Lite su Moggi al bar. Massacrato a pugni Rissa in un locale di Padova dopo uno scambio di battute. Ucciso un operaio di 46 anni STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
La foto dell'idraulico rimasto ucciso durante una lite mostrata dal fratello Sergio (Ansa)
PADOVA — «L'hanno ucciso perché difendeva la sua Juve». Lo dice con le lacrime agli occhi Sergio Trabuio: ha saputo da poco che il fratello Renzo, 46 anni appena compiuti, aspetto taciturno e mite, è stato ammazzato a calci e pugni da un bullo di paese, con il quale in passato aveva avuto da ridire proprio per motivi calcistici. Renzo Trabuio era abituato a lavorare sodo e concedersi solo la pausa di un bicchiere e la lettura della Gazzetta dello Sport ai tavoli del bar Arci, un tempo ex Casa del Popolo, nel centro che decenni fa era una roccaforte della Mala del Brenta. Tutta Sant'Angelo, insomma, sapeva che solo per la sua Juve, finita nella bufera di Calciopoli, Renzo Trabuio, operaio, ultimo di sei fratelli, nato in Libia dove il padre era andato a cercare fortuna, avrebbe potuto alzare la voce. Non ci stava a essere schernito per colpa di Moggi e degli altri. Lo sapeva bene anche Manolo Diana, 30 anni, fisico da atleta, incensurato, un ruolo in paese sempre un po' sopra le righe.
Tra i due, dicono adesso gli amici del bar Arci, non c'era mai stata simpatia. Nelle ultime settimane le frecciate di Diana, interista, sulle recenti disavventure bianconere erano state piuttosto pesanti. Ma tutto era rimasto sempre nei limiti delle battute da «bar sport». Fino alla mezzanotte di sabato. Renzo Trabuio era seduto all'esterno del locale, a respirare l'aria fresca della sera, Manolo Diana è uscito per fumare una sigaretta. Tra i due è bastata un'occhiata per fare affiorare vecchie e nuove ruggini. Sono volate parole pesanti, fino a quando Diana si è gettato sul quarantaseienne con calci e pugni. Gli altri avventori hanno cercato di dividerli. Ma ci sono riusciti solo per un attimo. Poi il trentenne si è nuovamente scagliato contro Renzo Trabuio. Lo ha scaraventato a terra, lo ha colpito. Solo quando si è convinto di avergli dato una lezione, si è allontanato a piedi verso casa. Ha pensato di tornare indietro quando ha sentito la sirena dell'ambulanza, chiamata dagli stessi avventori che lo hanno denunciato ai carabinieri come l'autore dell'aggressione. Renzo Trabuio è morto un'ora dopo nell'ospedale di Piove di Sacco, Manolo Diana è stato rinchiuso nel carcere di Padova con l'accusa di omicidio. Sul piazzale del bar, ieri è comparso un mazzo di fiori in un secchio di plastica, fra avventori che continuavano a giocare a carte e guardare la tv. Nessuno aveva voglia di parlare, tantomeno di calcio.
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Scandaloso...
La foto dell'idraulico rimasto ucciso durante una lite mostrata dal fratello Sergio (Ansa)
PADOVA — «L'hanno ucciso perché difendeva la sua Juve». Lo dice con le lacrime agli occhi Sergio Trabuio: ha saputo da poco che il fratello Renzo, 46 anni appena compiuti, aspetto taciturno e mite, è stato ammazzato a calci e pugni da un bullo di paese, con il quale in passato aveva avuto da ridire proprio per motivi calcistici. Renzo Trabuio era abituato a lavorare sodo e concedersi solo la pausa di un bicchiere e la lettura della Gazzetta dello Sport ai tavoli del bar Arci, un tempo ex Casa del Popolo, nel centro che decenni fa era una roccaforte della Mala del Brenta. Tutta Sant'Angelo, insomma, sapeva che solo per la sua Juve, finita nella bufera di Calciopoli, Renzo Trabuio, operaio, ultimo di sei fratelli, nato in Libia dove il padre era andato a cercare fortuna, avrebbe potuto alzare la voce. Non ci stava a essere schernito per colpa di Moggi e degli altri. Lo sapeva bene anche Manolo Diana, 30 anni, fisico da atleta, incensurato, un ruolo in paese sempre un po' sopra le righe.
Tra i due, dicono adesso gli amici del bar Arci, non c'era mai stata simpatia. Nelle ultime settimane le frecciate di Diana, interista, sulle recenti disavventure bianconere erano state piuttosto pesanti. Ma tutto era rimasto sempre nei limiti delle battute da «bar sport». Fino alla mezzanotte di sabato. Renzo Trabuio era seduto all'esterno del locale, a respirare l'aria fresca della sera, Manolo Diana è uscito per fumare una sigaretta. Tra i due è bastata un'occhiata per fare affiorare vecchie e nuove ruggini. Sono volate parole pesanti, fino a quando Diana si è gettato sul quarantaseienne con calci e pugni. Gli altri avventori hanno cercato di dividerli. Ma ci sono riusciti solo per un attimo. Poi il trentenne si è nuovamente scagliato contro Renzo Trabuio. Lo ha scaraventato a terra, lo ha colpito. Solo quando si è convinto di avergli dato una lezione, si è allontanato a piedi verso casa. Ha pensato di tornare indietro quando ha sentito la sirena dell'ambulanza, chiamata dagli stessi avventori che lo hanno denunciato ai carabinieri come l'autore dell'aggressione. Renzo Trabuio è morto un'ora dopo nell'ospedale di Piove di Sacco, Manolo Diana è stato rinchiuso nel carcere di Padova con l'accusa di omicidio. Sul piazzale del bar, ieri è comparso un mazzo di fiori in un secchio di plastica, fra avventori che continuavano a giocare a carte e guardare la tv. Nessuno aveva voglia di parlare, tantomeno di calcio.
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Scandaloso...
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