da goal.com
La Fiorentina non cambia, e va avanti per la propria strada. E' questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal diesse viola Corvino alla piazza, dopo che per giorni ha infuriato il dibattito innescato dalle dichiarazioni di Frey e Mutu.
I due, accostati a diverse squadre in questi giorni di mercato, hanno ribadito la propria volontà di restare in riva all'Arno, a patto, però, che i vertici societari decidano di allargare i cordoni della borsa. A costo di chiudere un occhio su salary cap.
Sollecitazione che il Corvo respinge al mittente così: «I nostri parametri non cambieranno, loro conoscevano la situazione agli ingaggi continueremo a destinare il 60% del nostro fatturato, dividendo la cifra nel modo più equilibrato possibile. Da questo punto di vista non saremmo mai al livello delle grandi».
Il modus operandi della dirigenza viola, tra l'altro, è noto da tempo a squadra e tifosi: «La situazione è chiara a tutti. Quando nello spogliatoio ho chiesto di alzare la mano a chi non era d’accordo, nessuno lo ha fatto. Finora i fuoriclasse come Mutu, Toni o lo stesso Frey hanno sposato il nostro progetto, non vedo perché non dovrebbe succedere anche in futuro».
Una strategia che finora ha trovato il pieno conforto dei risultati: «In due anni abbiamo conquistato un quarto e un terzo posto, anche questo vuol dire essere vincenti. Soprattutto se questi piazzamenti li abbiamo ottenuti avendo la meglio su squadre che fatturano il quadruplo».
Il progetto Fiorentina, insomma, proseguirà lungo i soliti binari: «Faremo investimenti mirati, senza chiedere alla nostra proprietà di spendere 200 milioni di euro come fa qualcun’altro. Non vinceremo coi soldi, lo faremo col nostro modello, con le idee, col lavoro sul campo, scommettendo sui giovani».
La Fiorentina non cambia, e va avanti per la propria strada. E' questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal diesse viola Corvino alla piazza, dopo che per giorni ha infuriato il dibattito innescato dalle dichiarazioni di Frey e Mutu.
I due, accostati a diverse squadre in questi giorni di mercato, hanno ribadito la propria volontà di restare in riva all'Arno, a patto, però, che i vertici societari decidano di allargare i cordoni della borsa. A costo di chiudere un occhio su salary cap.
Sollecitazione che il Corvo respinge al mittente così: «I nostri parametri non cambieranno, loro conoscevano la situazione agli ingaggi continueremo a destinare il 60% del nostro fatturato, dividendo la cifra nel modo più equilibrato possibile. Da questo punto di vista non saremmo mai al livello delle grandi».
Il modus operandi della dirigenza viola, tra l'altro, è noto da tempo a squadra e tifosi: «La situazione è chiara a tutti. Quando nello spogliatoio ho chiesto di alzare la mano a chi non era d’accordo, nessuno lo ha fatto. Finora i fuoriclasse come Mutu, Toni o lo stesso Frey hanno sposato il nostro progetto, non vedo perché non dovrebbe succedere anche in futuro».
Una strategia che finora ha trovato il pieno conforto dei risultati: «In due anni abbiamo conquistato un quarto e un terzo posto, anche questo vuol dire essere vincenti. Soprattutto se questi piazzamenti li abbiamo ottenuti avendo la meglio su squadre che fatturano il quadruplo».
Il progetto Fiorentina, insomma, proseguirà lungo i soliti binari: «Faremo investimenti mirati, senza chiedere alla nostra proprietà di spendere 200 milioni di euro come fa qualcun’altro. Non vinceremo coi soldi, lo faremo col nostro modello, con le idee, col lavoro sul campo, scommettendo sui giovani».
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