MILANO - Cento anni fa, nasceva Helenio Herrera a Buenos Aires, sei mesi prima e ad un oceano di distanza era venuto alla luce Angelo Moratti. Si sarebbero incontrati cinquant'anni dopo e avrebbero dato vita alla Grande Inter.
Helenio Herrera, il Mago per antonomasia, fece svettare in cima al mondo i nerazzurri, ma non fu solo quello per il calcio. Figlio di un anarchico andaluso, Francisco, lui rivoluzionò il mondo del pallone, come metodiche di allenamento e tecnica di gioco, come elaborazione della figura dell'allenatore e come comunicatore. In realtà, più che fare una magia, in questo caso inventò davvero una professione, che richiedeva dedizione totale e conoscenza approfondita di tutto. Il risultato fu che vinse tre scudetti, nel '63, nel '65 e nel'66, due Coppe dei Campioni, nel '64 e nel '65, e due Coppe Intercontinentali, nei medesimi anni. Prima di quell'incontro col Presidente Angelo, che avrebbe aperto la saga nerazzurra, in Spagna aveva già vinto quattro titoli, due con l'Atletico Madrid e due con il Barcellona.
La dedizione che chiedeva a se stesso, la pretendeva dai suoi giocatori. Ragazzi-campioni diversissimi fra di loro, per nazionalità, percorsi di vita e carattere, in molti, all'inizio, solo ragazzi molto dotati che lui convinse di essere campioni. Se Giacinto Facchetti era il suo prototipo di campione ideale, lui gestiva in campo anche Armando Picchi, il capitano, carattere diverso, si favoleggiò molto sulla presunta rivalità fra i due, uno in panchina, l'altro un allenatore in campo, la realtà sta nel fatto che Herrera sapeva gestire tutti. A volte senza paura dello scontro. E tutti alla fine stavano a sentire il Mago, solo una persona poteva permettersi di ascoltarlo e non sempre assecondarlo, Angelo Moratti.
La vita di Helenio Herrera è stata fedele alla trama di un romanzo incredibile. Tre nazionalità diverse, HH era argentino, francese e spagnolo. Su nessuno dei suoi tre passaporti c'è la data di nascita vera, per vezzo, lui si tolse sei anni. Cittadino del mondo, il primo viaggio vero lo fece nel 1920, bambino, in piroscafo, dall'Argentina al Marocco. L'ultima casa la scelse a Venezia, con la moglie Fiora. Nel '97, Helenio Herrera si spegne, la luce della sua storia rimane una stella nel firmamento nerazzurro e non solo.
F.C. Internazionale Milano
Helenio Herrera, il Mago per antonomasia, fece svettare in cima al mondo i nerazzurri, ma non fu solo quello per il calcio. Figlio di un anarchico andaluso, Francisco, lui rivoluzionò il mondo del pallone, come metodiche di allenamento e tecnica di gioco, come elaborazione della figura dell'allenatore e come comunicatore. In realtà, più che fare una magia, in questo caso inventò davvero una professione, che richiedeva dedizione totale e conoscenza approfondita di tutto. Il risultato fu che vinse tre scudetti, nel '63, nel '65 e nel'66, due Coppe dei Campioni, nel '64 e nel '65, e due Coppe Intercontinentali, nei medesimi anni. Prima di quell'incontro col Presidente Angelo, che avrebbe aperto la saga nerazzurra, in Spagna aveva già vinto quattro titoli, due con l'Atletico Madrid e due con il Barcellona.
La dedizione che chiedeva a se stesso, la pretendeva dai suoi giocatori. Ragazzi-campioni diversissimi fra di loro, per nazionalità, percorsi di vita e carattere, in molti, all'inizio, solo ragazzi molto dotati che lui convinse di essere campioni. Se Giacinto Facchetti era il suo prototipo di campione ideale, lui gestiva in campo anche Armando Picchi, il capitano, carattere diverso, si favoleggiò molto sulla presunta rivalità fra i due, uno in panchina, l'altro un allenatore in campo, la realtà sta nel fatto che Herrera sapeva gestire tutti. A volte senza paura dello scontro. E tutti alla fine stavano a sentire il Mago, solo una persona poteva permettersi di ascoltarlo e non sempre assecondarlo, Angelo Moratti.
La vita di Helenio Herrera è stata fedele alla trama di un romanzo incredibile. Tre nazionalità diverse, HH era argentino, francese e spagnolo. Su nessuno dei suoi tre passaporti c'è la data di nascita vera, per vezzo, lui si tolse sei anni. Cittadino del mondo, il primo viaggio vero lo fece nel 1920, bambino, in piroscafo, dall'Argentina al Marocco. L'ultima casa la scelse a Venezia, con la moglie Fiora. Nel '97, Helenio Herrera si spegne, la luce della sua storia rimane una stella nel firmamento nerazzurro e non solo.
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