Buongiorno buongiorno, io sono Francesco
Ve lo diciamo subito, questo editoriale doveva parlare e dell'ultima giornata di campionato e del turno infrasettimanale di Champion's. E allora perché scriviamo quando ancora deve concludersi questo turno? Scriviamo perché qualsiasi cosa accada stasera, in qualsiasi parte del globo terracqueo, ci sembra che la notizia sia già avvenuta, è già passata, è già divenuta storia.
Archiviamo un campionato che non regala niente di nuovo, con le solite due al comando e con l'unica sorpresa, in un mesto lunedì di fine settembre, di uno scontro salvezza vinto sorprendentemente dalla Lazio contro un Palermo che per tratti l'ha dominata.
Ma detto questo, la notizia è già storia.
E la notizia è l'Italia che torna a sedersi tra le grandi d'Europa, senza nessun "ma". Da tempo, se non da sempre, sorridevamo ai soliti discorsi da bar del dopo lavoro ferroviario, quelli dove si dice che in Champion's devono andarci solo certe squadre, che il ranking è compromesso dalle Udinesi e dalle romette. Ebbene, erano discorsi da bar e tali restano e saranno sempre. La realtà è che la Roma è uno dei top team europei, l'Italia esprime uno dei migliori calci in Europa e quindi nel mondo. Come?
Con una squadra che gioca, che fa la partita contro qualsiasi avversario, che rinuncia a sei titolari sei e alle riserve di quei titolari eppure non cambia, convince, domina, a tratti sontuosa, in casa e fuori, che sia contro una neopromossa o i campioni d'Inghilterra.
Riusciamo a ricordarci l'ultima volta che una squadra italiana ha mostrato questa forza tra i grandi? Noi no, almeno non nel breve periodo: troppo catenacciara, troppo italiana l'Inter di Mou, troppo timido il Milan, troppo 3-5-2 la Juventus. Questa Roma, invece, sciorina possesso palla, fisicità, ripartenze, pressing, è una squadra completa, di cui non si riconosce il DNA di provenienza, perché è un meltin' pot di stili, è il Barca dei mille passaggi, è il Real nel talento degli interpreti, è solida come il Bayern. Poco importa che un rigore generoso (al contrario di uno non fischiato su un fallo di Manolas) la porti in svantaggio dopo 3 minuti, ci vuole altro, ci vuole troppo di più per fermare i ragazzi di Garcia. E poi Francesco, Totti, i tabloid, i forum, tutti impazzano per questa leggenda vivente del calcio, forse in assoluto il più grande talento di sempre dell'Italia pallonara, senza dubbio il più completo: 20 milioni di tweet, prime pagine, riconoscimenti dagli avversarie per concludere una domanda, quella che ci fa sorridere delle frasi stucchevoli e colme di invidia di chi Totti non ce l'ha: ma quanto è grande questo raccordo?
Ve lo diciamo subito, questo editoriale doveva parlare e dell'ultima giornata di campionato e del turno infrasettimanale di Champion's. E allora perché scriviamo quando ancora deve concludersi questo turno? Scriviamo perché qualsiasi cosa accada stasera, in qualsiasi parte del globo terracqueo, ci sembra che la notizia sia già avvenuta, è già passata, è già divenuta storia.
Archiviamo un campionato che non regala niente di nuovo, con le solite due al comando e con l'unica sorpresa, in un mesto lunedì di fine settembre, di uno scontro salvezza vinto sorprendentemente dalla Lazio contro un Palermo che per tratti l'ha dominata.
Ma detto questo, la notizia è già storia.
E la notizia è l'Italia che torna a sedersi tra le grandi d'Europa, senza nessun "ma". Da tempo, se non da sempre, sorridevamo ai soliti discorsi da bar del dopo lavoro ferroviario, quelli dove si dice che in Champion's devono andarci solo certe squadre, che il ranking è compromesso dalle Udinesi e dalle romette. Ebbene, erano discorsi da bar e tali restano e saranno sempre. La realtà è che la Roma è uno dei top team europei, l'Italia esprime uno dei migliori calci in Europa e quindi nel mondo. Come?
Con una squadra che gioca, che fa la partita contro qualsiasi avversario, che rinuncia a sei titolari sei e alle riserve di quei titolari eppure non cambia, convince, domina, a tratti sontuosa, in casa e fuori, che sia contro una neopromossa o i campioni d'Inghilterra.
Riusciamo a ricordarci l'ultima volta che una squadra italiana ha mostrato questa forza tra i grandi? Noi no, almeno non nel breve periodo: troppo catenacciara, troppo italiana l'Inter di Mou, troppo timido il Milan, troppo 3-5-2 la Juventus. Questa Roma, invece, sciorina possesso palla, fisicità, ripartenze, pressing, è una squadra completa, di cui non si riconosce il DNA di provenienza, perché è un meltin' pot di stili, è il Barca dei mille passaggi, è il Real nel talento degli interpreti, è solida come il Bayern. Poco importa che un rigore generoso (al contrario di uno non fischiato su un fallo di Manolas) la porti in svantaggio dopo 3 minuti, ci vuole altro, ci vuole troppo di più per fermare i ragazzi di Garcia. E poi Francesco, Totti, i tabloid, i forum, tutti impazzano per questa leggenda vivente del calcio, forse in assoluto il più grande talento di sempre dell'Italia pallonara, senza dubbio il più completo: 20 milioni di tweet, prime pagine, riconoscimenti dagli avversarie per concludere una domanda, quella che ci fa sorridere delle frasi stucchevoli e colme di invidia di chi Totti non ce l'ha: ma quanto è grande questo raccordo?
Commenta