E per rispondere a chi diceva che aveva confessato, cosa asolutamente falsa, questo è l'articolo:
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» 2007-04-14 10:00
IL MINORENNE INDAGATO PER MORTE RACITI: NON SONO UN ASSASSINO
CATANIA - "Sono uno stupido ma non un assassino" e uscito di prigione "tornerò allo stadio e mi comporterò bene". Ribadisce così la propria "totale innocenza" il diciassettenne indagato per la morte dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, ferito mortalmente il 2 febbraio scorso in uno scontro allo stadio Massimino durante Catania-Palermo. Il giovane indagato, in un'intervista rilasciata dal carcere minorile di Catania dove è detenuto a 'La Gazzetta dello sport', conferma di essere stato presente al derby: "ero in curva Nord - dice - e con altri ragazzi ho fatto delle sciocchezze". Ribadisce di "avere lanciato" il sottolavello in lamiera per "uscire e raggiungere i tifosi del Palermo" ma sostiene che "dall'altra parte della porta d'ingresso della curva non c'era nessuno".
"Non ho ammesso nulla - ribadisce il diciassettenne - perché non posso ammettere una cosa che non ho fatto". Per questo spiega di non avere messaggi da recapitare alla vedova Raciti: "sono addolorato - ripete - ma io ve lo giuro non c'entro....". Ai magistrati manda a dire di "fare il loro dovere ma è giusto - aggiunge - che cerchino la verità". Le giornate nel carcere di Bicocca le passa "andando a scuola, pulendo la cella, guardando la tv e cucinando" ma anche "leggendo libri come 'I ragazzi della via Pal'" e le lettere, "almeno sei al giorno" che gli arrivano in prigione, "soprattutto da parte di ragazze".
Tanta solidarietà per chi viene accusato illegalmente, tanta solidarietà come le tante lettere che gli arrivavano in carcere da parte di tutti.
E come i poliziotti, sono tante anche le vittime di cantieri. Basta fare morti di serie A e morti di serie B, e accusare poi gente innocente.
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IL MINORENNE INDAGATO PER MORTE RACITI: NON SONO UN ASSASSINO
CATANIA - "Sono uno stupido ma non un assassino" e uscito di prigione "tornerò allo stadio e mi comporterò bene". Ribadisce così la propria "totale innocenza" il diciassettenne indagato per la morte dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, ferito mortalmente il 2 febbraio scorso in uno scontro allo stadio Massimino durante Catania-Palermo. Il giovane indagato, in un'intervista rilasciata dal carcere minorile di Catania dove è detenuto a 'La Gazzetta dello sport', conferma di essere stato presente al derby: "ero in curva Nord - dice - e con altri ragazzi ho fatto delle sciocchezze". Ribadisce di "avere lanciato" il sottolavello in lamiera per "uscire e raggiungere i tifosi del Palermo" ma sostiene che "dall'altra parte della porta d'ingresso della curva non c'era nessuno".
"Non ho ammesso nulla - ribadisce il diciassettenne - perché non posso ammettere una cosa che non ho fatto". Per questo spiega di non avere messaggi da recapitare alla vedova Raciti: "sono addolorato - ripete - ma io ve lo giuro non c'entro....". Ai magistrati manda a dire di "fare il loro dovere ma è giusto - aggiunge - che cerchino la verità". Le giornate nel carcere di Bicocca le passa "andando a scuola, pulendo la cella, guardando la tv e cucinando" ma anche "leggendo libri come 'I ragazzi della via Pal'" e le lettere, "almeno sei al giorno" che gli arrivano in prigione, "soprattutto da parte di ragazze".
Tanta solidarietà per chi viene accusato illegalmente, tanta solidarietà come le tante lettere che gli arrivavano in carcere da parte di tutti.
E come i poliziotti, sono tante anche le vittime di cantieri. Basta fare morti di serie A e morti di serie B, e accusare poi gente innocente.
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