrare la tazza, l’avere uno che rintrona con discorsi inutili potrebbe essere in grado di mandare a puttane tutto. Per loro invece la voce amica è una sorta di lassativo, di stimolante, cosa di cui l’amica dovrebbe andare fiera. Ma la cosa che sicuramente risulta la più stupida è la compagnia intanto che si fa la fila. Si, proprio così, la fila per andare in bagno. Adesso, posso capire ad una fiera o ad un concerto, con migliaia di persone, e magari in casi come questo può capitare i cinque bagni in media possano essere occupati, anche se mai per più di pochi minuti, ma in un locale pubblico, nelle toilettes femminili, che possono essere anche di due metri per tre c’è talmente tanta gente che non si riesce a camminare. Ed è ora che arriva la cosa stupida, si perché i tre quarti delle persone in fila sono solo di compagnia! In pratica coloro che hanno veramente bisogno di andare in bagno sono due, le altre dieci persone di scorta sono solo per conversazione, creando così una situazione di difficile riuscita. In pratica nelle mente femminile, vedendo magari dalla porta socchiusa che il bagno è pieno, nasce la domanda rivolta verso le amiche “chi mi accompagna in bagno?” e subito si alzano in tre, senza arrivare a capire che la gente che è nell’anticamera del water non deve neanche entrare.
Ma non finisce mica qui, infatti si può dire che il cervello femminile è una macchina autolesionista, un iron maiden dell’utero, una gogna delle funzioni renali, infatti fa si che tengano dentro tutti i liquidi anche per ore finché qualcun’altra non cede alla vescica, e tutto questo solo per poter andare in bagno in compagnia. Ma è possibile distinguere i casi in cui serva una semplice parola di supporto durante l’atto dai casi in cui non si pisciano addosso per miracolo: nel primo caso, come già detto, all’azione di alzarsi si accompagna la parola per chiedere, supporto vocale; nel secondo caso la parola è superflua, si alzano nello stesso momento, senza dire una parola, dirigendosi entrambe verso la toilette. Le meno esperte in questa arte telepatica usano uno sguardo, un’occhiata fulminea, per noi maschietti priva di significato, come se avessero dietro l’orbita oculare una sorta di porta a raggi infrarossi che trasmette le informazioni. Ma negli elementi veterani di questa abilità non serve neppure lo sguardo, è un come un fluido che viene rilasciato nell’aria, un ormone percettibile solo alle altre passerine, che riesce a far mandare l’impulso di alzarsi nella stessa frazione di secondo. Un incredibile esempio di quanto possa sorprendere il corpo umano, una macchina così sofisticata, da far impallidire il più grande scienziato, ma capace di far piegare in due dal ridere chiunque sapendo che una se la tiene perché deve aspettare che qualcun’altra senta il bisogno di andare in bagno.
Ma questo era solo un semplice capitolo introduttivo, solo per far capire a cosa stiamo andando incontro, a quali prodezze state per leggere, a quali imprese titaniche sono capaci di compiere questi splendidi esseri, senza i quali noi uomini saremmo persi.
Come avrete capito sto tentando di scriverne un libro... se kaboto mi vuoi dare una mano penso verrebbe fuori una bella cosa!!!
Inoltre l’amica che accompagna ha anche un’altra funzione, ossia quella di fare compagnia parlando per tutta la durata della missione “svuotamento vescica”. Ora, già noi siamo concentrati per fare pipì, unito alla concentrazione per centrare la tazza, l’avere uno che rintrona con discorsi inutili potrebbe essere in grado di mandare a puttane tutto. Per loro invece la voce amica è una sorta di lassativo, di stimolante, cosa di cui l’amica dovrebbe andare fiera. Ma la cosa che sicuramente risulta la più stupida è la compagnia intanto che si fa la fila. Si, proprio così, la fila per andare in bagno. Adesso, posso capire ad una fiera o ad un concerto, con migliaia di persone, e magari in casi come questo può capitare i cinque bagni in media possano essere occupati, anche se mai per più di pochi minuti, ma in un locale pubblico, nelle toilettes femminili, che possono essere anche di due metri per tre c’è talmente tanta gente che non si riesce a camminare. Ed è ora che arriva la cosa stupida, si perché i tre quarti delle persone in fila sono solo di compagnia! In pratica coloro che hanno veramente bisogno di andare in bagno sono due, le altre dieci persone di scorta sono solo per conversazione, creando così una situazione di difficile riuscita. In pratica nelle mente femminile, vedendo magari dalla porta socchiusa che il bagno è pieno, nasce la domanda rivolta verso le amiche “chi mi accompagna in bagno?” e subito si alzano in tre, senza arrivare a capire che la gente che è nell’anticamera del water non deve neanche entrare.
Ma non finisce mica qui, infatti si può dire che il cervello femminile è una macchina autolesionista, un iron maiden dell’utero, una gogna delle funzioni renali, infatti fa si che tengano dentro tutti i liquidi anche per ore finché qualcun’altra non cede alla vescica, e tutto questo solo per poter andare in bagno in compagnia. Ma è possibile distinguere i casi in cui serva una semplice parola di supporto durante l’atto dai casi in cui non si pisciano addosso per miracolo: nel primo caso, come già detto, all’azione di alzarsi si accompagna la parola per chiedere, supporto vocale; nel secondo caso la parola è superflua, si alzano nello stesso momento, senza dire una parola, dirigendosi entrambe verso la toilette. Le meno esperte in questa arte telepatica usano uno sguardo, un’occhiata fulminea, per noi maschietti priva di significato, come se avessero dietro l’orbita oculare una sorta di porta a raggi infrarossi che trasmette le informazioni. Ma negli elementi veterani di questa abilità non serve neppure lo sguardo, è un come un fluido che viene rilasciato nell’aria, un ormone percettibile solo alle altre passerine, che riesce a far mandare l’impulso di alzarsi nella stessa frazione di secondo. Un incredibile esempio di quanto possa sorprendere il corpo umano, una macchina così sofisticata, da far impallidire il più grande scienziato, ma capace di far piegare in due dal ridere chiunque sapendo che una se la tiene perché deve aspettare che qualcun’altra senta il bisogno di andare in bagno.
Ma questo era solo un semplice capitolo introduttivo, solo per far capire a cosa stiamo andando incontro, a quali prodezze state per leggere, a quali imprese titaniche sono capaci di compiere questi splendidi esseri, senza i quali noi uomini saremmo persi.
Come avrete capito sto tentando di scriverne un libro... se kaboto mi vuoi dare una mano penso verrebbe fuori una bella cosa!!!
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