La classe operaia va in paradiso
Questa è una di quelle favole che tutti vogliono sentire raccontare, perchè parla di un gruppo di persone normali che, contro ogni pronostico, raggiunge un traguardo considerato impossibile.
Sembra un copione per un film sportivo, dove noi possiamo immedesimarci con i protagonisti e parteggiare per loro, invece è la realtà, che a volte supera anche l'immaginazione.
Il Calais è una piccola squadra di provincia, milita in un campionato regionale ed i suoi calciatori hanno tutti un altro lavoro: lavori normali come l'impiegato o l'operaio.
Ebbene, questa squadra (che potrebbe essere quella del nostro paese o del nostro rione) ha raggiunto nel 2000 la finale di coppa di Francia!
Infatti il meccanismo delle coppe nazionali, in quasi tutti i paesi europei, consente di partecipare in un unico torneo, a tutte le squadre di professionisti e dilettanti, permettendo - qualche volta - alle squadre minori di andare a giocare partite importanti contro squadre di rango.
Mai però si era verificata l'eventualità di una squadra di dilettanti in finale: qualche eliminazione eccellente c'era già stata, qualche squadra delle serie minori aveva prolungato il proprio cammino sino agli ottavi o ai quarti di finale, ma mai fino alla finale di Parigi.
Senza alcuna presunzione nè alcun clamore, i dilettanti del Calais hanno eliminato dieci squadre, tra cui spiccano quelle di prima divisione come lo Strasburgo e il Bordeaux, per ritrovarsi in finale il sette di maggio contro Nantes.
Il cammino di questi ragazzi è stato esemplare, hanno vinto le partite mostrando un buon calcio contro le squadre del loro stesso livello o leggermente superiori, mentre contro le grandi hanno sfoderato una grinta e una voglia di farcela davvero commoventi: è il caso della semifinale contro il Bordeaux quando, arrivati ai supplementari sull'uno a uno, hanno gettato il cuore oltre l'ostacolo della fatica e della paura, segnando ben due reti alla squadra di prima divisione.
A questo punto avevano già ottenuto più di quanto avessero mai potuto desiderare: la finale allo stade de France.
Il tecnico della squadra si è anche preoccupato, perchè alcuni dei suoi ragazzi erano andati in discoteca ed altri erano stati fermati per gli autografi oppure ospitati in trasmissioni tv....
Il sogno sembrava davvero a portata di mano: da tutto il mondo, la sera della finale, milioni di persone facevano il tifo per quei ragazzi di provincia, lavoratori normali come tutti noi..... e come tutti noi suggestionabili: l'ingresso in campo deve essere stato micidiale, il trovarsi di fronte un muro umano formato da ottantamila tifosi, calcare lo stesso prato in cui si era giocata la finale mondiale due anni prima.
Insomma, la situazione era condizionante, perciò i tifosi di calcio di tutto il mondo (si sa che si tifa sempre per chi è sulla carta il più debole!) pensarono che i giocatori del Calais potessero crollare di fronte a tutto questo.
Con il passare dei minuti però il sogno ricominciò a correre: non solo il Calais sembrava aver assorbito tutta l'emozione, ma anzi il gioco era ordinato, difensivo ma ordinato.
Come in una favola i piccoli stavano tenendo testa ai grandi, gli operai abituati a giocare di fronte a 300 spettatori stavano lottando alla pari dinanzi ad un pubblico di migliaia di persone.
Ma, si sa, le favole non sempre hanno un lieto fine: la finale della coppa di Francia 2000 se l'è aggiudicata il Nantes per 2-1, la cenerentola ritorna alla normalità, ma........ c'è un ma...... un grande ma: la storia del calcio è cambiata, non sarà più la stessa, non ci saranno più grandi squadre che snobberanno le cosiddette "provinciali" perchè, il Calais insegna, la voglia di vincere e la motivazione possono colmare il gap tecnico e finanziario, lanciando nell'olimpo dello sport anche una piccola squadra di periferia, magari formata da operai e impiegati che non saranno dei mostri nella tecnica ma che vogliono realizzare il sogno in cui credono: giocare una finale di coppa...... e magari la prossima volta vincerla!
Questa è una di quelle favole che tutti vogliono sentire raccontare, perchè parla di un gruppo di persone normali che, contro ogni pronostico, raggiunge un traguardo considerato impossibile.
Sembra un copione per un film sportivo, dove noi possiamo immedesimarci con i protagonisti e parteggiare per loro, invece è la realtà, che a volte supera anche l'immaginazione.
Il Calais è una piccola squadra di provincia, milita in un campionato regionale ed i suoi calciatori hanno tutti un altro lavoro: lavori normali come l'impiegato o l'operaio.
Ebbene, questa squadra (che potrebbe essere quella del nostro paese o del nostro rione) ha raggiunto nel 2000 la finale di coppa di Francia!
Infatti il meccanismo delle coppe nazionali, in quasi tutti i paesi europei, consente di partecipare in un unico torneo, a tutte le squadre di professionisti e dilettanti, permettendo - qualche volta - alle squadre minori di andare a giocare partite importanti contro squadre di rango.
Mai però si era verificata l'eventualità di una squadra di dilettanti in finale: qualche eliminazione eccellente c'era già stata, qualche squadra delle serie minori aveva prolungato il proprio cammino sino agli ottavi o ai quarti di finale, ma mai fino alla finale di Parigi.
Senza alcuna presunzione nè alcun clamore, i dilettanti del Calais hanno eliminato dieci squadre, tra cui spiccano quelle di prima divisione come lo Strasburgo e il Bordeaux, per ritrovarsi in finale il sette di maggio contro Nantes.
Il cammino di questi ragazzi è stato esemplare, hanno vinto le partite mostrando un buon calcio contro le squadre del loro stesso livello o leggermente superiori, mentre contro le grandi hanno sfoderato una grinta e una voglia di farcela davvero commoventi: è il caso della semifinale contro il Bordeaux quando, arrivati ai supplementari sull'uno a uno, hanno gettato il cuore oltre l'ostacolo della fatica e della paura, segnando ben due reti alla squadra di prima divisione.
A questo punto avevano già ottenuto più di quanto avessero mai potuto desiderare: la finale allo stade de France.
Il tecnico della squadra si è anche preoccupato, perchè alcuni dei suoi ragazzi erano andati in discoteca ed altri erano stati fermati per gli autografi oppure ospitati in trasmissioni tv....
Il sogno sembrava davvero a portata di mano: da tutto il mondo, la sera della finale, milioni di persone facevano il tifo per quei ragazzi di provincia, lavoratori normali come tutti noi..... e come tutti noi suggestionabili: l'ingresso in campo deve essere stato micidiale, il trovarsi di fronte un muro umano formato da ottantamila tifosi, calcare lo stesso prato in cui si era giocata la finale mondiale due anni prima.
Insomma, la situazione era condizionante, perciò i tifosi di calcio di tutto il mondo (si sa che si tifa sempre per chi è sulla carta il più debole!) pensarono che i giocatori del Calais potessero crollare di fronte a tutto questo.
Con il passare dei minuti però il sogno ricominciò a correre: non solo il Calais sembrava aver assorbito tutta l'emozione, ma anzi il gioco era ordinato, difensivo ma ordinato.
Come in una favola i piccoli stavano tenendo testa ai grandi, gli operai abituati a giocare di fronte a 300 spettatori stavano lottando alla pari dinanzi ad un pubblico di migliaia di persone.
Ma, si sa, le favole non sempre hanno un lieto fine: la finale della coppa di Francia 2000 se l'è aggiudicata il Nantes per 2-1, la cenerentola ritorna alla normalità, ma........ c'è un ma...... un grande ma: la storia del calcio è cambiata, non sarà più la stessa, non ci saranno più grandi squadre che snobberanno le cosiddette "provinciali" perchè, il Calais insegna, la voglia di vincere e la motivazione possono colmare il gap tecnico e finanziario, lanciando nell'olimpo dello sport anche una piccola squadra di periferia, magari formata da operai e impiegati che non saranno dei mostri nella tecnica ma che vogliono realizzare il sogno in cui credono: giocare una finale di coppa...... e magari la prossima volta vincerla!
Commenta