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L'imbarazzo del novizio
di Paolo Ziliani
> 4/10/2006
Ora che Moratti ha risposto alle domande del capo dell’Ufficio Indagini, Saverio Borrelli, e in attesa di vedere quali saranno le prossime mosse dell’ex giudice di Mani Pulite, una riflessione sull’ultimo sussulto dello scandalo di Calciopoli s’impone. Anche perché l’incontro Borrelli-Moratti era stato preceduto, lunedì, da una dichiarazione di Luca Pancalli che era tutta un programma: “L’imbarazzo sull’Inter c’è”, aveva detto il neo commissario Figc.
SORPRESA. Con tutto il rispetto per Pancalli: se il successore di Guido Rossi si sente in dovere di provare imbarazzo su Moratti (e sull’Inter), quale sentimento dovrebbe provare a proposito degli uomini che popolavano, e popolano tuttora, il Palazzo del calcio? Ammesso e non concesso che Moratti abbia davvero fatto pedinare, e intercettare, De Santis, e che abbia nutrito atroci sospetti sulla genuinità delle vittorie della Juventus, sarebbe paragonabile, questa sua colpa, a quelle degli uomini della Cupola? Oddìo, forse sarà il caso di ricordare a tutti alcune cose. Successe l’altro ieri, non nel Paleolitico.
STRUZZO. Il capo dell’Ufficio Inchieste della Figc, l’indimenticabile generale Italo Pappa, riuscì nell’impresa di tenere nascosto per 7 mesi il dossier-intercettazioni che la Procura di Torino aveva inviato in Federazione. Se il dossier non fosse stato mandato per conoscenza all’Uefa (dove Pairetto svolgeva il ruolo di vice-designatore) e se l’Uefa non avesse provveduto seduta stante a silurare Pairetto e a chiedere alla Figc di prendere a sua volta i provvedimenti del caso, in Italia lo scandalo di Calciopoli non sarebbe mai esploso.
GHIRO. Il presidente della Figc, Franco Carraro, fu il primo a prendere visione del dossier-intercettazioni: fu lui, naturalmente, a passare il dossier, per competenza, all’Ufficio Indagini. Ebbene: per 7 mesi il generale Pappa restò a dormire e per 7 mesi il presidente Carraro fece altrettanto. C’era qualcosa che non andava, nel calcio italiano? Boh! Chissà! Forse...
IL GATTO E LA VOLPE. I due designatori arbitrali, Bergamo e Pairetto, avevano alcune strambe, curiose abitudini. A) Compilavano le griglie arbitrali al telefono con Moggi, a volte sotto dettatura; B) S’incontravano nascostamente con Moggi e Giraudo ora a casa di Bergamo, ora a casa di Pairetto, ora a casa dello stesso Giraudo; C) Comunicavano telefonicamente con Moggi su utenze straniere (non intercettabili) con telefonini e schede regalate loro dal dirigente juventino; D) Altre ed eventuali.
BURATTINI. L’asservimento del mondo arbitrale era così totale che Moggi e Giraudo potevano permettersi il lusso d’insolentire l’arbitro (Paparesta) e chiuderlo a chiave negli spogliatoi – dopo una sconfitta della Juventus – sicuri di non correre alcun pericolo. Il commissario arbitrale (Ingargiola) presente alla sceneggiata non avrebbe visto niente; e il presidente dell’Aia (Lanese), informato dei fatti, si sarebbe limitato a dire: “Mi raccomando, acqua in bocca!”, non dopo aver chiesto a Luciano Moggi due maglie della Juve autografate per i suoi figli.
LOGGIA. Come scrisse “la Repubblica”, a firma Luca Fazzo, il giorno 11 maggio - articolo mai smentito e per il quale non si hanno notizie di querele - l’arbitro Nucini si presentò un giorno all’Inter e raccontò a Facchetti che l’arbitro De Santis e il direttore sportivo Fabiani (delfino di Moggi), ex Genoa, ex Messina, reclutavano a Roma arbitri e guardalinee “fedeli” alla causa moggiana. Proposta fatta anche a lui, iniziazione in un albergo romano con consegna – come a tutti gli affiliati – di una scheda Gsm utile per le cosiddette “comunicazioni interne”. Nucini, sbadato, aveva poi commesso l’errore di fischiare un rigore contro i bianconeri in uno Juventus-Bologna 1-0 (rigore sbagliato da Cruz) e da quel giorno era caduto in disgrazia. Facchetti consigliò a Nucini di andare a dire tutto in Tribunale: Nucini ci andò ma una volta davanti al giudice Boccassini ebbe paura. E non disse niente.
PROFESSORE. Ce ne sarebbero mille, volendo, di cose da dire a proposito degli uomini (e delle cose) del Palazzo del Pallone: non ultima, il Commissario Guido Rossi che sbarca nel pianeta-pallone al grido “Rifondazione!” e sul più bello saluta tutti perché la Telecom l’ha cercato, e insomma signori, voi mi capite, ubi maior... Ci sarebbero tante cose da dire su quella bolgia infernale che era (ed è) il mondo del calcio, ma guarda un po' la prima frase che esce dalla bocca di Luca Pancalli – neo commissario Figc – è: “L’imbarazzo sull’Inter c’è”!
ISTRUZIONI. Alcune domande, commissario Pancalli. Che cosa doveva fare, di grazia, Massimo Moratti: preparare un dossier e spedirlo all’attenzione del presidente Carraro? Nella speranza che il presidente Carraro lo girasse, per competenza, al generale Pappa? Nella speranza che Bergamo e Pairetto proponessero anche a lui e a Facchetti di entrare a far parte – assieme ai soci fondatori Moggi e Giraudo - del fantastico club “Compagni di merende”? Nella speranza che la combriccola di De Santis non diventasse, nel frattempo, esercito? E che gli arbitri chiusi a chiave negli spogliatoi non venissero magari picchiati e frustati a sangue?
DUBBIO. In attesa che la Giustizia Sportiva faccia piena luce sul caso e prenda i provvedimenti del caso (se riterrà, severissimi contro Moratti e l’Inter) al commissario Pancalli ci limitiamo a chiedere: l’imbarazzo non è forse il caso di riservarlo per le malefatte dei malfattori veri, quelli con la M maiuscola?
http://www.indiscreto.it/indiscreto....9?OpenDocument
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Bellissimo articolo. E pure io vorrei fare la stessa domanda a Pancalli.. Ma non c'è altro su cui essere imbarazzato?
di Paolo Ziliani
> 4/10/2006
Ora che Moratti ha risposto alle domande del capo dell’Ufficio Indagini, Saverio Borrelli, e in attesa di vedere quali saranno le prossime mosse dell’ex giudice di Mani Pulite, una riflessione sull’ultimo sussulto dello scandalo di Calciopoli s’impone. Anche perché l’incontro Borrelli-Moratti era stato preceduto, lunedì, da una dichiarazione di Luca Pancalli che era tutta un programma: “L’imbarazzo sull’Inter c’è”, aveva detto il neo commissario Figc.
SORPRESA. Con tutto il rispetto per Pancalli: se il successore di Guido Rossi si sente in dovere di provare imbarazzo su Moratti (e sull’Inter), quale sentimento dovrebbe provare a proposito degli uomini che popolavano, e popolano tuttora, il Palazzo del calcio? Ammesso e non concesso che Moratti abbia davvero fatto pedinare, e intercettare, De Santis, e che abbia nutrito atroci sospetti sulla genuinità delle vittorie della Juventus, sarebbe paragonabile, questa sua colpa, a quelle degli uomini della Cupola? Oddìo, forse sarà il caso di ricordare a tutti alcune cose. Successe l’altro ieri, non nel Paleolitico.
STRUZZO. Il capo dell’Ufficio Inchieste della Figc, l’indimenticabile generale Italo Pappa, riuscì nell’impresa di tenere nascosto per 7 mesi il dossier-intercettazioni che la Procura di Torino aveva inviato in Federazione. Se il dossier non fosse stato mandato per conoscenza all’Uefa (dove Pairetto svolgeva il ruolo di vice-designatore) e se l’Uefa non avesse provveduto seduta stante a silurare Pairetto e a chiedere alla Figc di prendere a sua volta i provvedimenti del caso, in Italia lo scandalo di Calciopoli non sarebbe mai esploso.
GHIRO. Il presidente della Figc, Franco Carraro, fu il primo a prendere visione del dossier-intercettazioni: fu lui, naturalmente, a passare il dossier, per competenza, all’Ufficio Indagini. Ebbene: per 7 mesi il generale Pappa restò a dormire e per 7 mesi il presidente Carraro fece altrettanto. C’era qualcosa che non andava, nel calcio italiano? Boh! Chissà! Forse...
IL GATTO E LA VOLPE. I due designatori arbitrali, Bergamo e Pairetto, avevano alcune strambe, curiose abitudini. A) Compilavano le griglie arbitrali al telefono con Moggi, a volte sotto dettatura; B) S’incontravano nascostamente con Moggi e Giraudo ora a casa di Bergamo, ora a casa di Pairetto, ora a casa dello stesso Giraudo; C) Comunicavano telefonicamente con Moggi su utenze straniere (non intercettabili) con telefonini e schede regalate loro dal dirigente juventino; D) Altre ed eventuali.
BURATTINI. L’asservimento del mondo arbitrale era così totale che Moggi e Giraudo potevano permettersi il lusso d’insolentire l’arbitro (Paparesta) e chiuderlo a chiave negli spogliatoi – dopo una sconfitta della Juventus – sicuri di non correre alcun pericolo. Il commissario arbitrale (Ingargiola) presente alla sceneggiata non avrebbe visto niente; e il presidente dell’Aia (Lanese), informato dei fatti, si sarebbe limitato a dire: “Mi raccomando, acqua in bocca!”, non dopo aver chiesto a Luciano Moggi due maglie della Juve autografate per i suoi figli.
LOGGIA. Come scrisse “la Repubblica”, a firma Luca Fazzo, il giorno 11 maggio - articolo mai smentito e per il quale non si hanno notizie di querele - l’arbitro Nucini si presentò un giorno all’Inter e raccontò a Facchetti che l’arbitro De Santis e il direttore sportivo Fabiani (delfino di Moggi), ex Genoa, ex Messina, reclutavano a Roma arbitri e guardalinee “fedeli” alla causa moggiana. Proposta fatta anche a lui, iniziazione in un albergo romano con consegna – come a tutti gli affiliati – di una scheda Gsm utile per le cosiddette “comunicazioni interne”. Nucini, sbadato, aveva poi commesso l’errore di fischiare un rigore contro i bianconeri in uno Juventus-Bologna 1-0 (rigore sbagliato da Cruz) e da quel giorno era caduto in disgrazia. Facchetti consigliò a Nucini di andare a dire tutto in Tribunale: Nucini ci andò ma una volta davanti al giudice Boccassini ebbe paura. E non disse niente.
PROFESSORE. Ce ne sarebbero mille, volendo, di cose da dire a proposito degli uomini (e delle cose) del Palazzo del Pallone: non ultima, il Commissario Guido Rossi che sbarca nel pianeta-pallone al grido “Rifondazione!” e sul più bello saluta tutti perché la Telecom l’ha cercato, e insomma signori, voi mi capite, ubi maior... Ci sarebbero tante cose da dire su quella bolgia infernale che era (ed è) il mondo del calcio, ma guarda un po' la prima frase che esce dalla bocca di Luca Pancalli – neo commissario Figc – è: “L’imbarazzo sull’Inter c’è”!
ISTRUZIONI. Alcune domande, commissario Pancalli. Che cosa doveva fare, di grazia, Massimo Moratti: preparare un dossier e spedirlo all’attenzione del presidente Carraro? Nella speranza che il presidente Carraro lo girasse, per competenza, al generale Pappa? Nella speranza che Bergamo e Pairetto proponessero anche a lui e a Facchetti di entrare a far parte – assieme ai soci fondatori Moggi e Giraudo - del fantastico club “Compagni di merende”? Nella speranza che la combriccola di De Santis non diventasse, nel frattempo, esercito? E che gli arbitri chiusi a chiave negli spogliatoi non venissero magari picchiati e frustati a sangue?
DUBBIO. In attesa che la Giustizia Sportiva faccia piena luce sul caso e prenda i provvedimenti del caso (se riterrà, severissimi contro Moratti e l’Inter) al commissario Pancalli ci limitiamo a chiedere: l’imbarazzo non è forse il caso di riservarlo per le malefatte dei malfattori veri, quelli con la M maiuscola?
http://www.indiscreto.it/indiscreto....9?OpenDocument
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Bellissimo articolo. E pure io vorrei fare la stessa domanda a Pancalli.. Ma non c'è altro su cui essere imbarazzato?
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