Ebbene si...sembra che lega ambiente stia vincendo la sua battaglia... leggete qui
Dopo Parigi, Roma. La capitale italiana vorrebbe seguire l'esempio francese dichiarando guerra alle Suv. L'assessore capitolino alla mobilità, Mario Di Carlo pensa di far pagare alle fuoristrada fino a 1000 euro il permesso annuale per varcare la zona a traffico limitato del centro, se non addirittura vietare loro l'accesso.
I motivi: primo, i consumi elevati, e quindi il più alto potenziale inquinante (per questo, come già a Firenze, si è deciso che nessuna fuoristrada potrà circolare nella fascia verde nei giorni di targhe alterne, indipendentemente dal numero di targa); secondo, gl'ingombri esagerati per le strade urbane di Roma; e infine la capacità "offensiva" in caso d'incidente.
Se è vero che l'impiego delle Suv (almeno quelle più grandi) in contesti urbani appare poco sensato e che alcune di queste vetture pongono qualche problema di sicurezza – anche per chi ci viaggia (minore stabilità e più alto rischio di ribaltamento) – non stanno molto in piedi le altre motivazioni del provvedimento allo studio del Comune di Roma.
L'inquinamento: non è detto che le sport utility siano sempre e comunque delle "spugne" di carburante (e, di conseguenza, "ciminiere" di anidride carbonica). Secondo i dati dichiarati dalle rispettive case costruttrici, una Toyota "Rav 4" – una delle Suv più diffuse – nella versione diesel consuma nel ciclo urbano 8,9 litri per 100 km, meno dei 9,7 litri della monovolume Fiat "Ulysse", sempre a gasolio. Una BMW "X3" nella versione turbodiesel più potente – 3 litri da 204 CV – per percorrere 100 km in città richiede la stessa quantità di gasolio (circa 11 litri) di una "535d", la versione a gasolio più potente della berlina medio-grossa di BMW. Eppure la prima sarà vista come più sporca e cattiva della seconda.
Lo stesso ragionamento vale per gl'ingombri: molti modelli di sport utility sono compatti, attorno ai 4 metri e mezzo, non più di una berlina di segmento C, meno di un'ammiraglia o di una monovolume. E poi, in un'era in cui i costruttori puntano tutto sulle crossover, veicoli "ibridi", a metà fra berlina, station wagon, minivan, spesso con trazione integrale, come si definisce una Suv? Qual è il confine tra l'ammesso e il vietato?
Le misure draconiane rischiano di essere non solo impopolari, ma a volte grottesche. Invece di scatenare crociate contro una singola categoria, sarebbe meglio lavorare per cambiare la cultura automobilistica, con limiti sempre più severi per le emissioni – di berline o fuoristrada – e l'introduzione di incentivi a favore di modelli e tecnologie meno inquinanti.
Dopo Parigi, Roma. La capitale italiana vorrebbe seguire l'esempio francese dichiarando guerra alle Suv. L'assessore capitolino alla mobilità, Mario Di Carlo pensa di far pagare alle fuoristrada fino a 1000 euro il permesso annuale per varcare la zona a traffico limitato del centro, se non addirittura vietare loro l'accesso.
I motivi: primo, i consumi elevati, e quindi il più alto potenziale inquinante (per questo, come già a Firenze, si è deciso che nessuna fuoristrada potrà circolare nella fascia verde nei giorni di targhe alterne, indipendentemente dal numero di targa); secondo, gl'ingombri esagerati per le strade urbane di Roma; e infine la capacità "offensiva" in caso d'incidente.
Se è vero che l'impiego delle Suv (almeno quelle più grandi) in contesti urbani appare poco sensato e che alcune di queste vetture pongono qualche problema di sicurezza – anche per chi ci viaggia (minore stabilità e più alto rischio di ribaltamento) – non stanno molto in piedi le altre motivazioni del provvedimento allo studio del Comune di Roma.
L'inquinamento: non è detto che le sport utility siano sempre e comunque delle "spugne" di carburante (e, di conseguenza, "ciminiere" di anidride carbonica). Secondo i dati dichiarati dalle rispettive case costruttrici, una Toyota "Rav 4" – una delle Suv più diffuse – nella versione diesel consuma nel ciclo urbano 8,9 litri per 100 km, meno dei 9,7 litri della monovolume Fiat "Ulysse", sempre a gasolio. Una BMW "X3" nella versione turbodiesel più potente – 3 litri da 204 CV – per percorrere 100 km in città richiede la stessa quantità di gasolio (circa 11 litri) di una "535d", la versione a gasolio più potente della berlina medio-grossa di BMW. Eppure la prima sarà vista come più sporca e cattiva della seconda.
Lo stesso ragionamento vale per gl'ingombri: molti modelli di sport utility sono compatti, attorno ai 4 metri e mezzo, non più di una berlina di segmento C, meno di un'ammiraglia o di una monovolume. E poi, in un'era in cui i costruttori puntano tutto sulle crossover, veicoli "ibridi", a metà fra berlina, station wagon, minivan, spesso con trazione integrale, come si definisce una Suv? Qual è il confine tra l'ammesso e il vietato?
Le misure draconiane rischiano di essere non solo impopolari, ma a volte grottesche. Invece di scatenare crociate contro una singola categoria, sarebbe meglio lavorare per cambiare la cultura automobilistica, con limiti sempre più severi per le emissioni – di berline o fuoristrada – e l'introduzione di incentivi a favore di modelli e tecnologie meno inquinanti.
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