Finisce in un caldo inizio di agosto la storia della Gea. Ovvero la più potente e discussa società di procuratori del calcio italiano mandata a gambe all'aria da Calciopoli. O, a sentire il mix di figli d'arte che a vario titolo e in vari periodi ne faceva parte (Moggi, Geronzi, Tanzi, Calleri, De Mita, solo per citarne alcuni) da un clima "di aggressione mediatica che ha reso impossibile lavorare".
Società solida la Gea. Con agganci nel sistema calcistico e bancario. Con circa 200 calciatori e allenatori "controllati". Travolta dallo scandalo di Calciopoli, assurta agli onori delle cronache e stavolta non come esempio del calcio moderno, con i soci "eccellenti" accusati di associazione a delinquere "finalizzata all'illecita concorrenza con minacce e violenza".
Finisce il primo agosto 2006, la storia della Gea, ufficialmente in liquidazione. Il perché lo spiega il verbale di cessazione delle attività. "Si è venuta a trovare inopinatamente in un'oggettiva difficoltà, se non impossibilità, di continuare a svolgere la propria attivita", scrive Alessandro Moggi, figlio di Luciano, volto simbolo di Calciopoli. Moggi junior parla di "clima ambientale di accuse, denigrazioni e sospetti". Questo e solo per questo la Gea si scioglie, assicura. Riservandosi azioni civili contro chi ha contributo a questo "clima di aggressione mediatica". Anche se i singoli procuratori che formavano la società continueranno a lavorare. In proprio.
Ciascuno per la sua strada e non più insieme come si decise quel lontano 8 ottobre 2001. Allora dalla fusione tra la Football Management di Alessandro Moggi e Franco Zavaglia e la General Athletic di Andrea Cragnotti e Francesca Tanzi, nacque la Gea. O meglio la Gea World. Il mondo Gea. Un mondo destinato a pesare moltissimo su quello del calcio e a rivoluzionarne i meccanismi. Prima d'ora non era mai esistita una tale concentrazione economica e di rapporti. E infatti furono molti i giocatori che abbandonarono i rispettivi procuratori per passare con la corazzata guidata da Moggi jr che nel frattempo ne era diventato presidente.
Un attivismo che suscitò polemiche e che arrivò anche in Parlamento. Era il 13 novembre 2002 quando due senatori della Lega Nord, Piergiorgio Stiffoni e Francesco Tirelli, presentarono un'interpellanza parlamentare. I due parlamentari avevano attentamente esaminato la composizione dell'azionariato della Gea e avevano scoperto che il 40% di General Athletic era in mano a Romafides, la fiduciaria appartenente proprio al gruppo Capitalia. Per questo i due parlamentari leghisti ipotizzavano dietro lo schermo della fiduciaria la presenza di Luigi Carraro, figlio di Franco Carraro ex presidente della Federcalcio. Interrogativo che rimase senza risposta. Mentre il potere e il numero dei giocatori tutalati dalla Gea cresceva sempre più.
Ma polemiche e accuse non scalfivano la granitica corazza dei "figli d'arte" che andavano dritti per la propria strada. Sembravano inarrestabili. Poi è arrivato Calciopoli. E i confini del mondo Gea si sono ristretti.
Società solida la Gea. Con agganci nel sistema calcistico e bancario. Con circa 200 calciatori e allenatori "controllati". Travolta dallo scandalo di Calciopoli, assurta agli onori delle cronache e stavolta non come esempio del calcio moderno, con i soci "eccellenti" accusati di associazione a delinquere "finalizzata all'illecita concorrenza con minacce e violenza".
Finisce il primo agosto 2006, la storia della Gea, ufficialmente in liquidazione. Il perché lo spiega il verbale di cessazione delle attività. "Si è venuta a trovare inopinatamente in un'oggettiva difficoltà, se non impossibilità, di continuare a svolgere la propria attivita", scrive Alessandro Moggi, figlio di Luciano, volto simbolo di Calciopoli. Moggi junior parla di "clima ambientale di accuse, denigrazioni e sospetti". Questo e solo per questo la Gea si scioglie, assicura. Riservandosi azioni civili contro chi ha contributo a questo "clima di aggressione mediatica". Anche se i singoli procuratori che formavano la società continueranno a lavorare. In proprio.
Ciascuno per la sua strada e non più insieme come si decise quel lontano 8 ottobre 2001. Allora dalla fusione tra la Football Management di Alessandro Moggi e Franco Zavaglia e la General Athletic di Andrea Cragnotti e Francesca Tanzi, nacque la Gea. O meglio la Gea World. Il mondo Gea. Un mondo destinato a pesare moltissimo su quello del calcio e a rivoluzionarne i meccanismi. Prima d'ora non era mai esistita una tale concentrazione economica e di rapporti. E infatti furono molti i giocatori che abbandonarono i rispettivi procuratori per passare con la corazzata guidata da Moggi jr che nel frattempo ne era diventato presidente.
Un attivismo che suscitò polemiche e che arrivò anche in Parlamento. Era il 13 novembre 2002 quando due senatori della Lega Nord, Piergiorgio Stiffoni e Francesco Tirelli, presentarono un'interpellanza parlamentare. I due parlamentari avevano attentamente esaminato la composizione dell'azionariato della Gea e avevano scoperto che il 40% di General Athletic era in mano a Romafides, la fiduciaria appartenente proprio al gruppo Capitalia. Per questo i due parlamentari leghisti ipotizzavano dietro lo schermo della fiduciaria la presenza di Luigi Carraro, figlio di Franco Carraro ex presidente della Federcalcio. Interrogativo che rimase senza risposta. Mentre il potere e il numero dei giocatori tutalati dalla Gea cresceva sempre più.
Ma polemiche e accuse non scalfivano la granitica corazza dei "figli d'arte" che andavano dritti per la propria strada. Sembravano inarrestabili. Poi è arrivato Calciopoli. E i confini del mondo Gea si sono ristretti.
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