C'era una volta un palermitano, sì, insomma, quelli stanno in A da 5 minuti e si sentono chissà chi. Comunque questo palermitano, come la maggior parte dei meridionali, viveva l'atavico complesso che la gente del sud vive nei confronti del nord, tutte quelle cose che portano i calabresi a tifare Juve e Inter e siciliani a votare lega.
Vivendo quotidianamente il proprio complesso, il palermitano affacciatosi solo da adulto nel calcio dei grandi, ben poco sapeva di questo mondo, e si infilava, tra le altre marionette e tra gli inesperti, nel nugolo di personcine che cantano le lodi dei padroni, e comunque in una terra ormai abituata ai sopprusi, uno più, uno meno.
Così il palermitano applaudiva i successi truffaldini dei padroni contro la squadra della Capitale, accodandosi in quella schiera che fa giusto ciò che è forte, piuttosto che forte ciò che è giusto.
Fino a quando i furti dei petrolieri non hanno colpito anche loro, chè è proprio del tifoso, dopo qualche anno di serie A, magari anche iniziare a crederci un pochino di più.
Così, dopo che il padrone colpiva con mano pesante sia a Palermo che a Brescia, il campionato prendeva la piega di sempre. E comunque niente cambierà, fin quando non cambieranno in primis i terroni, sudditi da sempre, i veri alfieri del malaffare morattiano.
Un'ultima parola, in questo giorno bizzarro per il nostro paese, un giorno dove vince il più forte, non il più potente, un giorno dove ha contato più il talento che il denaro, un'ultima parola, dicevo, a quei lazialotti che come ogni anno alzano la cresta a settembre e a maggio si tifano contro:
Miei cari, noi nun se semo scansati, come invece avete fatto voi, ora però vincetelo 'sto titolo.
Anzi, per dirla come direste voi: vingedelo 'sdo didulu.
Vivendo quotidianamente il proprio complesso, il palermitano affacciatosi solo da adulto nel calcio dei grandi, ben poco sapeva di questo mondo, e si infilava, tra le altre marionette e tra gli inesperti, nel nugolo di personcine che cantano le lodi dei padroni, e comunque in una terra ormai abituata ai sopprusi, uno più, uno meno.
Così il palermitano applaudiva i successi truffaldini dei padroni contro la squadra della Capitale, accodandosi in quella schiera che fa giusto ciò che è forte, piuttosto che forte ciò che è giusto.
Fino a quando i furti dei petrolieri non hanno colpito anche loro, chè è proprio del tifoso, dopo qualche anno di serie A, magari anche iniziare a crederci un pochino di più.
Così, dopo che il padrone colpiva con mano pesante sia a Palermo che a Brescia, il campionato prendeva la piega di sempre. E comunque niente cambierà, fin quando non cambieranno in primis i terroni, sudditi da sempre, i veri alfieri del malaffare morattiano.
Un'ultima parola, in questo giorno bizzarro per il nostro paese, un giorno dove vince il più forte, non il più potente, un giorno dove ha contato più il talento che il denaro, un'ultima parola, dicevo, a quei lazialotti che come ogni anno alzano la cresta a settembre e a maggio si tifano contro:
Miei cari, noi nun se semo scansati, come invece avete fatto voi, ora però vincetelo 'sto titolo.
Anzi, per dirla come direste voi: vingedelo 'sdo didulu.
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