Secondo quanto riferito dagli organi di stampa, i laziali avrebbero preso la briga di contarsi e, aquilotto più, aquilotto meno, si sarebbero scoperti a Roma in meno di 300.000. Ovini esclusi, crediamo.
Detta così pare poco, ma, a pensarci bene, vuol dire che tra immigrati, turisti e pendolari vari per trovare un laziale a Roma bisogna mettere insieme una trentina di persone.
Insomma ci troveremmo di fronte ai classici quattro gatti o, per maggiore attinenza con il loro totem, alle classiche quattro piume.
Altro che seconda squadra della Capitale.
E poi la minoranza, si sa, fa audience.
Presto il palinsesto si riempirà, complice anche il vuoto estivo, di trasmissioni dedicate ai cugini.
Già immaginiamo i titoli.
“Alle falde dei Monti Simbruini” alla ricerca del laziale perduto, condotto da Licia Colò e accompagnato dal solito quiz: indovina la lingua, con telefonate a raffica per tradurre il significato dell’ultimo coro laziale.
“Cambio cugino”, terrificante reality show in cui un romanista o una romanista a sorte verranno obbligati a convivere un mese con un laziale o una laziale cercando di adattarsi alle diverse abitudini di vita.
E credete che questa notizia non solletichi i sentimenti più reconditi del nostro onnipresente Sindaco?
Accensioni del Colosseo a ogni abbonamento in Curva Nord, per testimoniare la vicinanza della cittadinanza all’eroico manipolo di seguaci che ha preferito conservare i suoi riti tribali invece di consegnarsi al conformismo della maggioranza.
Campagne come “cancelliamo il debito” per sollecitare l’iniqua abolizione del ventennale debito con il fisco e consentire la dignitosa sopravvivenza della minoranza laziale.
L’agognato Stadio delle aquile, che l’immaginifico patron della Lazio minaccia da anni di erigere, sarà costruito a spese della collettività con i fondi delle aree naturali protette. Scolaresche intere saranno costrette a farvi visita per acquisire testimonianza diretta di uno stile di vita rurale ormai perduto dall’incalzare della civiltà.
L’opposizione, per non essere da meno, si ribellerà all’insufficienza dei fondi stanziati e, a sua volta, proporrà progetti ancora più ambiziosi, come l’abolizione vitalizia della retrocessione della lazie per preservare il folcloristico derby della Capitale o l’istituzione di quote bianco-celesti, in sostituzione delle inutili quote rosa, nei Municipi e nelle Istituzioni in generale, per bilanciare la straripante maggioranza romanista.
Col tempo la minoranza potrebbe addirittura dare l’impressione di crescere, vista la tendenza tutta italiota a simulare qualsiasi status pur di ottenere, come i finti posteggi riservati, una prebenda o un sussidio.
I soggetti maggiormente a rischio saranno, ovviamente, gli interisti, abituati già a casa loro al mimetismo. Per svelare la vera fede di questi ultimi basterà, però, fare loro la domanda: quale squadra il 5 maggio 2002 ha perso lo scudetto all’ultima giornata? e il loro volto disperato ne tradirà immancabilmente la vera fede calcistica.
Ma saranno tutti pannicelli caldi, ne siamo certi.
Come tutte le estinzioni che si rispettino, quella del laziale sarà misteriosa, ma inevitabile.
E in un futuro neppure troppo lontano, un piccolo cucciolo di romanista, sedendosi in Curva Nord con suo bel bandierone giallorosso, chiederà al suo papà: a pà, ma è vero che una vorta qui ce stavano i laziali? e il padre immemore risponderà alla tenera creatura: si dici ancora na scempiaggine der genere nun te compro più i pop corn! e tutto finirà lì.
In quello stesso luogo, nascoste in un angolo, dimenticate da tutti, resteranno, nell’indifferenza generale, solo quattro piume.
Detta così pare poco, ma, a pensarci bene, vuol dire che tra immigrati, turisti e pendolari vari per trovare un laziale a Roma bisogna mettere insieme una trentina di persone.
Insomma ci troveremmo di fronte ai classici quattro gatti o, per maggiore attinenza con il loro totem, alle classiche quattro piume.
Altro che seconda squadra della Capitale.
E poi la minoranza, si sa, fa audience.
Presto il palinsesto si riempirà, complice anche il vuoto estivo, di trasmissioni dedicate ai cugini.
Già immaginiamo i titoli.
“Alle falde dei Monti Simbruini” alla ricerca del laziale perduto, condotto da Licia Colò e accompagnato dal solito quiz: indovina la lingua, con telefonate a raffica per tradurre il significato dell’ultimo coro laziale.
“Cambio cugino”, terrificante reality show in cui un romanista o una romanista a sorte verranno obbligati a convivere un mese con un laziale o una laziale cercando di adattarsi alle diverse abitudini di vita.
E credete che questa notizia non solletichi i sentimenti più reconditi del nostro onnipresente Sindaco?
Accensioni del Colosseo a ogni abbonamento in Curva Nord, per testimoniare la vicinanza della cittadinanza all’eroico manipolo di seguaci che ha preferito conservare i suoi riti tribali invece di consegnarsi al conformismo della maggioranza.
Campagne come “cancelliamo il debito” per sollecitare l’iniqua abolizione del ventennale debito con il fisco e consentire la dignitosa sopravvivenza della minoranza laziale.
L’agognato Stadio delle aquile, che l’immaginifico patron della Lazio minaccia da anni di erigere, sarà costruito a spese della collettività con i fondi delle aree naturali protette. Scolaresche intere saranno costrette a farvi visita per acquisire testimonianza diretta di uno stile di vita rurale ormai perduto dall’incalzare della civiltà.
L’opposizione, per non essere da meno, si ribellerà all’insufficienza dei fondi stanziati e, a sua volta, proporrà progetti ancora più ambiziosi, come l’abolizione vitalizia della retrocessione della lazie per preservare il folcloristico derby della Capitale o l’istituzione di quote bianco-celesti, in sostituzione delle inutili quote rosa, nei Municipi e nelle Istituzioni in generale, per bilanciare la straripante maggioranza romanista.
Col tempo la minoranza potrebbe addirittura dare l’impressione di crescere, vista la tendenza tutta italiota a simulare qualsiasi status pur di ottenere, come i finti posteggi riservati, una prebenda o un sussidio.
I soggetti maggiormente a rischio saranno, ovviamente, gli interisti, abituati già a casa loro al mimetismo. Per svelare la vera fede di questi ultimi basterà, però, fare loro la domanda: quale squadra il 5 maggio 2002 ha perso lo scudetto all’ultima giornata? e il loro volto disperato ne tradirà immancabilmente la vera fede calcistica.
Ma saranno tutti pannicelli caldi, ne siamo certi.
Come tutte le estinzioni che si rispettino, quella del laziale sarà misteriosa, ma inevitabile.
E in un futuro neppure troppo lontano, un piccolo cucciolo di romanista, sedendosi in Curva Nord con suo bel bandierone giallorosso, chiederà al suo papà: a pà, ma è vero che una vorta qui ce stavano i laziali? e il padre immemore risponderà alla tenera creatura: si dici ancora na scempiaggine der genere nun te compro più i pop corn! e tutto finirà lì.
In quello stesso luogo, nascoste in un angolo, dimenticate da tutti, resteranno, nell’indifferenza generale, solo quattro piume.
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