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Addio Puskas

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  • Addio Puskas

    Ferenc Puskas, considerato uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi e una leggenda del calcio ungherese, è morto questa mattina in un ospedale di Budapest. L'ex campione aveva 79 anni ed era ammalato da tempo. Puskas fu l'ispiratore del "calcio danubiano" che nei primi anni '50 dominò la scena internazionale. Nel 1953 portò la nazionale ungherese all'impresa di umiliare a Wembley la squadra inglese e l'anno successivo a sfiorare la vittoria ai Mondiali in Svizzera. Successivamente giocò nel Real Madrid e nella nazionale spagnola.

    Addio Puskas

    Fonte: http://www.rtsi.ch/informazione/welc...=0&idContext=1
    http://ilrestodelcarlino.quotidiano....3:/2006/11/17:

  • #2
    Un altro grande se ne va. Ciao Ferenc.
    firma irregolare - gwineth

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    • #3
      Addio grandissimo Puskas

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      • #4
        un'altro nome consegnato alla storia del calcio

        grazie a mbare evilrox per la firma

        vulcanello!

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        • #5
          da quello che ho visto nei filmati e dalle interviste questo aveva un tiro preciso e potente...secondo me e' tra i primi 5 europei di tutti i tempi!!!


          ciao campione

          + un uomo e' gretto + le sue affermazioni sono assolute
          Parla in modo sensato ad uno stupido e questi ti chiamerà stupido.
          Accetto qualunque critica ma non accetto insulti
          3. È VIETATO scrivere messaggi senza contenuto (SPAM - solo puntini, emoticons etc..) o fuori argomento, con l'intento, volontario o involontario, di creare flame ed appesantire le discussioni.

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          • #6
            Originariamente inviato da Hamish
            da quello che ho visto nei filmati e dalle interviste questo aveva un tiro preciso e potente...secondo me e' tra i primi 5 europei di tutti i tempi!!!


            ciao campione
            Ho visto molti dei suoi goals...Figurati che piazzava un paio di palloni fuori dall'area di rigore,poi tirava e colpiva di seguito l'incrocio dei pali..Da paura
            E' stato l'unico giocatore ad aver segnato 4goals in una finale di coppa campioni.
            Una vera Leggenda del calcio.

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            • #7
              Era un grande
              Tua madre ce l'ha molto con me
              perchè sono sposato e in più canto
              però canto bene e non so se tua madre
              sia altrettanto capace a vergognarsi di me

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              • #8
                Ciao campione
                Maelstrom

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                • #9
                  è morto? caxxo... ero rimasto a ieri ke era in ospedale... mi dispiace tanto, è stato un grandissimo


                  Io sono Tony, Chef Tony, Malanova etc etc..

                  Presidentedell'I.B.A.L.F.C.[IoBestemmioALoopFansClub]
                  Originally posted by Sergio di Rio
                  e' la prima volta che t sento dire un sinonimo di suino non legato al nome di qualche divinita'

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                  • #10
                    512 gol in 528 partite, 4 in una sola finale di Coppa Campioni, i successi e l'esilio: la vita inimitabile di Ferenc Puskas.


                    Ferenc Puskás Biro si è spento a Budapest, la mattina di un freddo venerdì 17, in una clinica che era diventata da sei anni la sua casa. L’arteriosclerosi lo ha consumato lentamente, e alla fine lo ha costretto a piegarsi alle leggi di noi mortali. “L’artigliere” è stato un mito ineguagliabile dello sport ungherese e mondiale. Per una volta il riconoscimento è unanime: infatti non stiamo parlando solo del calciatore, ma anche dell’uomo, del soldato, dell’ esule e dello “spirito olimpico”. E’ stato votato tra i quattro più grandi calciatori di tutti i tempi, ma nella sua epoca non fu secondo a nessuno. Quel destro così normale lo ha un po’ tradito, lui che nella classifica dei mancini di sempre avrebbe potuto imparare solo da Diego, che tra l’altro doveva ancora venire al mondo. Vinse le olimpiadi del ‘52, sbancò Wembley, demolendo il falso mito del calcio inglese, illuse l’Ungheria segnando in finale di coppa del mondo con la Germania, scrisse a quattro mani con Di Stefano la saga immortale del Real Madrid e chiuse la carriera addirittura a 39 anni. Dalle pianure magiare al Santiago Bernabeu, da Helsinki a Londra, dal Sud America all’Australia, dal Manzanarre al Reno. E’ stato il grande zingaro del calcio, un cuore impavido, un eroe della patria. Eppure sembrava uno qualsiasi: non era alto, aveva un fisico tozzo, tendeva a ingrassare. Nei piedi però aveva la dinamite.


                    La sua storia inizia come quella di tutti i giovani talenti: con il debutto nella prima squadra del suo quartiere, il Kispest, a soli 16 anni. Figlio d’arte, dopo due anni si è già imposto all’attenzione del tecnico della nazionale ungherese, Gallowich Tibor, che lo fa debuttare nel 1945 contro l’Austria nella prima partita dopo la fine della seconda guerra mondiale: in quella gara segnò il primo dei suoi 83 gol in nazionale (su 84 presenze). In quegli anni difficili Ferenc prende i gradi nell’esercito, avanzando nella carriera militare e meritandosi il soprannome di “Maggiore a cavallo”. Nel 1949 il Kispest cambia nome, e diventa l’Honvéd (che significa “salvatore della patria”): nella rappresentativa dell’esercito ungherese Puskás giunge a definitiva maturazione a fianco di compagni del calibro di Sandor Kocsis e Laszlo Kubala: vince 5 titoli nazionali (nel ’50, nel ’52, e dal ’54 al ’56). Ma è in nazionale che si prende le più grandi soddisfazioni. Sotto la guida di Sebes Gusztáv nasce una delle squadre più forti di tutti i tempi, entrata nella storia e rimasta imbattuta per 43 partite. Con Hidegkuti, Czibor e Bozsik costituì un attacco stellare, e il 2 agosto del ’52 capitanò i suoi fino alla vittoria del titolo olimpico, segnando il primo gol della finale vinta 2-0 con la Jugoslavia. Nasce la leggenda dei “Magici Magiari”, che in quel torneo si sono imposti nell’ordine alla Romania (2-1), all’Italia (3-0), alla Turchia (7-1) e alla Svezia (6-0). L’esplosione di Puskás attende solo la consacrazione, che arriva il 25 novembre del 1953, in uno stadio Wembley pieno fino all’inverosimile. L’Ungheria annichilisce l’Inghilterra con un mitico 6-3, in quella che viene ribattezzata “la Partita del Secolo”. Con una doppietta a metà del primo tempo Puskás porta i suoi sul momentaneo 4-1, Boszik e Hidegkuti (con una tripletta) completano l’opera. Nella gara di ritorno, del 23 maggio del 1954, fa ancora meglio: vince 7-1 davanti a una folla impazzita, ed infligge ai Leoni la sconfitta più pesante della loro storia. Lui e Kocsis realizzano una doppietta a testa, Lantos, Hidegkuti e Toth si accaniscono sull’avversario. Un evento che agisce da spartiacque nella storia del calcio: finisce l’epoca del sistema MW, del libero e del kick and run, brevettati nel ’25 dall’Arsenal di Henry Chapman. Nascono i concetti di gioco a zona e di pressing, nasce il cosiddetto “carpet football”, basato sulla velocità e sul possesso di palla. La lezione è di quelle memorabili.

                    La sconfitta nella finale di coppa del mondo disputatasi in Svizzera nello stesso anno (3-2 contro la Germania, a Berna), non impedisce a Puskás di entrare nella storia. Con un gol di rapina al 6’ minuto, il “mancino d’oro” illude i suoi che si tratterà di una scampagnata. Czibor all’8’ firma il raddoppio ma i teutonici con una prestazione coriacea si vendicano dell’umiliante 3-8 del girone di qualificazione grazie alla tenacia di Morlock e di Helmut Rahn, match-winner con una doppietta. La delusione è cocente, i quattro gol messi a segno nel torneo (condizionato da un infortunio alla caviglia proprio nella prima gara con la Germania, e che lo costrinse a stare fuori fino alla finale) non sono una consolazione sufficiente. Si tratta della débacle più clamorosa: finisce l’invincibilità dei “Magiari Magici”, pur capaci di battere 4-2 sia il Brasile che l’Uruguay campione del mondo in carica.

                    Nel 1956, a 29 anni, l’evento decisivo. Puskás è in trasferta a Bilbao con l’Honvéd quando scoppia la rivoluzione ungherese, le truppe sovietiche invadono Budapest, molti campioni magiari chiedono asilo politico alla Spagna. Dopo un paio d’anni trascorsi in Austria, da esule, l’ex allenatore Emil Oestreicher lo porta finalmente al Real Madrid. Comincia una nuova era di successi in terra spagnola, praticamente una seconda giovinezza. Con le merengues vince tutto quello che c’è da vincere. I tifosi lo chiamano “el Cañoncito Pum”, fioccano subito le reti e i titoli. Per un infortunio è costretto a saltare la finale del ’59, vinta per 2-0 contro il Reims. Il 18 maggio 1960 entra nella leggenda: con quattro reti (al 45’, 56’, 59’ e 70’) nella finale vinta 7-3 (con tripletta di Di Stefano) contro l’Eintracht Francoforte è il più grande realizzatore di tutti i tempi in una finale della massima competizione per club. Il tutto davanti ai 130mila spettatori dell’Hampden Park di Glasgow, nella finale con maggiore affluenza della storia di questo torneo. E’ l’apice di un ciclo di successi irripetibile: cinque titoli in altrettante edizioni della Coppa. Ma gli anni che seguono, sotto la guida di Muñoz, non sono meno straordinari: cinque vittorie consecutive nella liga, dal ’60-’61 al ’64-’65; nel ’60 la vittoria della prima edizione della Coppa Intercontinentale, con un 5-1 al Peñarol davanti al pubblico del Bernabeu (per Puskás una doppietta nei primi 9 minuti); una Coppa del Re nel ’62. Con 324 gol in 372 partite diventa un esempio ineguagliabile di classe e longevità. Nel 1962 gioca i mondiali in Cile con la casacca delle Furie Rosse. Diventa “pichichi” per ben 4 volte: nel ’60 (26 gol), nel ’61 (27 gol), nel ’63 (26 gol) e nel ’64 (20 gol). Smette di giocare solo nel ’66, dopo aver vinto una terza Coppa dei Campioni (2-1 al Partizan di Belgrado).

                    Da allenatore ottiene risultati sorprendenti: nel ’71 conduce il Panathinaikos alla finale di Coppa dei Campioni, persa per 2-0 contro l’Ajax di Rinus Michels. Allena per cinque anni l’AEK Atene, quindi l’Arabia Saudita, il Colo Colo, Il Sol de America, il Cerro Porteño e il South Melobourne: lo zingaro ha il lavoro adatto per girare il mondo. Nel 1993 sceglie di fermarsi, e riesce a tornare da eroe nella sua Ungheria: ormai ha 66 anni, ma gli vengono riconosciuti i galloni di tenente dell’esercito. L’ultimo grande riconoscimento: nel 1997, a Monaco, gli viene conferito il titolo di “Miglior Cannoniere del XXsecolo”: 512 reti in 528 partite parlano da sole. Sposato da più di 50 anni con la moglie Erszébet lascia due figli. Era una leggenda vivente. Ora è una stella che sorride dal firmamento.

                    + un uomo e' gretto + le sue affermazioni sono assolute
                    Parla in modo sensato ad uno stupido e questi ti chiamerà stupido.
                    Accetto qualunque critica ma non accetto insulti
                    3. È VIETATO scrivere messaggi senza contenuto (SPAM - solo puntini, emoticons etc..) o fuori argomento, con l'intento, volontario o involontario, di creare flame ed appesantire le discussioni.

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                    • #11
                      Originariamente inviato da Hamish
                      512 gol in 528 partite














                      Maelstrom

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                      • #12
                        Originariamente inviato da Introvabile













                        Cmq nei dvd della gazzetta dello sport quando era uscita la raccolta dei + grandi campioni della storia del calcio se non ricordo bene si parlava addirittura di 1500 goals circa..Non vorrei sbagliare,se qualcuno ha questi dvd o sa qualcosa a riguardo mi faccia sapere please

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