Una Facchetti per il nuovo calcio
Barbara, figlia di Giacinto, alla Fifa
Barbara Facchetti, la figlia del compianto Giacinto, sta per entrare nell'organigramma della Fifa, come organizzatrice dei maggiori eventi dell'organo di governo del calcio. In un'intervista ad 'Avvenire', l'erede dell'ex presidente nerazzurro si racconta e ricorda il padre e la sua lezione d'onestà. "Un futuro all'Inter? Mio papà diceva sempre che lì di Facchetti ne bastava uno ed è vero, il suo esempio è inarrivabile".
Ha trentotto anni e grinta da vendere. L'ha presa dal padre, Giacinto Magno da Treviglio, puro di cuore e nerazzurro nell'anima. Barbara ha vissuto un'estate difficile, a fianco di un gigante buono minato da un male vigliacco che l'ha strappato ai suoi occhi, troppo presto e troppo in fretta. Ora, a pochi mesi da quel pomeriggio, soleggiato ma grigio allo stesso tempo, in cui Giacinto se n'è andato, sua figlia è pronta a raccoglierne l'eredità di grande uomo di sport. Non all'Inter, però, ma alla Fifa, dove lavorerà all'organizzazione degli eventi più importanti del principale organo di governo del pallone mondiale. Non all'Inter, perché papà, teneramente, lo sconsigliava. Perché negli uffici di via Durini, nelle stanze di Appiano e in qualunque posto che odori di Beneamata, Facchetti è un nome ingombrante, al contrario dell'uomo gentile e disponibile che lo portava. "Papà diceva sempre che bastava un Facchetti nell'Inter e credo che avesse ragione - dice la nuova lady del pallone -. La sua immagine resterà unica e insostituibile".
Nell'intervista rilasciata al quotidiano "Avvenire", Barbara parla della sua nuova vita, con un occhio al passato e a quell'esempio di vita che non può e non vuole dimenticare. "Nel nuovo incarico spero di proseguire la lezione di onestà di papà. Magari ai vertici della Fifa ancora le donne non figurano, però sono molte quelle che ci lavorano e anche nei club si cominciano a vedere segnali positivi sul versante delle quote rosa". Poi, si lascia andare ancora a qualche ricordo e racconta come è cominciata la sua carriera nel mondo del calcio e dell'organizzazione eventi. "Ho cominciato da ragazzina - spiega -, lavorando per la Coca-Cola ai Mondiali di Italia '90, poi mi sono occupata dell'ospitalità nelle gare di coppa Uefa dell'Inter. Me lo aveva chiesto Massimo Moratti: lui e Milly per noi rappresentano una seconda famiglia e lo stesso discorso naturalmente vale per l'Inter".
La chiacchierata prosegue, tra propositi per il futuro e ruzzoloni piacevoli e gioiosi nel passato. Con il sorriso pacato, quello che mostrava sempre Giacinto, anche a chi lo avvicinava senza avere ancora un nome e una posizione. Come faceva nel tunnel di San Siro con i giovani aspiranti giornalisti, trattati alla pari dei big della professione, anzi con un occhio di riguardo e una dolcezza commovente. Barbara racconta di avere una sorta di fratello adottivo, uno che con la Fifa, almeno ultimamente, non si può dire abbia un rapporto privilegiato. "Papà stimava tanto Materazzi, sia come calciatore che come uomo. Non dimenticherò mai che il giorno dopo la conquista della coppa Italia, era andato a trovarlo in ospedale a mostrargliela orgoglioso come un figlio va dal padre. Marco è la fortuna dell'Inter e inevitabilmente un bersaglio per squadre e tifoserie avversarie. Lo stesso accade anche a Gattuso: sono giocatori che quando entrano in campo si trasformano e a volte diventano un po' duri, ma nella vita sono ragazzi e papà adorabili".
Poi, in chiusura, torna a parlare di Inter, un amore vero e gran parte della vita di suo padre. "Quello che portiamo sulla maglie, è uno scudetto riparatorio, quello sul campo speriamo di vincerlo già quest'anno. Calciopoli è stata una brutta pagina, ma è un fenomeno diffuso, anche la Germania ha avuto i suoi scandali. Questa stagione può essere l'occasione per ricominciare da zero. Magari puntando su personaggi positivi come Kakà, un calciatore e un giovane meraviglioso, l'unico che porterei via al Milan". Il calcio visto con gli occhi di chi ha vissuto una storia importante, di chi ha conosciuto e amato la faccia pulita di questo mondo. "Fino alla fine mio padre ci ha ripetuto: il segreto di ogni successo sta nella forza della propria convinzione - ricorda Barbara -. E' una delle tante verità che porterò sempre dentro di me". Nel calcio c'è tanta voglia e un disperato bisogno di Facchetti: buon lavoro Barbara.
http://www.tgcom.mediaset.it/sport/a...lo335170.shtml
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speriamo bene rapresenti l'italia alla fifa o.o
anche se conterà quanto il 2 di picche
Barbara, figlia di Giacinto, alla Fifa
Barbara Facchetti, la figlia del compianto Giacinto, sta per entrare nell'organigramma della Fifa, come organizzatrice dei maggiori eventi dell'organo di governo del calcio. In un'intervista ad 'Avvenire', l'erede dell'ex presidente nerazzurro si racconta e ricorda il padre e la sua lezione d'onestà. "Un futuro all'Inter? Mio papà diceva sempre che lì di Facchetti ne bastava uno ed è vero, il suo esempio è inarrivabile".
Ha trentotto anni e grinta da vendere. L'ha presa dal padre, Giacinto Magno da Treviglio, puro di cuore e nerazzurro nell'anima. Barbara ha vissuto un'estate difficile, a fianco di un gigante buono minato da un male vigliacco che l'ha strappato ai suoi occhi, troppo presto e troppo in fretta. Ora, a pochi mesi da quel pomeriggio, soleggiato ma grigio allo stesso tempo, in cui Giacinto se n'è andato, sua figlia è pronta a raccoglierne l'eredità di grande uomo di sport. Non all'Inter, però, ma alla Fifa, dove lavorerà all'organizzazione degli eventi più importanti del principale organo di governo del pallone mondiale. Non all'Inter, perché papà, teneramente, lo sconsigliava. Perché negli uffici di via Durini, nelle stanze di Appiano e in qualunque posto che odori di Beneamata, Facchetti è un nome ingombrante, al contrario dell'uomo gentile e disponibile che lo portava. "Papà diceva sempre che bastava un Facchetti nell'Inter e credo che avesse ragione - dice la nuova lady del pallone -. La sua immagine resterà unica e insostituibile".
Nell'intervista rilasciata al quotidiano "Avvenire", Barbara parla della sua nuova vita, con un occhio al passato e a quell'esempio di vita che non può e non vuole dimenticare. "Nel nuovo incarico spero di proseguire la lezione di onestà di papà. Magari ai vertici della Fifa ancora le donne non figurano, però sono molte quelle che ci lavorano e anche nei club si cominciano a vedere segnali positivi sul versante delle quote rosa". Poi, si lascia andare ancora a qualche ricordo e racconta come è cominciata la sua carriera nel mondo del calcio e dell'organizzazione eventi. "Ho cominciato da ragazzina - spiega -, lavorando per la Coca-Cola ai Mondiali di Italia '90, poi mi sono occupata dell'ospitalità nelle gare di coppa Uefa dell'Inter. Me lo aveva chiesto Massimo Moratti: lui e Milly per noi rappresentano una seconda famiglia e lo stesso discorso naturalmente vale per l'Inter".
La chiacchierata prosegue, tra propositi per il futuro e ruzzoloni piacevoli e gioiosi nel passato. Con il sorriso pacato, quello che mostrava sempre Giacinto, anche a chi lo avvicinava senza avere ancora un nome e una posizione. Come faceva nel tunnel di San Siro con i giovani aspiranti giornalisti, trattati alla pari dei big della professione, anzi con un occhio di riguardo e una dolcezza commovente. Barbara racconta di avere una sorta di fratello adottivo, uno che con la Fifa, almeno ultimamente, non si può dire abbia un rapporto privilegiato. "Papà stimava tanto Materazzi, sia come calciatore che come uomo. Non dimenticherò mai che il giorno dopo la conquista della coppa Italia, era andato a trovarlo in ospedale a mostrargliela orgoglioso come un figlio va dal padre. Marco è la fortuna dell'Inter e inevitabilmente un bersaglio per squadre e tifoserie avversarie. Lo stesso accade anche a Gattuso: sono giocatori che quando entrano in campo si trasformano e a volte diventano un po' duri, ma nella vita sono ragazzi e papà adorabili".
Poi, in chiusura, torna a parlare di Inter, un amore vero e gran parte della vita di suo padre. "Quello che portiamo sulla maglie, è uno scudetto riparatorio, quello sul campo speriamo di vincerlo già quest'anno. Calciopoli è stata una brutta pagina, ma è un fenomeno diffuso, anche la Germania ha avuto i suoi scandali. Questa stagione può essere l'occasione per ricominciare da zero. Magari puntando su personaggi positivi come Kakà, un calciatore e un giovane meraviglioso, l'unico che porterei via al Milan". Il calcio visto con gli occhi di chi ha vissuto una storia importante, di chi ha conosciuto e amato la faccia pulita di questo mondo. "Fino alla fine mio padre ci ha ripetuto: il segreto di ogni successo sta nella forza della propria convinzione - ricorda Barbara -. E' una delle tante verità che porterò sempre dentro di me". Nel calcio c'è tanta voglia e un disperato bisogno di Facchetti: buon lavoro Barbara.
http://www.tgcom.mediaset.it/sport/a...lo335170.shtml
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speriamo bene rapresenti l'italia alla fifa o.o
anche se conterà quanto il 2 di picche
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