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J. Krishnamurti "sul vivere e sul morire"

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  • J. Krishnamurti "sul vivere e sul morire"

    Vi riporto ora un passo di questo libro (che non mi sento di consigliarvi di leggere) che ho pensato potesse essere interessante sia per aggiungere un proprio pensiero (concordante o non) sia da supporto "psicologico" per chi ne avesse bisogno.

    "...La sofferenza è radicata nell'autocommiserazione, quindi per comprendere la sofferenza per prima cosa è necessario troncare decisamente ogni forma di autocommiserazione. Non so se vi siete mai resi conto di quanto vi sentite addolorati per voi stessi quando pensate: "Sono solo", tanto per fare un esempio. Nel momento in cui vi lasciate andare all'autocommiserazione avete creato il terreno in cui mette le radici la sofferenza. Per quanto vi sforziate di giustificare la vostra autocommiserazione, di razionalizzarla, di ingentilirla e di mascherarla con i concetti, è sempre là, e vi corrompe fino al midollo. Quindi chiunque desideri comprendere la sofferenza deve iniziare liberandosi di quella trivialità brutale, egocentrica ed egoista che prende il nome di autocommiserazione, Potremmo autocommiserarci perchè siamo ammalati, o perchè la morte ci ha portato via una persona cara, oppure perchè non ci siamo realizzati e quindi ci sentiamo frustrati, incupiti: quale che sia la causa, l'autocommiserazione è la radice della sofferenza.
    Una volta liberati dallìautocommiserazione, possiamo confrontarci con la sofferenza SENZA venerarla, senza sfuggirla, nè doverle attribuire un significato sublime e spirituale, sostenendo per esempio che dobbiamo soffrire per trovare Dio, il che è un completo controsenso.
    Solo una mente ottusa e stupida si adatta pazientemente alla sofferenza. Quindi nei confronti della sofferenza non dev'esserci alcun genere di accettazione, MA neppure una negazione.
    Se abbiamo abbandonato l'autocommiserazione, abbiamo privato la sofferenza di ogni sentimentalismo, di ogni forma di emotività che scaturisce dall'autocommiserazione.
    A quel punto possiamo osservare la sofferenza con la massima attenzione e quindi reagire senza fossilizzarsi in ragionamenti e pensieri nocivi a noi stessi...."

    ciau!

  • #2
    Fosse così facile sarebbero bravi tutti...
    Solo l'autocommiserazione, come sentimento parte della sofferenza, è nocivo a se stessi? Tutti gli altri invece sono in grado di portarti a vedere comunque la sofferenza da un punto di vista "esterno"? Ma non credo proprio!

    Ho visto gente struggersi molto di più, e arrivare veramente a farsi de male, per la consapevolezza della sofferenza altrui, oppure per la scomparsa altrui: se quello che dice questo tizio fosse vero in pratica il risultato sarebbe che ci si distrugge di sofferenza solo per se stessi.. ed è una visione molto egoistica dell'uomo...

    Certo, in certe situazioni può prevalere l'autocommiserazione e fare veramente male.... ma in altri prevalgono alte cose.. e fanno male anche di più...


    Trish, bibliotecaria di Edheldor e arciera silvana, consacrata alla Terra.
    Hamel, bardo umano, giovane tanto bello quanto avaro, ridicolo nella sua esagerata mancanza di scrupoli.
    Joaquin Peqwerec, un vecchio pescatore, bonario e ingenuo cercatore di tesori.
    Melima Nilmee, elfa alta apprendista maga.



    "Gloria e onore all'indimenticabile, sorridente ragazzo"
    In memoria di Rickyther.


    It's only a GAME, take it easy!!

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    • #3
      Originally posted by Trish
      Fosse così facile sarebbero bravi tutti...
      Solo l'autocommiserazione, come sentimento parte della sofferenza, è nocivo a se stessi? Tutti gli altri invece sono in grado di portarti a vedere comunque la sofferenza da un punto di vista "esterno"? Ma non credo proprio!

      Ho visto gente struggersi molto di più, e arrivare veramente a farsi de male, per la consapevolezza della sofferenza altrui, oppure per la scomparsa altrui: se quello che dice questo tizio fosse vero in pratica il risultato sarebbe che ci si distrugge di sofferenza solo per se stessi.. ed è una visione molto egoistica dell'uomo...

      Certo, in certe situazioni può prevalere l'autocommiserazione e fare veramente male.... ma in altri prevalgono alte cose.. e fanno male anche di più...

      Guarda che il soffrire è qualcosa di perfettamente naturale e di totalmente corretto..
      Quando cerchi di conseguire qualcosa di molto importante (per te o per il prossimo, indifferente) percorri la sofferenza in quanto ti trovi a dover anche pensare all'eventuale tuo fallimento, alla strada ancora da percorrere, ai possibili rischi..ed ovviamente (a seconda di ciò che fai) ci possono essere anche sofferenze reali (fisiche o mentali che siano) ..
      Senza sofferenza non avremmo nulla.


      Aggiungi che è effettivamente vero, ogni sentimento è nostro quindi per noi stessi alla fin fine, che questo faccia rispecchiare qualcosa nel prossimo sorge cmq da un desiderio proprio (voluto o subconscio che esso sia)..
      Siamo esseri individuali e quindi egoistici per natura, non è una cosa malvagia esserlo

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