Evitate esplosioni di penosa compassione o sfottò vari (tanto sapete che vi macello in quanto a flame )
posto questa cosa che ho scritto dopo 4 ore e mezza di treno dopo essere andato ad accompagnare la mia ragazza che partiva per il giappone
Xkè posto questo? xkè è carina
Giorno 1 – Ore 13:20
E’ partita, il mio viaggio di ritorno è stato una lunga odissea mentale, un viaggio fra bei ricordi nel magro tentativo di tenermi su di morale, 4 lunghe ore di attesa… attesa di cosa poi? Sensazioni turbinano dentro di me, dolore, tristezza e accidia.
Silenzio. Lo percepisco benissimo, un lungo atono suono che vortica attorno alle lancette troppo lente dell’orologio nella mia testa.
I secondi, i minuti le ore, fiacche e vuote.
Tanto tempo per un introspezione profonda dentro di me.
Cerco e scavo e tutto quello che trovo è…..niente
Come un guscio ho vagolato tutta la mattina fra treni e stazioni, miscugli di frenetica quotidianità fra pensieri e ricordi, gli occhi lucidi il vuoto e la nemesi della gioia che ora conosco bene.
Gioia… emozione sconosciuta fino a poco tempo fa, due mesi…ma si sa , quando attendi e finalmente ricevi qualcosa la separazione da essa è più dolorosa della sua totale assenza. Camilla è partita tranquilla e felice, gli occhi radiosi per l’imminente realizzazione di un sogno.
Mi sono comportato come avevo deciso, non ho lasciato trasparire il minimo segno di dolore per non caricarla di un fardello inutile e per non rovinarle l’adempimento del suo desiderio.
Ogni suo passo segnava un taglio profondo che lentamente lacerava lembo per lembo il fulcro dei miei sentimenti.
Ora sono qui, che penso e medito su come far passare velocemente i 19 giorni che mi separano dal riunirmi con lei, come è fredda questa casa…
Ho addosso una coperta, tetro sudario funebre che copre il mio decomposto umore, vedo il fumo dell’ennesima sigaretta che volteggia creando disegni irregolari, il cielo è grigio e la fastidiosa tenue luce che illumina questo venerdì d’inverno si insinua dalle imposte socchiuse quasi a voler assistere sadica al melanconico spettacolo.
Inerte seggo su questa sedia che sorregge il mio tormento, vorrei addormentarmi e svegliarmi a gennaio tralasciando tutte le inutili e gioviali festività natalizie che si preannunciano più squallide che mai.
Millantata forza e resistenza, dove sei? Come posso io essere ridotto così? 20 sono i giorni che mi separano ancora dalla rinascita eppure sembrano cosi’ lontani e vacui.
Non ho fame ne sonno, il morso allo stomaco si adagia dentro di me non è fame ma il segno fisico della mia somatizzazione fedele compagno del fardello sul cuore, frasi banali ma quanto mai vere.
Mi sento come immobile nel tempo come se tutto fosse morto. O sono forse io il cadavere?
Desolata Apatia, Tormento. Non vedo modo di rialzarmi da questo travaglio comatoso.
Solo.
posto questa cosa che ho scritto dopo 4 ore e mezza di treno dopo essere andato ad accompagnare la mia ragazza che partiva per il giappone
Xkè posto questo? xkè è carina
Giorno 1 – Ore 13:20
E’ partita, il mio viaggio di ritorno è stato una lunga odissea mentale, un viaggio fra bei ricordi nel magro tentativo di tenermi su di morale, 4 lunghe ore di attesa… attesa di cosa poi? Sensazioni turbinano dentro di me, dolore, tristezza e accidia.
Silenzio. Lo percepisco benissimo, un lungo atono suono che vortica attorno alle lancette troppo lente dell’orologio nella mia testa.
I secondi, i minuti le ore, fiacche e vuote.
Tanto tempo per un introspezione profonda dentro di me.
Cerco e scavo e tutto quello che trovo è…..niente
Come un guscio ho vagolato tutta la mattina fra treni e stazioni, miscugli di frenetica quotidianità fra pensieri e ricordi, gli occhi lucidi il vuoto e la nemesi della gioia che ora conosco bene.
Gioia… emozione sconosciuta fino a poco tempo fa, due mesi…ma si sa , quando attendi e finalmente ricevi qualcosa la separazione da essa è più dolorosa della sua totale assenza. Camilla è partita tranquilla e felice, gli occhi radiosi per l’imminente realizzazione di un sogno.
Mi sono comportato come avevo deciso, non ho lasciato trasparire il minimo segno di dolore per non caricarla di un fardello inutile e per non rovinarle l’adempimento del suo desiderio.
Ogni suo passo segnava un taglio profondo che lentamente lacerava lembo per lembo il fulcro dei miei sentimenti.
Ora sono qui, che penso e medito su come far passare velocemente i 19 giorni che mi separano dal riunirmi con lei, come è fredda questa casa…
Ho addosso una coperta, tetro sudario funebre che copre il mio decomposto umore, vedo il fumo dell’ennesima sigaretta che volteggia creando disegni irregolari, il cielo è grigio e la fastidiosa tenue luce che illumina questo venerdì d’inverno si insinua dalle imposte socchiuse quasi a voler assistere sadica al melanconico spettacolo.
Inerte seggo su questa sedia che sorregge il mio tormento, vorrei addormentarmi e svegliarmi a gennaio tralasciando tutte le inutili e gioviali festività natalizie che si preannunciano più squallide che mai.
Millantata forza e resistenza, dove sei? Come posso io essere ridotto così? 20 sono i giorni che mi separano ancora dalla rinascita eppure sembrano cosi’ lontani e vacui.
Non ho fame ne sonno, il morso allo stomaco si adagia dentro di me non è fame ma il segno fisico della mia somatizzazione fedele compagno del fardello sul cuore, frasi banali ma quanto mai vere.
Mi sento come immobile nel tempo come se tutto fosse morto. O sono forse io il cadavere?
Desolata Apatia, Tormento. Non vedo modo di rialzarmi da questo travaglio comatoso.
Solo.
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