Il rapporto tra Leonardo e Mourinho. Il Giornale in un articolo pubblicato stamane sulla sua versione on-line, si sofferma sulle parole usate dal neo allenatore nerazzurro per parlare del suo predecessore, del rapporto che si è instaurato con lui. “Perché Mou mi ha spiegato... Mou mi ha detto... A Mou devo molto... Mou è il migliore al mondo... Le sue parole mi rendono felice...”.
Leonardo non è Benitez. Non ha cercato di cancellare lo Special One, se lo è messo a fianco. Ha imparato a conviverci non relegando in uno stanzino tutto quello che di buono lui aveva fatto per l’Inter. Ma questa potrebbe essere una colpa. “Ogni volta che spunta il nome di Mou, Leo replica sviolinando, magari badando a non farsi prendere la mano ad evitare cattivi pensieri altrui. La strategia è stata suprema: Leonardo ha usato Mou per farsi accettare dall’Inter e per trovar la via. Ma Mou si è fatto deliberatamente usare, lasciando che tutto corresse perché gli altri lo capissero”, scrive il quotidiano.
E se il portoghese manda messaggi d’affetto alla Beneamata e a Leo potrebbe non trattarsi di una semplice simpatia tra colleghi. Quando Mou dice ‘Leo allena il club che occupa più posto nel mio cuore’, in realtà secondo quanto riportato da ‘Il Giornale’ potrebbe voler dire: ‘Gli faccio la formazione, parlo con i giocatori per caricarli nel pre partita, guardate che fra poco torno, comportatevi bene’.
“Allora – si chiedono i giornalisti della redazione sportiva – che cosa ci sta a fare Leonardo? Nell’era Moratti, quattro vittorie su quattro partite iniziali sono un bel record. Questa Inter somiglia di più a quella vincente degli ultimi anni. Lo spogliatoio ha gettato la maschera. Se Eto’o non è cambiato mai, nè con Benitez, nè con Leonardo, continuando a segnare e imponendo agli altri la sua regalità calcistica. Se Zanetti e Lucio si sono battuti sempre, con tanto di encomio. Altri sono usciti dall’oscurità, hanno riacceso il motore, dimostrato di avere giocato, ma sporco”.
E così la rinascita dell’Inter, anche quella, si trasforma in difetto. “Questo ritorno – conclude lo stesso articolo - timbra lo spogliatoio nel modo peggiore. Poi ciascuno la racconti come gli pare, ma non si rinasce, non si torna a correre, giocare, segnare, vincere e creare gioco da primadonna nel giro di una settimana, se motore e teste erano grippati. Serve più tempo per ritrovare lo splendore atletico e il fisico sano”.
http://www.fcinter1908.it/?action=read&idnotizia=16645
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Non sanno più che fare per screditare l'inter
Leonardo non è Benitez. Non ha cercato di cancellare lo Special One, se lo è messo a fianco. Ha imparato a conviverci non relegando in uno stanzino tutto quello che di buono lui aveva fatto per l’Inter. Ma questa potrebbe essere una colpa. “Ogni volta che spunta il nome di Mou, Leo replica sviolinando, magari badando a non farsi prendere la mano ad evitare cattivi pensieri altrui. La strategia è stata suprema: Leonardo ha usato Mou per farsi accettare dall’Inter e per trovar la via. Ma Mou si è fatto deliberatamente usare, lasciando che tutto corresse perché gli altri lo capissero”, scrive il quotidiano.
E se il portoghese manda messaggi d’affetto alla Beneamata e a Leo potrebbe non trattarsi di una semplice simpatia tra colleghi. Quando Mou dice ‘Leo allena il club che occupa più posto nel mio cuore’, in realtà secondo quanto riportato da ‘Il Giornale’ potrebbe voler dire: ‘Gli faccio la formazione, parlo con i giocatori per caricarli nel pre partita, guardate che fra poco torno, comportatevi bene’.
“Allora – si chiedono i giornalisti della redazione sportiva – che cosa ci sta a fare Leonardo? Nell’era Moratti, quattro vittorie su quattro partite iniziali sono un bel record. Questa Inter somiglia di più a quella vincente degli ultimi anni. Lo spogliatoio ha gettato la maschera. Se Eto’o non è cambiato mai, nè con Benitez, nè con Leonardo, continuando a segnare e imponendo agli altri la sua regalità calcistica. Se Zanetti e Lucio si sono battuti sempre, con tanto di encomio. Altri sono usciti dall’oscurità, hanno riacceso il motore, dimostrato di avere giocato, ma sporco”.
E così la rinascita dell’Inter, anche quella, si trasforma in difetto. “Questo ritorno – conclude lo stesso articolo - timbra lo spogliatoio nel modo peggiore. Poi ciascuno la racconti come gli pare, ma non si rinasce, non si torna a correre, giocare, segnare, vincere e creare gioco da primadonna nel giro di una settimana, se motore e teste erano grippati. Serve più tempo per ritrovare lo splendore atletico e il fisico sano”.
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