Sospetti su Moggi: intercettazioni diffuse per evitare l’arresto
I pm di Napoli potrebbero risentirlo. Indagini di Borrelli sul Milan. Mazzei nega: da Meani solo telefonate di protesta
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ROMA — Alle nove del mattino l’unica donna della presunta «cupola» del calcio appoggia la faccia al finestrino e sonnecchia beata nella sua Golf rossa parcheggiata davanti all’ufficio della Federcalcio.
Maria Grazia Fazi ha giocato d’anticipo, pure troppo. È arrivata prima di Francesco Saverio Borrelli e dei suoi collaboratori, e se ne va dopo un’oretta, senza aver risposto a nessuna domanda. Il suo legale, Bruno Ricciotti, spiega che prima vuole essere ascoltata dai magistrati di Napoli. La linea difensiva comunque è chiara. «È solo una professionista efficiente, come tutti i segretari dei personaggi importanti».
Il ritratto che emerge dalle intercettazioni è un altro, quello di una donna potente, che al posto delle orecchie aveva radar, e nella sua posizione di segretaria della Commissione Arbitri Nazionali ne sentiva molte, tutte da riferire all’ex designatore Paolo Bergamo e a Luciano Moggi. «Per favore, non chiamatela zarina, è soltanto una brava impiegata» implora il suo legale. Il dubbio tra le due definizioni probabilmente non verrà sciolto dall’Ufficio Indagini, visti i tempi è difficile che arrivi una seconda convocazione. Sarà difficile che risponda anche il Grande imputato, al secolo Luciano Moggi. L’ex direttore generale della Juventus in questi giorni ha molto a cui pensare, con tre Procure alle costole, e nuove nuvole si stanno addensando sul suo orizzonte. I magistrati di Napoli potrebbero risentirlo nei prossimi giorni, ma questa volta non per parlare di pallone. Si sono infatti convinti che Moggi sia il burattinaio non solo del calcio, ma anche delle fughe di notizie di questi giorni. Ci sarebbe lui dietro alle intercettazioni sparse ai quattro venti, e lo avrebbe fatto per evitare così un arresto sul quale gli inquirenti stavano meditando. Se ne riparlerà nei prossimi giorni.
Anche per la giustizia sportiva i ritmi sono da fonderia. In sei ore vengono interrogate altre sette persone, contando anche la Fazi in totale sono otto dei 41 indagati dell’inchiesta di Napoli. Basta scorrere i nomi e si capisce qual è l’argomento principale di questa prima giornata di audizioni. A farla breve: A.C. Milan. Il secondo della lista infatti è la persona che sussurrava al telefono a Leonardo Meani, l’addetto arbitri della società rossonera. Il designatore dei guardalinee Gennaro Mazzei si presenta vestito a lutto, scarpe, cravatta e giacca nera. Esce dopo tre ore, accompagnato dal suo legale Giuseppe Fonisto, che in questa storia difende anche i direttori di gara Baglioni e Racalbuto. Indubbiamente è del ramo, essendo stato anche lui arbitro di buon livello (serie C1) nonché compagno di corso del celebre Massimo De Santis.
L’uomo in nero, nel senso di Mazzei, si dice «sereno e tranquillissimo» e mentre cerca l’auto posteggiata chissà dove accetta di parlare. «È un grande equivoco — sostiene —. Quelle che ricevevo io da parte di Meani, ma anche di altri, erano telefonate di protesta, e non di accomodamento». Scusi Mazzei, ma veramente le intercettazioni... «Io non accontentavo nessuno. Ogni tanto uscivano i guardalinee "giusti"? Ogni tanto è statisticamente inevitabile che accada, ma non ho mai deciso sulla base delle pressioni che ricevevo da tutti». Davanti a Borrelli, Mazzei avrebbe lasciato intendere che le sue funzioni erano in realtà «supervisionate » dai due ex designatori arbitrali Bergamo e Pairetto.
In rapida sequenza, dopo Mazzei c’è una infornata di guardalinee, Gabriele Contini, Silvio Gemignani e Giuseppe Foschetti, Enrico Ceniccola, tutti in qualche modo finiti nelle conversazioni telefoniche di Meani. I primi tre erano considerati «buoni» dal dirigente milanista, l’ultimo invece era nella lista dei cattivi, ovvero favorevole alla Juventus. La scelta di Borrelli sembra chiara. Concentrarsi sulle zone meno nitide della «rete estesa» della quale parla l’ex Procuratore di Milano. Se quello della Juventus è ormai alla luce del sole, di un eventuale «metodo Milan » si sa ancora poco.
Sono stati ascoltati anche il segretario della Can Manfredi Martino, sotto inchiesta a Napoli, e per ultimo il segretario generale della Federcalcio Francesco Ghirelli, che è risultato anche il più loquace del gruppo, con qualche timido riferimento ad un «malcostume diffuso», così lo ha definito. A fine giornata Borrelli un’idea se l’è fatta e la sta seguendo: «Resta però da vedere se è veritiera. Qualche risultato comunque c’è». Poche ore prima aveva toccato con mano cosa significa questo nuovo incarico: «Siamo ai confini del reato penale, questa è violenza privata», ha esclamato, comprensibilmente irritato, quando si è visto avvolgere da uno sciame di microfoni, telecamere e taccuini, ad occhio più di un centinaio. Non è Mani Pulite, ma può essere anche peggio.
Marco Imarisio
06 giugno 2006
http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...imarisio.shtml
I pm di Napoli potrebbero risentirlo. Indagini di Borrelli sul Milan. Mazzei nega: da Meani solo telefonate di protesta
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ROMA — Alle nove del mattino l’unica donna della presunta «cupola» del calcio appoggia la faccia al finestrino e sonnecchia beata nella sua Golf rossa parcheggiata davanti all’ufficio della Federcalcio.
Maria Grazia Fazi ha giocato d’anticipo, pure troppo. È arrivata prima di Francesco Saverio Borrelli e dei suoi collaboratori, e se ne va dopo un’oretta, senza aver risposto a nessuna domanda. Il suo legale, Bruno Ricciotti, spiega che prima vuole essere ascoltata dai magistrati di Napoli. La linea difensiva comunque è chiara. «È solo una professionista efficiente, come tutti i segretari dei personaggi importanti».
Il ritratto che emerge dalle intercettazioni è un altro, quello di una donna potente, che al posto delle orecchie aveva radar, e nella sua posizione di segretaria della Commissione Arbitri Nazionali ne sentiva molte, tutte da riferire all’ex designatore Paolo Bergamo e a Luciano Moggi. «Per favore, non chiamatela zarina, è soltanto una brava impiegata» implora il suo legale. Il dubbio tra le due definizioni probabilmente non verrà sciolto dall’Ufficio Indagini, visti i tempi è difficile che arrivi una seconda convocazione. Sarà difficile che risponda anche il Grande imputato, al secolo Luciano Moggi. L’ex direttore generale della Juventus in questi giorni ha molto a cui pensare, con tre Procure alle costole, e nuove nuvole si stanno addensando sul suo orizzonte. I magistrati di Napoli potrebbero risentirlo nei prossimi giorni, ma questa volta non per parlare di pallone. Si sono infatti convinti che Moggi sia il burattinaio non solo del calcio, ma anche delle fughe di notizie di questi giorni. Ci sarebbe lui dietro alle intercettazioni sparse ai quattro venti, e lo avrebbe fatto per evitare così un arresto sul quale gli inquirenti stavano meditando. Se ne riparlerà nei prossimi giorni.
Anche per la giustizia sportiva i ritmi sono da fonderia. In sei ore vengono interrogate altre sette persone, contando anche la Fazi in totale sono otto dei 41 indagati dell’inchiesta di Napoli. Basta scorrere i nomi e si capisce qual è l’argomento principale di questa prima giornata di audizioni. A farla breve: A.C. Milan. Il secondo della lista infatti è la persona che sussurrava al telefono a Leonardo Meani, l’addetto arbitri della società rossonera. Il designatore dei guardalinee Gennaro Mazzei si presenta vestito a lutto, scarpe, cravatta e giacca nera. Esce dopo tre ore, accompagnato dal suo legale Giuseppe Fonisto, che in questa storia difende anche i direttori di gara Baglioni e Racalbuto. Indubbiamente è del ramo, essendo stato anche lui arbitro di buon livello (serie C1) nonché compagno di corso del celebre Massimo De Santis.
L’uomo in nero, nel senso di Mazzei, si dice «sereno e tranquillissimo» e mentre cerca l’auto posteggiata chissà dove accetta di parlare. «È un grande equivoco — sostiene —. Quelle che ricevevo io da parte di Meani, ma anche di altri, erano telefonate di protesta, e non di accomodamento». Scusi Mazzei, ma veramente le intercettazioni... «Io non accontentavo nessuno. Ogni tanto uscivano i guardalinee "giusti"? Ogni tanto è statisticamente inevitabile che accada, ma non ho mai deciso sulla base delle pressioni che ricevevo da tutti». Davanti a Borrelli, Mazzei avrebbe lasciato intendere che le sue funzioni erano in realtà «supervisionate » dai due ex designatori arbitrali Bergamo e Pairetto.
In rapida sequenza, dopo Mazzei c’è una infornata di guardalinee, Gabriele Contini, Silvio Gemignani e Giuseppe Foschetti, Enrico Ceniccola, tutti in qualche modo finiti nelle conversazioni telefoniche di Meani. I primi tre erano considerati «buoni» dal dirigente milanista, l’ultimo invece era nella lista dei cattivi, ovvero favorevole alla Juventus. La scelta di Borrelli sembra chiara. Concentrarsi sulle zone meno nitide della «rete estesa» della quale parla l’ex Procuratore di Milano. Se quello della Juventus è ormai alla luce del sole, di un eventuale «metodo Milan » si sa ancora poco.
Sono stati ascoltati anche il segretario della Can Manfredi Martino, sotto inchiesta a Napoli, e per ultimo il segretario generale della Federcalcio Francesco Ghirelli, che è risultato anche il più loquace del gruppo, con qualche timido riferimento ad un «malcostume diffuso», così lo ha definito. A fine giornata Borrelli un’idea se l’è fatta e la sta seguendo: «Resta però da vedere se è veritiera. Qualche risultato comunque c’è». Poche ore prima aveva toccato con mano cosa significa questo nuovo incarico: «Siamo ai confini del reato penale, questa è violenza privata», ha esclamato, comprensibilmente irritato, quando si è visto avvolgere da uno sciame di microfoni, telecamere e taccuini, ad occhio più di un centinaio. Non è Mani Pulite, ma può essere anche peggio.
Marco Imarisio
06 giugno 2006
http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...imarisio.shtml