IL GIROTONDO IN DUE
“Ciao Pisolo dormi ancora?”
Un rumore lontano di macchina elettrica lo distrasse.
Spinse INVIO e attese che la letterina elettronica prendesse il volo.
Messaggio Inviato.
Aveva lanciato nuovamente la sua bottiglietta nel mare.
Era passata da poco la mezzanotte, la macchina elettrica pensò di averla soltanto immaginata.
C’era un silenzio stupido, inutile.
Lontano forse i treni continuavano a rincorrersi.
Lontanissimo le stelle si confrontavano l’una con l’altra . Da vicino tutto era buio.
Il telefono spense i suoi led luminosi e si mise ad attendere altre bottiglie.
“Sono poca cosa paragonata all’uomo senza sonno!”
La risposta di Dora lo fece sorridere.
Penso che quella ragazza aveva davvero talento.
O forse aveva soltanto la risposta pronta.
Si erano conosciuti in un hotel. Avevano familiarizzato subito, durante l’ora di pranzo come succede una volta su mille. Lei aveva ancora la divisa da receptionist con il nodo della cravatta un po allargato, Paolo penso che potesse essere una ragazza innocente.
“Una ragazza innocente”
Una volta glielo scrisse anche in un messaggio, poi rileggendolo lo cancello. Gli parve una definizione da Zia.Una di quelle cose che dicono le madri al tiggi quando gli uccidono una figlia in mezzo a una sparatoria tra mafiosi.
Una ragazza innocente…
Si erano sentiti qualche volta, piu spesso si erano mandati dei messagi per telefono . Alle ore piu impensate , con gli umori piu diversi.
Si rincorrevano e come due ragazzi che si conoscono da una vita si erano aperti l’uno on l’altra, avevano aperto il loro mondo, quello stesso mondo che insieme sembrava cosi bello.
Paolo l’aveva cominciata a pensare come un isola felice della sua vita. E la teneva nascosta. Un segreto fra lui e lui. Per questo gli sembrava una cosa davvero bella. Qualche volta si impauriva nel pensare che Dora esistesse solo in quel frangente di tempo o solo nelle lettere di quegli sms.
Poi come tutte quelle storie che sembrano perfette arrivò la fie e da li il silenzio.
“hei cosa hai? Un uccellino mi ha detto che stai poco bene, su non farmi preoccupare, chiama”
“Allora non abbiam perso la nostra telepatia sai in questi giorni ti pensavo.
Dopo qualche tempo si erano rivisti a Mestre. Lei usci dal centro comergiale con un bel cappotto bianco e un paio di stivaletti alti. A lui torno in mente la ragazza innocente, fra se e se rise.
La salutò dall’altra parte della strada sorridendo e alzando il telefonno.
Quell’aggeggio era il loro bicchiere di plastica con il filo di quando si è bambini. Era il loro passaporto. Ma per dove?
Lei aveva attraversato sorridendo.
Bella.
Bella come nelle cazoni di quelli che d’estate vincono il festival bar e ringraziano sudati la casa discografica.
Lui aveva tentato qualche battuta, un ora insieme e poi sarebbe tornato ai suo pennelli, alla sua chitarra , tra tutti i racconti che avrebbe ancora dovuto scrivere.
“E’ stata una bella serata, Grazie..”
“Grazie per la bella serata….Buona notte mi ha fatto piacere rivederti, in questa casa mi sento sola per fortuna che ci sei tu, ti voglio bene….”
Poi si erano rivisti qualche sera dopo.
Un po piu impacciati.
Come se avessero dovuto reggere il peso di scelte sbagliate che pesavano negli animi di entrambi.
Scelte che li frenavano al contrario dei loro messaggi molto piu disinvolti.
“Ti lascio andare, devi lavorare no?”
Paolo aveva ripreso a lavorare, lei era partita verso il portone di casa stringendo fra le braccia un libro su Parigi che le aveva appena regalato.
“Buonanotte per tutte le volte che non ti ho detto buona notte”
“Non basta”
“Ti posso chiamare?”
Dora aveva una voce lontana: “Ciao. Sono a Parigi. Un po mi annoio e ieri sera son andata in giro da sola !”
“Impazzirai!”
“Lo sono gia!”
Avevano riso come quando iniziano le storie d’more.
Avevano riso come si ride dieci secondi prima del primo bacio.
Si erano salutati felici e in quel preciso momento Paolo si era chiesto che cosa poteva davvero accadere fra loro.
“ormai ci sei, non so dove, ma ci sei.”
Erano due figure gentili, quelle che si fanno con la carta e le forbici. E quelle figure di carta si tenevano per mano . Un girotondo fatto di due persone e basta.
Visti dall’alto di un aereo potevano sembrare lucine nel buio, di quelle lucine che piu ti avvicini e piu scompaiono.
E questo è il loro bello.
. FINE.
“Ciao Pisolo dormi ancora?”
Un rumore lontano di macchina elettrica lo distrasse.
Spinse INVIO e attese che la letterina elettronica prendesse il volo.
Messaggio Inviato.
Aveva lanciato nuovamente la sua bottiglietta nel mare.
Era passata da poco la mezzanotte, la macchina elettrica pensò di averla soltanto immaginata.
C’era un silenzio stupido, inutile.
Lontano forse i treni continuavano a rincorrersi.
Lontanissimo le stelle si confrontavano l’una con l’altra . Da vicino tutto era buio.
Il telefono spense i suoi led luminosi e si mise ad attendere altre bottiglie.
“Sono poca cosa paragonata all’uomo senza sonno!”
La risposta di Dora lo fece sorridere.
Penso che quella ragazza aveva davvero talento.
O forse aveva soltanto la risposta pronta.
Si erano conosciuti in un hotel. Avevano familiarizzato subito, durante l’ora di pranzo come succede una volta su mille. Lei aveva ancora la divisa da receptionist con il nodo della cravatta un po allargato, Paolo penso che potesse essere una ragazza innocente.
“Una ragazza innocente”
Una volta glielo scrisse anche in un messaggio, poi rileggendolo lo cancello. Gli parve una definizione da Zia.Una di quelle cose che dicono le madri al tiggi quando gli uccidono una figlia in mezzo a una sparatoria tra mafiosi.
Una ragazza innocente…
Si erano sentiti qualche volta, piu spesso si erano mandati dei messagi per telefono . Alle ore piu impensate , con gli umori piu diversi.
Si rincorrevano e come due ragazzi che si conoscono da una vita si erano aperti l’uno on l’altra, avevano aperto il loro mondo, quello stesso mondo che insieme sembrava cosi bello.
Paolo l’aveva cominciata a pensare come un isola felice della sua vita. E la teneva nascosta. Un segreto fra lui e lui. Per questo gli sembrava una cosa davvero bella. Qualche volta si impauriva nel pensare che Dora esistesse solo in quel frangente di tempo o solo nelle lettere di quegli sms.
Poi come tutte quelle storie che sembrano perfette arrivò la fie e da li il silenzio.
“hei cosa hai? Un uccellino mi ha detto che stai poco bene, su non farmi preoccupare, chiama”
“Allora non abbiam perso la nostra telepatia sai in questi giorni ti pensavo.
Dopo qualche tempo si erano rivisti a Mestre. Lei usci dal centro comergiale con un bel cappotto bianco e un paio di stivaletti alti. A lui torno in mente la ragazza innocente, fra se e se rise.
La salutò dall’altra parte della strada sorridendo e alzando il telefonno.
Quell’aggeggio era il loro bicchiere di plastica con il filo di quando si è bambini. Era il loro passaporto. Ma per dove?
Lei aveva attraversato sorridendo.
Bella.
Bella come nelle cazoni di quelli che d’estate vincono il festival bar e ringraziano sudati la casa discografica.
Lui aveva tentato qualche battuta, un ora insieme e poi sarebbe tornato ai suo pennelli, alla sua chitarra , tra tutti i racconti che avrebbe ancora dovuto scrivere.
“E’ stata una bella serata, Grazie..”
“Grazie per la bella serata….Buona notte mi ha fatto piacere rivederti, in questa casa mi sento sola per fortuna che ci sei tu, ti voglio bene….”
Poi si erano rivisti qualche sera dopo.
Un po piu impacciati.
Come se avessero dovuto reggere il peso di scelte sbagliate che pesavano negli animi di entrambi.
Scelte che li frenavano al contrario dei loro messaggi molto piu disinvolti.
“Ti lascio andare, devi lavorare no?”
Paolo aveva ripreso a lavorare, lei era partita verso il portone di casa stringendo fra le braccia un libro su Parigi che le aveva appena regalato.
“Buonanotte per tutte le volte che non ti ho detto buona notte”
“Non basta”
“Ti posso chiamare?”
Dora aveva una voce lontana: “Ciao. Sono a Parigi. Un po mi annoio e ieri sera son andata in giro da sola !”
“Impazzirai!”
“Lo sono gia!”
Avevano riso come quando iniziano le storie d’more.
Avevano riso come si ride dieci secondi prima del primo bacio.
Si erano salutati felici e in quel preciso momento Paolo si era chiesto che cosa poteva davvero accadere fra loro.
“ormai ci sei, non so dove, ma ci sei.”
Erano due figure gentili, quelle che si fanno con la carta e le forbici. E quelle figure di carta si tenevano per mano . Un girotondo fatto di due persone e basta.
Visti dall’alto di un aereo potevano sembrare lucine nel buio, di quelle lucine che piu ti avvicini e piu scompaiono.
E questo è il loro bello.
. FINE.
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