Di Riccardo Luna 5/7/06
Volevano il favore degli arbitri e con la loro condotta criminosa lo ottenevano, minando il fondamento dello sport. Per questo vanno puniti. Questo ha detto il procuratore federale ieri, questo scrive Il Romanista da due mesi. Ci hanno detto che eravamo esagerati, forcaioli, giustizialisti perché fin dal primo giorno abbiamo parlato di Juve in serie C, e di retrocessioni anche per Lazio, Fiorentina e Milan. E invece le richieste fatte ieri nell’aula dello stadio Olimpico sono esattamente in linea con quanto prevede la giustizia sportiva. Che non deve individuare dei reati penali, e non ha nemmeno bisogno di accertare se un determinato illecito sia stato commesso o meno. No, «per minare il fondamento stesso dello sport», e quindi meritare la relativa sanzione, basta che l’illecito sia stato tentato. Basta che uno ci abbia provato.
E qui ci hanno provato tutti. Ci hanno provato senza pudore, eppure vergognandosi un po’ e quindi facendo le cose di nascosto. Ci hanno provato e continuano a provarci, giurando che quelle telefonate intercettate erano uno scherzo, solo goliardia, mica davvero penseremo che si sentissero tutti i santi giorni per parlare di arbitri e cercare di condizionare l’esito delle partite?
Prima Borelli e poi Palazzi non hanno avuto dubbi su questa tesi difensiva: mentono sapendo di mentire. Apprese le richieste di condanna tutti si sono affrettati a dire che questo non è un vero processo, i tempi sono troppo stretti e non c’è modo per difendersi. Dispiace che a questa tesi, che punta a dilatare il dibattimento, si siano accodati il direttore del Corriere dello Sport e il vice direttore della Gazzetta dello Sport. Dispiace perché esattamente queste sono le regole dei processi sportivi e che fino a ieri nessuno ha contestato perchè riguardavano club meno blasonati e meno protetti. Giova ricordare che tutti gli indagati sono stati ascoltati a lungo dall’Ufficio indagini di Borrelli. Hanno presentato memorie scritte. Hanno la facoltà di aggiungere qualcosa. Ma non di prendere in giro la corte e milioni di tifosi che aspettano un verdetto giusto. Ora manca solo il giudizio di Ruperto e il calcio potrà ricominciare.
P.S. La Roma vuole querelare Giraudo che invece di scusarsi per dodici anni di prepotenze ha provato a chiamare in correità il club di Sensi per i Rolex, i passaporti e le fideiussioni: tutte vicende archiviate con l’assoluzione o dove la Roma è parte lesa. E’ strana la vita: esattamente due anni fa, in Campidoglio, davanti ad un caffé, Giraudo voleva insegnare alla Sensi come va il mondo. Ci basta sapere che questo non sarà più il suo.
Volevano il favore degli arbitri e con la loro condotta criminosa lo ottenevano, minando il fondamento dello sport. Per questo vanno puniti. Questo ha detto il procuratore federale ieri, questo scrive Il Romanista da due mesi. Ci hanno detto che eravamo esagerati, forcaioli, giustizialisti perché fin dal primo giorno abbiamo parlato di Juve in serie C, e di retrocessioni anche per Lazio, Fiorentina e Milan. E invece le richieste fatte ieri nell’aula dello stadio Olimpico sono esattamente in linea con quanto prevede la giustizia sportiva. Che non deve individuare dei reati penali, e non ha nemmeno bisogno di accertare se un determinato illecito sia stato commesso o meno. No, «per minare il fondamento stesso dello sport», e quindi meritare la relativa sanzione, basta che l’illecito sia stato tentato. Basta che uno ci abbia provato.
E qui ci hanno provato tutti. Ci hanno provato senza pudore, eppure vergognandosi un po’ e quindi facendo le cose di nascosto. Ci hanno provato e continuano a provarci, giurando che quelle telefonate intercettate erano uno scherzo, solo goliardia, mica davvero penseremo che si sentissero tutti i santi giorni per parlare di arbitri e cercare di condizionare l’esito delle partite?
Prima Borelli e poi Palazzi non hanno avuto dubbi su questa tesi difensiva: mentono sapendo di mentire. Apprese le richieste di condanna tutti si sono affrettati a dire che questo non è un vero processo, i tempi sono troppo stretti e non c’è modo per difendersi. Dispiace che a questa tesi, che punta a dilatare il dibattimento, si siano accodati il direttore del Corriere dello Sport e il vice direttore della Gazzetta dello Sport. Dispiace perché esattamente queste sono le regole dei processi sportivi e che fino a ieri nessuno ha contestato perchè riguardavano club meno blasonati e meno protetti. Giova ricordare che tutti gli indagati sono stati ascoltati a lungo dall’Ufficio indagini di Borrelli. Hanno presentato memorie scritte. Hanno la facoltà di aggiungere qualcosa. Ma non di prendere in giro la corte e milioni di tifosi che aspettano un verdetto giusto. Ora manca solo il giudizio di Ruperto e il calcio potrà ricominciare.
P.S. La Roma vuole querelare Giraudo che invece di scusarsi per dodici anni di prepotenze ha provato a chiamare in correità il club di Sensi per i Rolex, i passaporti e le fideiussioni: tutte vicende archiviate con l’assoluzione o dove la Roma è parte lesa. E’ strana la vita: esattamente due anni fa, in Campidoglio, davanti ad un caffé, Giraudo voleva insegnare alla Sensi come va il mondo. Ci basta sapere che questo non sarà più il suo.
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