MILANO (1° febbraio) - Con la richiesta di patteggiamento Telecom e Pirelli chiudono con la vicenda dei dossier illegali, che ha al centro l'ex capo della security delle due società Giuliano Tavaroli e per la quale le due aziende sono finite imputate in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Oggi, alla ripresa dell'udienza preliminare che si sta celebrando davanti al gup di Milano Mariolina Panasiti, la posizione delle due società dovrebbe essere stralciata. L'istanza di patteggiamento, di cui dà notizia oggi il Corriere della Sera, è stata depositata in Tribunale sabato mattina scorso e porta Telecom e Pirelli a rinunciare al processo breve, qualora dovesse essere accolta.
Nell'accordo raggiunto con la Procura di Milano, in particolare con i pm Nicola Piacente e Stefano Civardi, le due società, che in totale verseranno 7 milioni di euro, si sono viste riconoscere dalla magistratura da un lato, come è stato riferito, l'assenza di responsabilità, dall'altro l'adozione dei modelli organizzativi imposti dalla legge 231 del 2001 e la piena collaborazione alle indagini: in passato sono stati presentati agli inquirenti sei esposti con al centro le attività interne "sospette" e commesse, usando le strutture delle società, da Pier Guido Iezzi, l'ex capo della sicurezza di Pirelli, Tavaroli e dall'ex capo della security informatica Fabio Ghioni e dal Tiger Team.
Riguardo alla cifra che verrà versata, quella che riguarda il capo di imputazione a carico delle due «persone giuridiche», ammonta in totale a un miliardo e 250 mila euro: 750 mila euro sono destinati alla Presidenza del consiglio e ai ministeri dell'Interno, delle Finanze e della Giustizia. Cifra, questa, a cui bisogna aggiungere 400 mila euro a titolo di sanzione pecuniaria e 100 mila euro come confisca del profitto del reato. Il resto della somma, fino ai sette milioni totali, verrà pagata ai molti dipendenti che sono stati oggetto di 'monitoraggiò da parte di Tavaroli&C: si tratta di una sorta di «contributo volontario», circa 3 mila euro a ciascuno, che le due aziende hanno ritenuto di dover pagare per rinsaldare il rapporto di fiducia. Telecom e Pirelli, ma non i loro vertici, sono finite indagate in qualità di persone giuridiche in relazione al reato di corruzione ipotizzato nei confronti di Tavaroli e Iezzi, ma nello stesso tempo sono parti lese per quello di appropriazione indebita contestato agli imputati.
Infine, c'è da registrare che tra i vari patteggiamenti chiesti nei mesi scorsi c'è anche quello di Tavaroli: aveva concordato con i pm 4 anni e 6 mesi di reclusione (ai quali bisogna levare i mesi già trascorsi in carcere e tre anni di indulto) e la messa a disposizione di 70.000 euro a titolo di profitto confiscabile.
gli onestoni...
Oggi, alla ripresa dell'udienza preliminare che si sta celebrando davanti al gup di Milano Mariolina Panasiti, la posizione delle due società dovrebbe essere stralciata. L'istanza di patteggiamento, di cui dà notizia oggi il Corriere della Sera, è stata depositata in Tribunale sabato mattina scorso e porta Telecom e Pirelli a rinunciare al processo breve, qualora dovesse essere accolta.
Nell'accordo raggiunto con la Procura di Milano, in particolare con i pm Nicola Piacente e Stefano Civardi, le due società, che in totale verseranno 7 milioni di euro, si sono viste riconoscere dalla magistratura da un lato, come è stato riferito, l'assenza di responsabilità, dall'altro l'adozione dei modelli organizzativi imposti dalla legge 231 del 2001 e la piena collaborazione alle indagini: in passato sono stati presentati agli inquirenti sei esposti con al centro le attività interne "sospette" e commesse, usando le strutture delle società, da Pier Guido Iezzi, l'ex capo della sicurezza di Pirelli, Tavaroli e dall'ex capo della security informatica Fabio Ghioni e dal Tiger Team.
Riguardo alla cifra che verrà versata, quella che riguarda il capo di imputazione a carico delle due «persone giuridiche», ammonta in totale a un miliardo e 250 mila euro: 750 mila euro sono destinati alla Presidenza del consiglio e ai ministeri dell'Interno, delle Finanze e della Giustizia. Cifra, questa, a cui bisogna aggiungere 400 mila euro a titolo di sanzione pecuniaria e 100 mila euro come confisca del profitto del reato. Il resto della somma, fino ai sette milioni totali, verrà pagata ai molti dipendenti che sono stati oggetto di 'monitoraggiò da parte di Tavaroli&C: si tratta di una sorta di «contributo volontario», circa 3 mila euro a ciascuno, che le due aziende hanno ritenuto di dover pagare per rinsaldare il rapporto di fiducia. Telecom e Pirelli, ma non i loro vertici, sono finite indagate in qualità di persone giuridiche in relazione al reato di corruzione ipotizzato nei confronti di Tavaroli e Iezzi, ma nello stesso tempo sono parti lese per quello di appropriazione indebita contestato agli imputati.
Infine, c'è da registrare che tra i vari patteggiamenti chiesti nei mesi scorsi c'è anche quello di Tavaroli: aveva concordato con i pm 4 anni e 6 mesi di reclusione (ai quali bisogna levare i mesi già trascorsi in carcere e tre anni di indulto) e la messa a disposizione di 70.000 euro a titolo di profitto confiscabile.
gli onestoni...
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