BRESCIA, 31 maggio 2006 - Brescia addio. Zdenek Zeman lascia il club lombardo alla sua maniera: facendo autocritica, senza però risparmiare punzecchiature. Nella conferenza stampa dei saluti il tecnio boemo parla a 360 gradi, rispondendo anche a domande sulla Juventus.
L'analisi sulla sua breve avventura nel club di Corioni è precisa. La frase "Se tornassi indietro non accetterei la proposta del Brescia", è conforme allo stile dell'allenatore. Subentrato a Maran nella parte finale del campionato, il boemo ha fallito l'obiettivo dei playoff collezionando appena 8 punti in 11 gare. "Me ne vado senza aver fatto risultati e mi dispiace", ammette e con schiettezza aggiunge: "Per le ultime quattro partite dobbiamo tutti chiedere scusa ai tifosi". Per poi aggiungere: "Purtroppo quando sono arrivato qui ho trovato una squadra autogestita e io sono un allenatore, non un gestore".
Zeman se ne va dopo un summit con il presidente Corioni. "Avevo delle perplessità sul fatto di continuare e, come me, ne aveva anche il presidente. Pertanto abbiamo deciso di separarci. Ce l'ho messa tutta, ma la squadra non mi ha accettato. Non ce l'ho con il presidente neanche per le critiche. Mi ha sempre detto le cose in faccia e mi sono sempre sentito supportato".
Capitolo Juventus, la sua "nemica" del cuore. Zeman, pur mostrando ammirazione per Roberto Baggio, non lo ritiene adatto a un ruolo da vicepresidente della società bianconera. Sostiene: "Ho sempre stimato molto Roberto, ma cosa potrebbero affidargli? Sarebbe solo un ruolo d'immagine? Negli ultimi dieci anni il calcio italiano ha dato molta, troppa importanza all'immagine, ma sono altri i problemi da risolvere".
Per poi chiudere la parentesi con una considerazione: "Mi fa piacere che alcuni tifosi bianconeri pensino a me come allenatore della Juve. Purtroppo altri pensano che sia colpa mia se le cose negative fatte dalla triade siano state scoperte. Perciò non potrei mai essere allenatore della Juve: in un contesto simile non sarebbe produttivo, semmai tornerò a essere tifoso come da
L'analisi sulla sua breve avventura nel club di Corioni è precisa. La frase "Se tornassi indietro non accetterei la proposta del Brescia", è conforme allo stile dell'allenatore. Subentrato a Maran nella parte finale del campionato, il boemo ha fallito l'obiettivo dei playoff collezionando appena 8 punti in 11 gare. "Me ne vado senza aver fatto risultati e mi dispiace", ammette e con schiettezza aggiunge: "Per le ultime quattro partite dobbiamo tutti chiedere scusa ai tifosi". Per poi aggiungere: "Purtroppo quando sono arrivato qui ho trovato una squadra autogestita e io sono un allenatore, non un gestore".
Zeman se ne va dopo un summit con il presidente Corioni. "Avevo delle perplessità sul fatto di continuare e, come me, ne aveva anche il presidente. Pertanto abbiamo deciso di separarci. Ce l'ho messa tutta, ma la squadra non mi ha accettato. Non ce l'ho con il presidente neanche per le critiche. Mi ha sempre detto le cose in faccia e mi sono sempre sentito supportato".
Capitolo Juventus, la sua "nemica" del cuore. Zeman, pur mostrando ammirazione per Roberto Baggio, non lo ritiene adatto a un ruolo da vicepresidente della società bianconera. Sostiene: "Ho sempre stimato molto Roberto, ma cosa potrebbero affidargli? Sarebbe solo un ruolo d'immagine? Negli ultimi dieci anni il calcio italiano ha dato molta, troppa importanza all'immagine, ma sono altri i problemi da risolvere".
Per poi chiudere la parentesi con una considerazione: "Mi fa piacere che alcuni tifosi bianconeri pensino a me come allenatore della Juve. Purtroppo altri pensano che sia colpa mia se le cose negative fatte dalla triade siano state scoperte. Perciò non potrei mai essere allenatore della Juve: in un contesto simile non sarebbe produttivo, semmai tornerò a essere tifoso come da
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