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il milan di arrigo la miglior squadra di club di tutti i tempi per il world soccer

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  • #16
    il miglior centrocampo della storia e' stato quello dello scudetto di zaccheroni


    coco ambrosini albertini guglielminpietro


    altro che i vostri!!! questo era un signor centrocampo

    + un uomo e' gretto + le sue affermazioni sono assolute
    Parla in modo sensato ad uno stupido e questi ti chiamerà stupido.
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    • #17
      sono daccordo sul fatto che la lazio a quel tempo aveva un centrecampo a dir poco stellare è vero lyonel impossibile negarlo

      però kins ti sei allargato i cross di beckham (col tutto che personalmente lo considero un pippone negli ultimi tempi ) non li puoi paragona a quelli di conceicao ...certo era un buon giocatore ma pls nn con dei piedi cosi dritti

      per il resto hai ragione su tutto tranne di canio
      Amet Virgo Macer lv4ex Goblin RdC KsK Cmlt X GE Kaos Seax Kaos ZoE
      Eragon pp 4kk
      Eldryn Levante Druid lv3
      Berethor of Fear Keep Paladin lv4
      SiegHart Bard lv4
      Efesto Weaponsmith lv2


      ICQ : 344 565 100

      Fondatore Del R.I.M.S. Rifate Il Macer Sgravo

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      • #18
        Io a quel tempo quando ho fatto il fanta-calcio avevo Veron-Nedved e mi prendevano minimo 6.5 a partita..Cmq la Lazio aveva un grande centrocampo.

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        • #19
          Io di quegli anni mi ricordo uno striscione romanista rivolto a Simeone :" Zago sputaje che lo 'mprofumi"

          Era uno che si faceva rispettare

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          • #20
            E' stata una splendida filastrocca: Galli, Tassotti, Maldini...e poi via tutti gli altri dalla maestosità di Franco Baresi passando per la tenacia di Ancelotti e Rijkaard, per l'esplosività di Gullit, giù fino alla classe sopraffina di Marco Van Basten. Con tutto il contributo di esperienza e di professionalità di Filippo Galli, di Costacurta, di Evani, di Donadoni, di Massaro, di Virdis, di quello zoccolo duro italiano che trova rispondenza ancora oggi, nel dna del Milan, nei Nesta e nei Pirlo, nei Gattuso e negli Ambrosini, negli Inzaghi e nei Gilardino.

            Ma restiamo al Milan incorniciato da World Soccer. Ogni milanista in cuor suo è felice che il tempo lavori, riconoscente e soprattutto giusto vista la buona fede e l'ammirazione di tanti pareri illustri, a favore di quella incredibile esperienza calcistica e umana targata 1989-90, ma non solo. Perchè non l'87? Perchè non l'88? Ogni anno è stato funzionale all'altro per realizzare quel gruppo voluto dal destino. Il Milanista aveva sofferto, aveva mangiato il pane duro della Serie B. Ma aveva resistito, era sempre andato allo stadio ad incoraggiare la sua squadra: era così che si era meritato l'arrivo di Silvio Berlusconi. E' da quel momento che scocca la scintilla.

            Il Milan, "quel Milan" che appartiene agli anni belli di tantissimi tifosi che non hanno ancora finito di godere per le imprese rossonere, non è stato solo rose e fiori. Prima di trionfare in campionato aveva dovuto passare intere settimane senza sapere se fosse poi davvero possibile rimontare lo svantaggio su un grande Napoli; prima di gioire a Barcellona in uno stadio tutto rossonero la società si era ritrovata aggrappata ad un fisioterapista da portare dalla Svizzera a Belgrado per curare il Tulipano Nero in vista del secondo match con la Stella Rossa; prima di alzare al cielo la Coppa dei Campioni a Vienna aveva ingoiato le ingiustizie del campionato '89-'90 e l'amarezza della finale di coppa Italia persa contro la Juventus a San Siro.

            Ma è stata su questa capacità di risalire la china, su questa voglia di rimontare e di ribaltare le situazioni, che Silvio Berlusconi, Adriano Galliani e Arrigo Sacchi hanno lavorato per spronare la squadra a dare sempre il meglio, a tradurre in spettacolo quella forza morale che era necessario generare per essere davvero, alla resa dei conti, alla prova finale, più forti di tutto. Quante partite perfette hanno mandato in visibilio i tifosi rossoneri in quegli anni, da Milan-Napoli 4-1 del gennaio 1988 al Napoli-Milan 2-3 del 1' maggio dello stesso anno, dalla stoica resistenza di Brema del marzo 1989 ai due capolavori in semifinale con il Real Madrid, dalla doppietta di Mannari a San Siro contro la Juventus ai tempi supplementari col Malines nel marzo 1990, dal colpo di biliardo di Evani a Tokyo contro Reneè Higuita alle delizie giapponesi dell'anno dopo di Van Basten contro i paraguaiani dell'Olimpia di Asuncion.

            Quanto Milan! E che avversari: se non bastano Maradona e Careca, ecco Cabrini e Rush, se Michel e Butragueno non soddisfano tutti i gusti ecco Schuster, ecco Preud'homme, ecco Aumann, Augenthaler, Thern, Aldair. Campioni tosti, da partite vere, uomini veri. Ma basta un dato a nobilitare "quel Milan" oggi giustamente consacrato dal sondaggio del magazine di Londra. Dopo il trionfo europeo dell'89 e del '90 nessun'altra squadra in Europa è riuscita ad aggiudicarsi per due anni di fila la Coppa dei Campioni. Nessuno, mai. Solo il Milan, il Milan comunque, ineluttabilmente il Milan. "Quella" squadra aveva dato immediatamente la sensazione ad esempio ai quotidiani francesi, l'Equipe su tutti, il giorno dopo Milan-Steaua, che il gioco più amato dagli sportivi era destinato a voltare pagina sotto i colpi e la forza d'urto di quel gruppo e di quel modo nuovo di muoversi sul campo, di interpretare la partita. Un mormorio del pubblico dopo l'altro in tutti i più grandi stadi, ed ecco che l'Europa stava imparando a conoscere qualcosa di più. Un Milan che aveva piantato in asso il luogo comune del fattore campo, che interpretava la partita non come una alternanza di pause e di scatti ma come un intreccio instancabile di qualità e di intensità, che voleva uscire dal campo dopo aver regalato un'emozione, non necessariamente la vittoria, anche allo spettatore più lontano presente allo stadio lassù al terzo anello.

            Quello che sembrava vero e acclarato prima nel nostro sport, non lo era più dopo, con i ragazzi di Arrigo e con tutto il Milan capaci di vincere sei finali internazionali su sei. E "quel Milan" non era una questione di colpi di mercato. E' nato con l'entusiasmo e con tanto, tanto lavoro. Una pianta robusta che continua a dare i suoi frutti ancora oggi. Con tutti quei campioni diventati allenatori e con i loro successori diventati ancora una volta Campioni d'Europa.





            effettivamente di quella squadra moltissimi giocatori sono diventati allenatori e alcuni anche importanti...e quasi tutti i giocatori di quel gruppo hanno giocato ben oltre i 30

            tutto merito di arrigo

            + un uomo e' gretto + le sue affermazioni sono assolute
            Parla in modo sensato ad uno stupido e questi ti chiamerà stupido.
            Accetto qualunque critica ma non accetto insulti
            3. È VIETATO scrivere messaggi senza contenuto (SPAM - solo puntini, emoticons etc..) o fuori argomento, con l'intento, volontario o involontario, di creare flame ed appesantire le discussioni.

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