L'ho trovato e m'è piaciuto, se volete ne parliamo:
Chiudiamola qua su Totti:
- Totti dice che in Italia "finisce sempre così". Dovrebbe ringraziare il cielo, perchè in Europa gli va pure peggio: in carriera ha disputato due quarti di finale di Champions League (2006-2007 e 2007-2008), massimo risultato sportivo ottenuto dalla sua Roma. Considerato che Bruno Conti una finale di Coppa Campioni l'ha fatta, e che Giuseppe Giannini ne ha fatta una di Coppa Uefa, al massimo si può dire che a livello europeo lui sia stato il terzo calciatore romano più determinante della storia giallorossa. Francesco Totti non è solo il più vecchio realizzatore di tutti i tempi in Champions League: è anche il più vecchio calciatore di livello internazionale a non aver mai disputato una semifinale europea, in ben 20 anni di carriera.
- L'unico trofeo di rilievo vinto da Francesco Totti è la coppa del mondo del 2006. Che ha vinto grazie a un Fabio Cannavaro pallone d'oro, a un Gigi Buffon miglior portiere del mondiale, a Gianluca Zambrotta, a Mauro German Camoranesi, Alessandro Del Piero e a tutti quelli che, al contrario di lui, principino, si sono fatti le qualificazioni mondiali e hanno tirato la carretta negli anni precedenti al torneo iridato. E' stato una comparsa, mai considerata leader, capitano o anche solo uomo simbolo dello spogliatoio, dove era marginale rispetto a uomini veri come Gennaro Gattuso, Andrea Pirlo e Marco Materazzi. Persino Daniele De Rossi, suo vice alla Roma, è più rispettato e considerato di lui come uomo spogliatoio, cosa confermata dallo stesso Rudy Garcia un anno fa. In nazionale vanta 58 presenze in 20 anni di carriera, cosa che dimostra il suo reale attaccamento all'azzurro e perchè, fuori da Roma, sia considerato meno di Javier Zanetti.
- Le migliori stagioni della sua carriera, lo hanno visto di fronte alla possibilità di vincere quando la Juventus era in B o era guidata da un suo mentore, Claudio Ranieri, e il Milan era involuto: è arrivato sempre secondo, dietro all'Inter. L'unico scudetto vinto, è arrivato grazie a una legge ad hoc, approvata a campionato in corso, pochi giorni prima della sfida decisiva con la Juventus, che ha cambiato le carte in tavola a favore dei giallorossi (legge Nakata).
- Mentre ovunque si è pagato per fallimenti e quant'altro, la sua società, in evidente stato di bancarotta, è rimasta a galla grazie a potentati economici e politici. In quello stesso periodo, lui, "core de Roma" 30 anni superati da tempo, ha sempre preteso uno stipendio altissimo. Nessun giocatore al mondo ha guadagnato quanto Totti superati i 30 anni di età e questo è successo nonostante la Roma fosse, de facto, in bancarotta.
- Spiace per Roma, i romanisti, e gli illusi che fanno le telecronache convinti di essere giornalisti perchè sanno strillare bene davanti a un microfono, ma per questi motivi Totti al massimo può essere considerato il giocatore nato all'interno del GRA più forte di sempre. Certamente è stato il calciatore che meglio ha saputo monetizzare dall'amore dei suoi tifosi, e questo è un bel primato, per il portafoglio. Roba di marketing, non di pallone. Fuori da Roma, c'è stato per fare il turista, o al massimo in "gita scolastica", con quei "compagni di classe" che gli hanno fatto alzare una coppa del mondo e che lui ha insultato domenica scorsa, andando a insinuare che avessero vinto più di lui solo perchè rubavano. Ha mancato di rispetto a chi ha giocato in una squadra che ha disputato quattro finali di Champions League negli ultimi 20 anni, a chi gli ha fatto vincere un mondiale, a chi si è fatto la B per amore della maglia (e del denaro pure), mentre lui ha sempre preteso di essere il calciatore italiano più pagato e di avere voce persino per quanto riguarda le decisioni tecniche, in modo da non avere concorrenti nel suo ruolo, anche a discapito della possibilità di rinforzare la squadra e diventare competitivi a livello nazionale.
- In mezzo a tutto questo, viene a Torino convinto di spaccare il mondo, ma la sua squadra fa due tiri in porta, di cui uno su rigore, quando lui si trova nella possibilità, grazie al lavoro sugli esterni di Gervinho e Iturbe, di puntare la difesa centrale della Juventus scoperta, libero da marcature, con il solo Andrea Pirlo di fronte. Pirlo, eroe silenzioso e determinante, in 90 minuti non gli fa toccare palla e diventa faro della manovra bianconera, dettando le geometrie come ha sempre fatto. Lui, chiamato ad aggredirlo e a metterlo in difficoltà, cosa difficile per chi è abituato a pretendere che a correre siano altri al posto suo, si limita a litigare con Rocchi, mentre a fare la differenza sono Gervinho e Iturbe, costretti a fare da comparse per non "pestare i piedi" al capitano. Un giocatore determinante, in 90 minuti sarebbe riuscito a fare un tiro in porta, avrebbe messo pressione a Pirlo, troncando sul nascere le ripartenze della Juve. Lui, come sempre da 5 anni a questa parte, si limita a guardare l'arbitro e a pensare a cosa raccontare ai giornalisti in conferenza stampa. In 20 anni di carriera, se avesse pensato a giocare più che a trovar alibi per sè, per la sua società, davanti ai suoi tifosi delusi, forse almeno una volta sarebbe arrivato a giocarsi una semifinale di Europa League.
Peccato. Poteva essere un vincente.
Graziano Campi
Chiudiamola qua su Totti:
- Totti dice che in Italia "finisce sempre così". Dovrebbe ringraziare il cielo, perchè in Europa gli va pure peggio: in carriera ha disputato due quarti di finale di Champions League (2006-2007 e 2007-2008), massimo risultato sportivo ottenuto dalla sua Roma. Considerato che Bruno Conti una finale di Coppa Campioni l'ha fatta, e che Giuseppe Giannini ne ha fatta una di Coppa Uefa, al massimo si può dire che a livello europeo lui sia stato il terzo calciatore romano più determinante della storia giallorossa. Francesco Totti non è solo il più vecchio realizzatore di tutti i tempi in Champions League: è anche il più vecchio calciatore di livello internazionale a non aver mai disputato una semifinale europea, in ben 20 anni di carriera.
- L'unico trofeo di rilievo vinto da Francesco Totti è la coppa del mondo del 2006. Che ha vinto grazie a un Fabio Cannavaro pallone d'oro, a un Gigi Buffon miglior portiere del mondiale, a Gianluca Zambrotta, a Mauro German Camoranesi, Alessandro Del Piero e a tutti quelli che, al contrario di lui, principino, si sono fatti le qualificazioni mondiali e hanno tirato la carretta negli anni precedenti al torneo iridato. E' stato una comparsa, mai considerata leader, capitano o anche solo uomo simbolo dello spogliatoio, dove era marginale rispetto a uomini veri come Gennaro Gattuso, Andrea Pirlo e Marco Materazzi. Persino Daniele De Rossi, suo vice alla Roma, è più rispettato e considerato di lui come uomo spogliatoio, cosa confermata dallo stesso Rudy Garcia un anno fa. In nazionale vanta 58 presenze in 20 anni di carriera, cosa che dimostra il suo reale attaccamento all'azzurro e perchè, fuori da Roma, sia considerato meno di Javier Zanetti.
- Le migliori stagioni della sua carriera, lo hanno visto di fronte alla possibilità di vincere quando la Juventus era in B o era guidata da un suo mentore, Claudio Ranieri, e il Milan era involuto: è arrivato sempre secondo, dietro all'Inter. L'unico scudetto vinto, è arrivato grazie a una legge ad hoc, approvata a campionato in corso, pochi giorni prima della sfida decisiva con la Juventus, che ha cambiato le carte in tavola a favore dei giallorossi (legge Nakata).
- Mentre ovunque si è pagato per fallimenti e quant'altro, la sua società, in evidente stato di bancarotta, è rimasta a galla grazie a potentati economici e politici. In quello stesso periodo, lui, "core de Roma" 30 anni superati da tempo, ha sempre preteso uno stipendio altissimo. Nessun giocatore al mondo ha guadagnato quanto Totti superati i 30 anni di età e questo è successo nonostante la Roma fosse, de facto, in bancarotta.
- Spiace per Roma, i romanisti, e gli illusi che fanno le telecronache convinti di essere giornalisti perchè sanno strillare bene davanti a un microfono, ma per questi motivi Totti al massimo può essere considerato il giocatore nato all'interno del GRA più forte di sempre. Certamente è stato il calciatore che meglio ha saputo monetizzare dall'amore dei suoi tifosi, e questo è un bel primato, per il portafoglio. Roba di marketing, non di pallone. Fuori da Roma, c'è stato per fare il turista, o al massimo in "gita scolastica", con quei "compagni di classe" che gli hanno fatto alzare una coppa del mondo e che lui ha insultato domenica scorsa, andando a insinuare che avessero vinto più di lui solo perchè rubavano. Ha mancato di rispetto a chi ha giocato in una squadra che ha disputato quattro finali di Champions League negli ultimi 20 anni, a chi gli ha fatto vincere un mondiale, a chi si è fatto la B per amore della maglia (e del denaro pure), mentre lui ha sempre preteso di essere il calciatore italiano più pagato e di avere voce persino per quanto riguarda le decisioni tecniche, in modo da non avere concorrenti nel suo ruolo, anche a discapito della possibilità di rinforzare la squadra e diventare competitivi a livello nazionale.
- In mezzo a tutto questo, viene a Torino convinto di spaccare il mondo, ma la sua squadra fa due tiri in porta, di cui uno su rigore, quando lui si trova nella possibilità, grazie al lavoro sugli esterni di Gervinho e Iturbe, di puntare la difesa centrale della Juventus scoperta, libero da marcature, con il solo Andrea Pirlo di fronte. Pirlo, eroe silenzioso e determinante, in 90 minuti non gli fa toccare palla e diventa faro della manovra bianconera, dettando le geometrie come ha sempre fatto. Lui, chiamato ad aggredirlo e a metterlo in difficoltà, cosa difficile per chi è abituato a pretendere che a correre siano altri al posto suo, si limita a litigare con Rocchi, mentre a fare la differenza sono Gervinho e Iturbe, costretti a fare da comparse per non "pestare i piedi" al capitano. Un giocatore determinante, in 90 minuti sarebbe riuscito a fare un tiro in porta, avrebbe messo pressione a Pirlo, troncando sul nascere le ripartenze della Juve. Lui, come sempre da 5 anni a questa parte, si limita a guardare l'arbitro e a pensare a cosa raccontare ai giornalisti in conferenza stampa. In 20 anni di carriera, se avesse pensato a giocare più che a trovar alibi per sè, per la sua società, davanti ai suoi tifosi delusi, forse almeno una volta sarebbe arrivato a giocarsi una semifinale di Europa League.
Peccato. Poteva essere un vincente.
Graziano Campi
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