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  • #31
    Beh... che vada dove gli pare ma all'inter non lo voglio, piuttosto DEL PIERO...si' avete capito bene!
    un campionissimo con la testa da bamboccio viziato che dovrebbe farsi un paio di anni in C per calmare i bollenti spiriti
    jaeden, the FRAG-BONUS MAN






    mi chiamerei jaeden, ma GamesNet è cattifo e non mi lascia

    Originariamente inviato da Mercu
    Ma che porcate... il milan fa le porchette, l'inter le grigliate.
    Originariamente inviato da Veuyon
    -Wang di calcio non sa una sega (pronostico azzeccato)

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    • #32
      Gli unici posti dove puo' essere raddrizzato sono a Milano (sponda rossonera) e a Torino (di certo non dai granata).

      Sul post di Tylin....beh, tutti i torti non ce li ha, anche se forse il suo post e' un po caldo.
      Io vi invidio il calore e la passione che ci mettete, ma di invasati ce ne avete tanti.

      E la cultura del sospetto viene alimentata da radio e giornali in maniera esasperata.
      Qualche nome? Vi dice niente il personaggio che voi chiamate "The Voice"? Un certo Carlo Zampa lo conoscete? Sicuramente....

      Ecco, certi personaggi sono il male del calcio, piu di un Gaucci, piu di un Corioni. Le sue trasmissioni radio non le ho mai seguite, ma amici romani mi parlano di vere e proprie campagne mediatiche volte ad accrescere la cultura del sospetto e della malafede contro le squadre del nord (Juve in testa).
      Vogliamo poi parlare di giornaletti com "Il Romanista"? O dei redattori sportivi del "Messaggero"?

      Questa cultura, questo incitamento a vedere il male dappertutto, a vedere le combine del palazzo, porta poi a lanciare le monetine all'arbitro, a far sospendere una partita per volere delle curve, a lanciare razzi sui giocatori, a promettere guerre civili quando una certa squadra bianconera arrivera' a Roma....

      Vorrei ricordarvi che Roma e Lazio sono state graziate dal palazzo che tanto attaccate. Perche se le cose fossero andate secondo le giuste procedure, ora Roma e Lazio se la giocherebbero con Napoli e Reggiana in C1.

      Zender R. Velkyn
      He had a cloak of gold and eyes of fire
      And as he spoke I felt a deep desire
      To free the world of its fear and pain
      And help the people to feel free again
      Why don't we listen to the voices in our hearts
      Cause then I know we'd find, we're not so far apart
      Everybody's got to be happy, everyone should sing
      For we know the joy of life, the peace that love can bring
      URIAH HEEP - THE WIZARD (DEMONS AND WIZARDS, 1972)

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      • #33
        Nessuno ci incita a fare nulla, i fatti sono sotto gli occhi di tutti, voi fate come gli struzzi e mettete le teste sotto la sabbia, ma in cuor vostro sapete di avere torto. Cominciamo:

        IL DOPING

        C'era volta un calcio senza doping. Poi parlò Zeman, ma lo zittirono: «Ai calciatori doparsi non serve». Nello stesso anno, il 1998, in Francia sei calciatori erano risultati positivi al nandrolone. In Italia invece tutti negativi. Il perché lo scopre il pm Raffaele Guariniello, visitando il laboratorio antidoping del Coni, all' Acquacetosa: nelle urine dei calciatori, gli steroidi non venivano neppure cercati. Dimissioni del presidente del Coni Mario Pescante (oggi, ripescato da An, fa il sottosegretario allo Sport). E test dirottati in laboratori esteri, dove il doping lo si cercava per davvero: e infatti saltarono fuori i primi casi italiani. Shalimov del Napoli e Pavan del Venezia positivi al nandrolone (la soglia limite è di due nanogrammi). Nel marzo 2000 riapre l'Acquacetosa e stavolta fa sul serio: nandrolone come se piovesse. Bucchi e Monaco (Perugia), Gillet (Bari), Da Rold (Pescara), Caccia e Sacchetti (Piacenza), Couto (Lazio), Torrisi (Parma): otto casi in pochi mesi, più altri 30 appena sotto la soglia. Squalifiche, sdegno, scandalo nazionale.
        Poi la musica cambia. Segnatevi questa data: sabato 21 aprile 2001. L'Ansa annuncia: «Davids non negativo, nandrolone». E in dosi da cavallo: otto nanogrammi (o 5,4, secondo un altro metodo di calcolo), contro i due consentiti. La partita incriminata è quella tra Udinese e Juve del 4 marzo (2-0 per i bianconeri). La Juve sporge denuncia per danni ed evoca un complotto per innervosire i "ragazzi" alla vigilia della trasferta di Parma. In realtà la notizia è arrivata tardi: di solito le non negatività vengono comunicate il mercoledì. Ma nella fattoria del Coni c'è sempre qualcuno più uguale degli altri.
        La difesa degli altri club ripete la storiella libera tutti degli «integratori contaminati»: il medico sportivo, all'oscuro di tutto, somministra all'ancor più ignaro e ingenuo calciatore prodotti perfettamente leciti, nei quali però una perfida manina ha insinuato il terribile nandrolone. Cioè lo steroide prediletto dagli atleti di mezzo mondo. La Juve, sulle prime, preferisce scaricare i sospetti sulla Nazionale olandese: «Il 28 febbraio», insinua Luciano Moggi, «Davids ha giocato Olanda-Turchia». Tanto più che pochi giorni dopo anche un altro olandese, Frank De Boer, che milita nel Barcellona, risulta positivo al nandrolone.
        La controanalisi per Davids è fissata per l'8 maggio: in caso di conferma, il centrocampista verrà sospeso e chiuderà anzitempo il campionato. Come gli altri otto. Ma quando arriva la Juve, anziché Davids, viene sospesa la controanalisi. All'Acquacetosa hanno già scongelato la provetta B quando, all'ultimo momento, la Juve denuncia il laboratorio al Tribunale di Roma. E chiede i danni, sostenendo che i suoi metodi antidoping sono inattendibili, non prevedendo un fantomatico «test al carbonio». Per la verità i metodi sono gli stessi di tutti i laboratori del mondo, ma per la Juve non vanno bene. Il giudice Fulvio Vallillo blocca la controanalisi e chiede aiuto a un perito super partes (o quasi: è il professor Luciano Caprino, che ha già censurato il laboratorio Coni come consulente di parte di altri due giocatori dopati, Couto e Bucchi). Intanto la provetta viene ricongelata, con una procedura che fa scendere il tasso di nandrolone (lo riconoscerà Caprino, nella relazione conclusiva).
        Nella battaglia legale intervengono il Coni e Guariniello, che indaga su Davids per frode sportiva. E il giudice ordina la controanalisi per domenica 13 maggio. La provetta viene di nuovo scongelata. Ma in extremis la Juve chiede un ennesimo rinvio (con annesso ricongelamento), causa elezioni politiche. Così magari il metabolita scende sotto il due, e il nandrolone non c'è più. Richiesta respinta. E l'esame conferma: 3,3 nanogrammi. «Poco oltre la soglia», minimizza la Juventus. Ma non spiega il perché, anzi dirama il dato fasullo di 2,2. Davids è sospeso sino a fine campionato. E prepara la sua difesa: tutta colpa dell'integratore assunto con De Boer in Nazionale, o forse di uno sciroppo omeopatico per l'influenza che potrebbe contenere - per un'altra incresciosa contaminazione - il nandrolone. Senonché il medico dell'Olanda, Huigc Plemper, interrogato da Guariniello, dimostra documenti alla mano di non aver mai dato integratori al nandrolone. E De Boer conferma davanti all'Uefa: «Gli integratori li ho presi al Barcellona» (dove, per la cronaca, Davids non ha mai giocato). L'Uefa lo squalifica per 12 mesi, e in appello per 75 giorni. Nella sentenza, per tre volte, si precisa che De Boer ingerì l'integratore galeotto al Barcellona, non in Nazionale. Dunque, col caso Davids, non c'entra nulla. Il procuratore antidoping del Coni Giacomo Aiello acquisisce sia la sentenza Uefa sia l'interrogatorio di Plemper. E fa analizzare lo sciroppo di Davids non dal laboratorio Coni (inviso alla Juve), ma da un centro specializzato super partes, il Cirm di Firenze. Risultato: nessuna traccia di nandrolone, comunque nulla che giustifichi quantitativi superiori a due nanogrammi. Il 3 agosto Aiello chiede alla Disciplinare una squalifica per otto mesi: «La positività di Davids», scrive, «non può essere attribuita all'assunzione dell'Ebt, in quanto il laboratorio di Firenze ha escluso la contaminazione con prodotti steroidei capaci di provocare la positività per nandrolone». Dunque «Davids non ha giustificato in modo persuasivo la sua positività». E l'integratore? «De Boer lo assunse in Nazionale». Strano: nella sentenza e nel verbale del medico c'è scritto «al Barcellona», ma il procuratore non conosce l'inglese o forse è a corto di traduttori.
        Il 28 agosto, la comica finale. La nuova Disciplinare esamina il caso Davids. Aiello, davanti a sette fra medici e avvocati messi in campo dalla Juve, si rimangia tutto. Abbassa la richiesta da otto a tre mesi e mezzo (anche se poi la Disciplinare andrà ben oltre, squalificando Davids per cinque mesi). Il nandrolone di Davids, sostiene, è diverso da tutti gli altri: «occasionale», «non intenzionale», «esiguo». E poi bisogna evitare «disparità di trattamento con De Boer». La Juve avrebbe portato «argomenti scientifici convincenti». Quali? Il solito sciroppo per l'influenza. Un mese prima le analisi di Firenze e Aiello l'avevano escluso.
        Ultima modifica di babeljunior; 25-10-2004, 13:14.

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        • #34
          IL CONTROCAMPIONATO:
          "Le tumultuose cronache sportive riferiscono di errori a ripetiziorie degli arbitri. Mai campionato di calcio è stato cosi avvelenato, così ricco di episodi controversi, come quello passato, e questo lo denunciano tutti.
          Nel bailamme generale, è via via emersa la convinzione che Ia juve ci abbia guadagnato, eccome, e che questi favori le abbiano spianato la strada sino alla partita decisiva, come avviene per l'incredibile e inspiegabile carriera di certe belle attrici imposte dall'invaghito capocomico. Ma la Juve è la Juve, cioè una grande, grandissima squadra. E l'inter la degna antagonista,replica lo sportivo di buon senso e ancor più di buonanimo. Senza convincere più di tanto chi l'ascolta. I fatti son fatti, replica indignato il tifoso qualunque. Te li snocciola. La cantilena comincia il giorno dei morti del 1997, il 2 novembre si disputa un Juventus-Udinese finito 4-1 per la squadra torinese, però l'arbitro e soprattutto il guardalinee non vedono un gol di Bierhoff, il centravanti udinese: la pelota è entrata di mezzo dentro e avrebbe potuto portare in vantaggio l 'Udinese 2 a 1...
          Il 7 dicembre è la volta di juve-Lazio. Un difensore laziale butta giù Del Piero, la palla resta in possesso dei giocatori juventini, l'arbitro concede la norma del vantaggio a Inzaghi che solo, davanti al portiere Marchegiani, colpisce il palo. A questo punto l'arbitro ci ripensa e concede il rigore alla juve, che naturalmente vincerà 2 a 1. La stessa domenica, a Genova, c è Sampdoria-Inter. Là l'arbitro assegna alla Samp un rigore che a parere unanime non esisterebbe e ne nega uno netto su Ronaldo. Pareggio 1 a 1. Secondo i conteggi del sospetto, la juve incassa due punti in più e l'inter ne perde altrettanti.
          Un mese e mezzo dopo, eccoci di nuovo al Delle Alpi, che per la juve dev'essere come la basilica di Lourdes. C'è Juve-Atalanta. L'arbitro punisce una leggera spinta di un atalantino su Inzaghi in area: gli juventini falliscono il rigore. Poi convalida un gol di Conte con Inzaghi in fuorigioco davanti al portiere. La posizione di Inzaghi viene giudicata passiva. A un esame più attento con la moviola il centravanti bianconero sembrerebbe trovarsi nel cono di proiezione da palla a porta. Cioè in posizione attiva, e irregolare. Ormai la psicosi del favoritismo dilaga, e ogni partita della juventus e delle sue rivali dirette viene studiata al microscopio. Il risentimento interista cresce, perché mentre a Torino il presunto fuorigioco non è stato segnalato, a Empoli viene annullato un gol di Ronaldo per un fuorigioco identico a quello di Inzaghi.
          La cultura dell'incredulità trova gli argomenti più ghiotti da febbraio in avanti. I notai delle sviste arbitrali hanno pane per i loro aguzzi denti. Roma-Juve dell'8 febbraio: sul punteggio di 2 a i per i torinesi, non viene fischiato un rigore per fallo di Deschamps su Gautieri che avrebbe dato il pareggio ai giallorossi.
          Se è per questo, non viene fischiato nemmeno a Firenze, dove l'11 febbraio il viola Firicano molla una gomitata in faccia a Simeone, invece di colpire il pallone. Da che calcio è calcio sui rigori non assegnati si litiga e si discute all'infinito.
          Le insistenti segnalazioni che riguardano però sempre la juve scatenano proteste a valanga. Perché l'arbitro permette il gioco a volte durissimo dei difensori juventini in area e punisce quello dei loro avversari? Montero, in particolare, è nel mirino dei critici: quando giocava nell'Atalanta era spesso finito sul taccuino del direttore di gara. Nella Juventus gode di una sorta di franchigia, come se l'area della juve fosse una zona franca. In juve-Napoli del 15 marzo l'ormai abituale gol fantasma: il napoletano Bellucci colpisce la palla di testa, traversa interna e rimbalzo, è la disperata rivendicazione partenopea, oltre la linea bianca. Non per l'arbitro. Tantomeno per il guardalinee. Il rosario delle lamentazioni continua con juve-Milan, la materia è la stessa, fuorigioco attivo e passivo. La sindrome del favoritismo diventa malattia nazionale. Ogni azione arbitrale viene messa in discussione, sviscerata, analizzata, stigmatizzata.
          Nel calcio il confine tra il bene il male è impercettibile, sottile come un filo di seta. Simile alla moralità corrente. Che ha coniato, per pudore o per ipocrisia, una elegante metafora: "sudditanza psicologica", già in voga nel '61 e ritornata di moda in questo mefitico '98. La sudditanza che gli arbitri subirebbero nei confronti di un gruppo di potere forte come quello espresso dalla juventus. Che si tramanda di campionato in campionato, di partita in partita. Che sarebbe ampiamente dimostrabile "a posteriori". Con fatti precisi, secondo i tifosi.
          Fatti? Diciamo pure falli. I favoritismi arbitrali a favore della juventus sono stati confermati da una tabella pubblicata sul settimanale "L'Espresso" ai primi di maggio del '98. Vi si mettevano a confronto il numero dei falli commessi sino alla trentaduesima giornata (dunque, compreso Juve-Inter) dalle diciotto squadre di serie A e quello dei giocatori ammoniti o espulsi. Ebbene, le cifre sono eloquenti. La Juve ha il record assoluto dei falli, ma subisce pochissime punizioni.
          Le insinuazioni stilla trasparenza del campionato si ricollegano alla scansione delle partite che coinvolgono le candidate al successo finale. Dopo juve-Milan, tocca a Lazio-Juve finire sotto processo. Boksic è trattenuto vistosamente in area ma I'arbitro lascia correre, applicando la norma del vantaggio. Che è una regola soggettiva, a quanto pare. Si riproducono le condizioni di altre partite juventine: Boksic ha fatto in tempo a lasciare il pallone al compagno Nedved che tira e sbaglia; ma a differenza della partita di Torino, il direttore di gara non ci ripensa (nel concedere il rigore alla Lazio). Capita poi che al novantesimo Iuliano colpisca la palla con la mano in piena area di rigore, ostacolando Casiraghi. Valutazione dell'arbitro: fallo involontario. La moviola sconfessa l'arbitro. Ma è la consolazione dei fessi.
          Grazie a queste sviste la juve mantiene intatto il suo vantaggio sull'Inter che non ci sta. E incomincia a strepitare. Si sta scavando "un fossato di punti", è la denuncia accorata dei nerazzurri (contenuta negli editoriali della rivista "Inter Football Club"), un divario che fra le due squadre non avrebbe dovuto esserci, se ci fosse stata giustizia. Quella vera. Non quella sportiva."

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          • #35
            STORIA DI SCIPPI E SCUDETTI
            All'inizio fu Rosetta. Poi vennero una partita con l'Inter del '61, un gol di Turone e uno di Graziani annullati, molti rigori negati. Fino al caso Ronaldo. Indagine sui troppi favori alla Vecchia Signora
            La clamorosa svista dell'arbitro Pasquale Rodomonti che, domenica 19 aprile, non ha visto un regolarissimo gol dell'Empoli. L'inspiegabile cecità del suo collega Piero Ceccarini che, domenica 26 aprile, non ha assegnato un nettissimo rigore all'Inter per un fallo di Mark Iuliano su Ronaldo. In soli otto giorni ombre pesantissime si sono addensate sul primato della Juventus. Già in precedenza al centro dei sospetti per tutta una serie di decisioni arbitrali controverse (tre i casi più vistosi: gol non visto dell'Udinese, rigori evidentissimi negati alla Roma e alla Lazio). Un campionato condizionato da errori a senso unico, come ha riconosciuto Pierluigi Collina, il principe dei fischietti italiani. È così riesplosa l'annosa polemica sui favoritismi di cui godrebbe la società bianconera molto vicina al suo scudetto numero 25. Che verrebbe trattata coi guanti bianchi a causa della soggezione psicologica che eserciterebbe con la sua potenza e il suo blasone.
            È una storia che parte da molto lontano, secondo il rumoroso partito dei detrattori juventini. Esattamente dal 1913, quando al termine del girone eliminatorio piemontese la Juventus si ritrovò al sesto e ultimo posto. Giusto in quell'anno si disputava quello che può essere considerato il primo campionato di calcio autenticamente italiano, con partecipazione anche del Sud, sino a Napoli. E per l'occasione era stato varato il meccanismo, ancora sconosciuto, delle retrocessioni. L'ultimo posto comportava il declassamento in seconda categoria. Per la Juventus la sola eventualità equivaleva a un dramma. Fu presa perfino in seria considerazione l'ipotesi di sciogliere il club. Ma erano tempi di regolamenti elastici. Se il girone piemontese nella stagione successiva si presentava completo e agguerrito, a quello lombardo mancava un'unità per far conto pari. Ed ecco l'idea luminosa: iscrivere la Juventus di Torino al girone lombardo, in spregio alla geografia, ma in omaggio all'opportunità. Questa gherminella, che nei sacri testi figura come .un capolavoro di diplomazia. dei dirigenti juventini, consente tuttora alla Vecchia Signora di fregiarsi di un primato, condiviso, guarda caso proprio con l'Inter: non essere mai retrocessa.
            CENTOMILA LIRE A ORSI. Quando nel 1923 la potente famiglia degli Agnelli decise di annettersi la Juventus, e il senatore Giovanni ordinò al giovane figlio Edoardo di assumerne la presidenza, il club torinese si proiettò decisamente, in anticipo sui tempi canonici, nell'orbita del professionismo. Già l'ingaggio di Viri Rosetta dalla Pro Vercelli aveva sollevato scandalo, ma per Raimundo Orsi detto Mumo, la stella d'Argentina, considerato la più forte ala di tutti i tempi, almeno sino a Garrincha, si superarono i limiti. Per vincerne la resistenza, la Juventus gli riconobbe centomila lire d'ingaggio, una Fiat 509 e uno stipendio di ottomila lire mensili, il tutto rapportato all'anno 1928. L'Argentina insorse, la Federazione negò il nullaosta, ma tutto si risolse con una quarantena, al termine della quale la Juventus si ritrovò un fuoriclasse decisivo per la conquista dei cinque scudetti consecutivi degli Anni Trenta.
            COME NEL '61. A intervalli più o meno regolari, nel dopoguerra, un Agnelli ricompariva in prima persona a reggere le sorti del club di famiglia. Prima Gianni, poi Umberto, i due figli di Edoardo. Fu proprio durante la presidenza di Umberto (aveva assunto la guida della Juventus a soli ventun anni), che scoppiò uno scandalo dalle singolari analogie con quello che ha appena sconvolto il nostro calcio e dintorni. Perché dall'altra parte della barricata c'era anche quella volta l'Inter e perché alla guida dell'Inter c'era un Moratti, Angelo, il padre di Massimo (l'attuale presidente), petroliere di successo. Nella stagione '60-61 alla guida tecnica della squadra fu chiamato Helenio Herrera, "il mago", strappato a peso d'oro al Barcellona. L'Inter in quel campionato era partita a mille, accumulando largo vantaggio. Herrera aveva preteso un po' troppo dai suoi, sul piano atletico; la Juventus aveva operato prima un paziente avvicinamento, poi il sorpasso. Lo scontro diretto, al Comunale di Torino, il 16 aprile 1961, si configurava come il giudizio di Dio. Esattamente come in questa primavera 1998. Sotto la spinta della folla, i cancelli cedettero, sulle gradinate si ritrovarono diecimila spettatori in più. Si riversarono in campo, accucciandosi lungo le linee laterali. L'arbitro era Gambarotta, di Genova. Per un po' tollerò la situazione, si cominciò a giocare e l'Inter colse anche una traversa. Ma i nerazzurri insistevano per la sospensione e l'arbitro li accontentò dopo mezz'ora. Il giudice sportivo, da regolamento, assegnò partita vinta all'Inter per 2-0. La Juventus ricorse. Ora c'era un particolare, che oggi risulterebbe inconcepibile. Umberto Agnelli non era soltanto il presidente della Juventus, era anche il presidente della Federazione Calcio. E quando la Caf (Commissione di Appello Federale), in terzo e ultimo grado, sconfessò la sentenza e ordinò la ripetizione del match, .per la buona fede della società ospitante., Moratti non ci vide più. Ordinò di schierare la squadra ragazzi e così Herrera fece. La Juventus non usò riguardi, né concesse sconti. Vinse 9-1 e Sivori realizzò sei gol, un record. Vittorio Pozzo commentò: .Un'offesa allo sport..

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            • #36
              VADE RETRO, ROMA. Per singolare nemesi, l'Inter di Moratti ereditò dalla Juve non solo la leadership calcistica, negli anni Sessanta, ma anche i privilegi riservati ai potenti. Di quell'Inter si ricordano oltre cento partite senza un solo rigore contro. Non a caso, quando Agnelli volle la rifondazione di una grande Juventus, accanto a Giampiero Boniperti presidente chiamò Italo Allodi, che dell'Inter morattiana era stato il discreto e lungimirante tessitore. La Juventus riprese a vincere, contro avversari che si alternavano all'opposizione, e trovavano un comune terreno d'intesa solo nelle lagnanze sui verdetti del campo. Il Torino perse per un punto lo scudetto '72, anche perché l'arbitro Barbaresco gli cancellò un clamoroso gol segnato a Genova, contro la Sampdoria, dal mediano Aldo Agroppi. La palla aveva abbondantemente varcato la linea bianca, prima di essere ricacciata da un difensore sampdoriano: l'episodio anticipa perfettamente i gol fantasma che hanno avvelenato questa stagione. Il Torino uscì sconfitto 2-1, il gol di Agroppi a due minuti dalla fine sarebbe valso il pari e un punto in più in classifica. Rocamblesco, ma senza condizionamenti arbitrali, fu lo scudetto successivo. La Juve (impegnata nell'ultima giornata all'Olimpico contro la Roma) scavalcò il Milan (che, dopo la conquista della Coppa delle coppe, franò a Verona) e distanziò la Lazio fermata a Napoli con un gol di Antonello Cuccureddu, a cinque minuti dalla fine. Qualche mese dopo, il presidente della Roma Gaetano Anzalone epurò mezza squadra.
              Maggior sensazione ancora destò la conclusione del campionato '80-'81, contrassegnato dal lungo, appassionante duello della Juve di Giovanni Trapattoni con l'emergente Roma di Nils Liedholm. C'era stato un burrascoso prologo, quando in occasione del derby col Torino l'arbitro Agnolin aveva convalidato ai granata un gol di Francesco Graziani inficiato, secondo i giocatori juventini, da un fallo al portiere Dino Zoff. Roberto Bettega si era reso protagonista di un acceso diverbio con l'arbitro, ed era stato pesantemente squalificato. La Juventus si sentiva quindi in credito con la classe arbitrale. Lo scontro scudetto con la Roma andò in scena a Torino il 10 maggio 1981, con la Juventus avanti di un punto in classifica. Partita a lungo bloccata sul pari, che avrebbe fatto il gioco della capolista, sin quando il difensore romanista Ramon Turone, spintosi all'attacco, realizzò il gol decisivo con un perfetto colpo di testa. L'arbitro Bergamo, livornese come Ceccarini, consultò il guardalinee e annullò per fuorigioco. Alla moviola, la posizione di Turone apparve regolare. Nell'occasione, il presidente della Roma Dino Viola pronunciò una frase rimasta celebre: .Lo scudetto è stato assegnato per una questione di centimetri..
              IERI BRADY, OGGI RONALDO. Già pesantemente segnata dai sospetti, nel campionato successivo la Juventus si trovò invischiata in un interminabile testa a testa con la Fiorentina, che le scatenò contro le ire (non ancora placate) del regista Franco Zeffirelli. Juventus e Fiorentina lottarono punto a punto per l'intera stagione, con la Roma in scia, e a una giornata dalla conclusione si ritrovarono in perfetta parità, 44 punti a testa. L'ipotesi dello spareggio, conclusione tutto sommato ideale per stemperare i veleni, appariva la più probabile. Per la Juventus a Catanzaro e la Fiorentina a Cagliari la vittoria era considerata poco più che una formalità. A Catanzaro l'arbitro Pieri concesse un rigore alla Juventus, che lo trasformò con Liam Brady (già ceduto per far posto a Michel Platini, ingaggiato personalmente dall'Avvocato) e lo difese sino al termine. A Cagliari anche la Fiorentina era andata in gol, con Graziani, ma l'arbitro Mattei aveva annullato il punto, fermando così il risultato sullo zero a zero. Ancora una volta si scatenò il finimondo, sul quale cadde però provvidenziale la cappa del Mundial, che si sarebbe concluso con il trionfo in Spagna dell'Italia.
              Di strapotere bianconero si è tornati a parlare dopo che nel '94 un altro ribaltone societario ha pensionato definitivamente Boniperti e riportato in auge Umberto Agnelli, affiancato da Bettega e poi da Antonio Giraudo e Luciano Moggi. Una Juventus così diversa rispetto al passato, non di rado dimentica del suo stile proverbiale, tesa a coniugare prosaicamente vittorie e bilancio. Ma ugualmente finita nel calderone delle accuse, delle allusioni. Lo scorso anno il Parma, lanciato alla rimonta, fu fermato nel testa a testa di Torino da un calcio di rigore (arbitro Collina, il migliore). E in questa stagione due gol vistosi non contabilizzati a Udinese e Empoli, e i rigori non assegnati a Roma e Lazio. Fino alla tempesta con l'Inter, il fallo ignorato su Ronaldo e la conseguente crocifissione di Ceccarini. La psicosi del sospetto a quel punto è dilagata.

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              • #37
                BIANCONERI CONNECTION
                Il ritorno di Umberto Agnelli nella cabina di regia della Juve ridisegna dal '94 la nomenclatura bianconera. Il nume tutelare chiama alla guida della società Antonio Giraudo (suo uomo di fiducia), come amministratore delegato; Luciano Moggi (re incontrastato del calcio-mercato), come direttore generale; e Roberto Bettega (bandiera dello squadrone di Trapattoni), come vice presidente. Presidente, ma con poteri più che altro di rappresentanza, è l'avvocato Vittorio Chiusano.
                Si ridisegnano anche le strategie. Si punta ai traguardi massimi (la scelta di Marcello Lippi alla guida tecnica si rivela felicissima) senza trascurare le esigenze di bilancio. Anche a costo di sacrificare di volta in volta sul mercato alcuni degli uomini più rappresentativi (Roberto Baggio, Gianluca Vialli, Fabrizio Ravanelli, Christian Vieri). E si ratifica infine un accordo di sinergie commerciali con il Milan.
                Gli effetti del nuovo corso juventino si sentono anche in Federazione. Nel dicembre '96 una delle prime vittime è Antonio Matarrese, detronizzato dalla presidenza della Federcalcio per non aver appoggiato con sufficiente convinzione la candidatura della Corea del Sud (area strategica, si mormora, per gli interessi Fiat) ai mondiali del 2002. Al suo posto viene eletto Luciano Nizzola, grande amico di Moggi dai tempi in cui entrambi erano dirigenti del Torino. Un legame che tutt'oggi continua, nella consuetudine delle partite a carte in un paio di ristoranti torinesi e a volte anche nei ritiri della Nazionale. Alla presidenza della Lega calcio sale intanto, con l'appoggio degli squadroni del Nord, Franco Carraro, ex presidente prima del Milan e poi del Coni.
                Il settore arbitrale rimane per qualche anno in mano a Paolo Casarin, ex arbitro internazionale, personalità forte, non invisa ai club dominanti. Ma Casarin col tempo entra in rotta di collisione con Nizzola, che all'inizio di questo campionato lo epura, parcheggiandolo al Centro tecnico di Coverciano, e sostituendolo con il suo vice Fabio Baldas, di carattere più duttile. Commissario dell'Aia (Associazione Italiana Arbitri) diventa Sergio Gonella, ex fischietto internazionale che non si è distinto per particolare dinamismo.
                Di simpatie juventine, ma con fama di magistrato integerrimo, al di sopra delle parti, è il giudice sportivo Maurizio Laudi.
                Amico personale di Moggi è infine Danilo Di Tommaso, il giornalista di "Tuttosport" che collabora anche al "Processo del lunedì", confidente dell'ex designatore Paolo Casarin e molto legato ad alcuni dei fischietti più celebri di cui spesso anticipa i referti. Durante la Juve-Inter dello scandalo sedeva in tribuna a fianco di Baldas che aveva personalmente accompagnato allo stadio.
                ECCO L'OSTILE DELLA SIGNORA
                Era difficile sposare tanti successi sportivi con tanta rigidità dirigenziale. Il «nuovo» establishment della Juventus, che tre anni fa prese il posto dei bonipertiani, ci è riuscito a meraviglia. La Trojka Bianconera - formata dall'amministratore delegato Antonio Giraudo, dal vicepresidente Roberto Bettega e dal direttore generale Luciano Moggi - ha riaperto un ciclo, complice anche il tramonto del potere milanista e la mancanza di concorrenti all'altezza, ricominciando a vincere. Eppure il feeling con l'opinione pubblica, la stampa, la stessa tifoseria non è mai riuscito a eguagliare quello della Juve di Trapattoni e Boniperti, artefici di tante vittorie ma anche di quello «stile Juventus» che ora, con la nuova gestione, s'è ridotto a un vuoto slogan, impersonato soltanto dall'unico superstite della vecchia guardia, l'avvocato Vittorio Caissotti di Chiusano, antico gentiluomo piemontese, ma presidente più di nome che di fatto.
                Era la primavera del '95 quando scattò l'operazione Ribaltone. Umberto Agnelli, tagliato fuori dal vertice Fiat per ordine di Cuccia, che pretese la riconferma del duo Gianni Agnelli-Cesare Romiti, chiese almeno il controllo della squadra di famiglia. E l'ottenne. L'epurazione, nella sede di Piazza Crimea, fu totale. Tutti gli uomini di Boniperti, dall'allenatore pluridecorato Giovanni Trapattoni all'ultimo dei magazzinieri, dovettero fare le valigie. All'insegna della «modernità» e della «managerialità». Gli ultras, sulle prime, non gradirono. Un po' perché Antonio Giraudo - un passato di manager Fiat, poi silurato da Romiti e ripescato da Umberto che lo dirottò al Sestriere - era accusato di essere un simpatizzante del Torino. Un po' perché già allora si parlava dell'imminente avvento di Moggi, vecchia volpe del calcio italiano, ma noto in città per i suoi ripetuti incarichi in casa granata. Così fu ingaggiato Roberto Bettega, senza grandi responsabilità operative ma utilissimo, con il suo palmarés di «bandiera» bianco-nera, per tacitare le perplessità della curva. Moggi restò a lungo nell'ombra: ragioni di stile imponevano che risolvesse prima le sue pendenze giudiziarie era indagato per favoreggiamento della prostituzione, per via di alcune donnine infilate nel letto di arbitri internazionali ai tempi del Toro di Borsano). E quando, per un cavillo, strappò il proscioglimento, la sua presenza clandestina potè essere ufficializzata. È lui, Lucianone detto «Paletta» per un passato remoto di vicecapostazione a Civitavecchia, il vero regista delle alleanze con il Milan berlusconiano, del rinnovato superpotere bianconero nella Federcalcio e nell'Uefa, ma soprattutto delle campagne acquisti. Campagne tanto contestate a priori quanto apprezzate a posteriori: sia per i risultati ottenuti, sia per il robusto risanamento dei bilanci. Pochi acquisti altisonanti: Paulo Sousa, Boksic, Zidane, Ferrara, Inzaghi. Tante cessioni clamorose: Dino e Roberto Baggio, Vialli, Vieri, gli stessi Sousa e Boksic. Critiche, polemiche, perplessità, ma alla fine i risultati han sempre dato ragione al clan umbertiano. Anche perché Marcello Lippi - il nuovo, bravissimo e antipaticissimo allenatore -ereditava una squadra già praticamente fatta da Boni & Trap, con uomini-chiave del calibro di Peruzzi, Torricelli, Conte, Del Piero, Tacchinardi eccetera.
                Fin qui, le luci. Le ombre però sono altrettante, grazie all' Operazione Antipatia pervicacemente perseguita in questi tre anni. Un triennio di incidenti diplomatici e a profusione. I rapporti troppo stretti con le frange più scalmanate degli ultras. Le denunce per la presunta gestione scorretta dei biglietti. L'assurdo braccio di ferro col Comune per lo stadio, che a sentire il quartier generale juventino costerebbe troppo al punto da giustificare la costruzione di un nuovo impianto. La guerra continua ai giornalisti dissenzienti: insultati (Giraudo ne paragonò uno addirittura a Mino Pecorelli finendo querelato e rinviato a giudizio), esclusi dalla tribuna stampa, cacciati dal campo d'allenamento, puniti con silenzi-stampa ad personam, addirittura denunciati al tribunale civile con richieste di danni miliardarie. Maurizio Crosetti di Repubblica, una delle vittime del «nuovo corso», ha scritto che «lo stile Juventus è diventato l'ostile Juventus». E non è finita: a tre anni di distanza, ancora si parla della partita «di beneficenza» in ricordo di Andrea Fortunato il difensore morto di leucemia, per la quale la Juventus pretese un ingaggio di 200 milioni. Come pure il rifiuto della società di partecipare a un incontro amichevole a Pontedera per commemorare la morte di Giovannino Agnelli. Per non parlare dell'infausta serata di «Juvecentus» con cadute di stile come il mancato invito a Boniperti alla presentazione e con la vedova Scirea trasformata in testimonial di una celebre marca di orologi. Tutti scivoloni che hanno reso sempre più nervoso l'Avvocato. L'anno scorso, dopo la sconfitta contro il Borussia Dortmund nella finale di Champions League. Bettega si scagliò contro l'arbitro Puhl, a suo dire germanofilo. Il senatore a vita si precipitò a sbugiardarlo: «Sciocchezze, dobbiamo imparare a perdere». Pochi giorni dopo, l'Avvocato giurò pubblicamente che mai Vieri sarebbe stato ceduto: «Me l'ha assicurato Moggi». Due giorni dopo Vieri era dell'Atletico Madrid. E pare che Gianni Agnelli non abbia per nulla gradito la figuraccia in cui era stato indotto. Due mesi fa, alle prime difficoltà della Juve nel rush finale del campionato e alle ripetute denunce avversarie sui favoritismi arbitrali, Moggi ha inscenato un piagnisteo vittimistico, dipingendo la società come «sola contro tutti». L'Avvocato. ancora una volta, ha storto il naso. E s'è legato al dito anche questa.
                Di tanto in tanto. si parla di un nuovo ribaltone per riportare gli amici di Gianni al vertice. Ma la cosa - vera o falsa che sia - è sempre rimandata a data da destinarsi. Perchè la Juve ha continuato a vincere anche quest'anno che inizialmente poteva sembrare «di transizione». Squadra che vince non si cambia, anche se si rende antipatica. E l'Avvocato deve pazientare ancora, sebbene sia molto tentato di riprendersi il giocattolo preferito per allietarsi la vecchiaia, soprattutto adesso che è ufficialmente in pensione dalla Fiat, che suo fratello ha vinto la battaglia con Romiti, e che l'eterno pupillo Michel Platini sta per ultimare il mandato di patron dei mondiali di Francia, libero dunque di tornare - eventualmente - a Torino, alla corte della Real Casa. La Trojka, dunque, è confermata (e sia Moggi che Giraudo hanno finora resistito alle sirene di Moratti, che li vorrebbe all'Inter). Semprechè, s'intende, la Juve porti a casa anche quest'anno almeno un trofeo «pesante»: scudetto o Champions League. Se invece dovesse andare tutto storto, la guerra di successione si aprirebbe immantinente. E i fratelli Agnelli, tornati amici in casa Fiat, potrebbero incominciare a contendersi le grazie della Vecchia Signora.

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                • #38
                  Vedo che sei abbonato a "Il romanista"...
                  Un'articolo sulle fidejussioni false o sui Rolex d'oro non c'e'?

                  Zender R. Velkyn
                  He had a cloak of gold and eyes of fire
                  And as he spoke I felt a deep desire
                  To free the world of its fear and pain
                  And help the people to feel free again
                  Why don't we listen to the voices in our hearts
                  Cause then I know we'd find, we're not so far apart
                  Everybody's got to be happy, everyone should sing
                  For we know the joy of life, the peace that love can bring
                  URIAH HEEP - THE WIZARD (DEMONS AND WIZARDS, 1972)

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                  • #39
                    Si vede che non hai mai letto il "Romanista" (cosa che neanche io ho fatto) le cose che cito sono tratte da libri che puoi trovare in libreria o da giornali di cui non si può dubitare l'attendibilità o serietà:

                    -la confessione di Petrini (ex giocatore) dal libro "Nel fango del dio pallone"

                    -Da "L'espresso": "Davids: le manovre sottobanco per smontare il caso", di M. Travaglio

                    -Da "Piedi puliti" di Coen, Gomez, Sisti: Il controcampionato

                    -Da "Piedi puliti" di Coen, Gomez, Sisti: Juve-Inter 1961

                    -Da "L'Espresso", (14-5-98): Storia di scippi e scudetti, di A. Bortolotti

                    -Da "L'Espresso", (14-5-98): Bianconeri connection

                    -Da "Il Borghese" (22-4-1998): Ecco l'ostile della signora, di G. Peragallo

                    Ultima modifica di babeljunior; 25-10-2004, 13:36.

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                    • #40
                      L'Espresso....un gran giornale super-partes, ovviamente.
                      Il Borghese...idem.
                      Certo che poi, un po di fantasia....si fa presto ad andare su www.antijuve.com e cercare articoli.....

                      http://www.antijuve.com/stampa.htm

                      Ma dai, nemmeno un'articoletto piccolo piccolo sui passaporti falsi?

                      Zender R. Velkyn
                      Ultima modifica di aquilaccia; 25-10-2004, 14:41.
                      He had a cloak of gold and eyes of fire
                      And as he spoke I felt a deep desire
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                      Cause then I know we'd find, we're not so far apart
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                      • #41
                        Credo di aver capito che un rinvio a giudizio di Cafu (giocatore del Milan) e Bartelt (chissà dov'è finito) sia paragonabile a manovre illecite attuate dagli inizi del '900 fino a i giorni nostri, con gare e campionati palesemente truccati, illeciti sportivi e uso di sostanze dopanti. Per conto mio se mai Sensi e Cafu verrano mai ritenuti colpevoli non mi resterà altro che ammettere le colpe della società e prenderò con buona pace i provvedimenti della giustizia sportiva, sicuramente una cosa che non farò sarà arrampicarmi sugli specchi cercando con l'uso di una dialettica spicciola e volgare (nel senso di appartenente al volgo) difese che non stanno ne in cielo ne in terra.


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                        • #42
                          Ok. Possiamo passare alle fidejussioni.
                          Sono certo che il buon Zampa vi avra' istruito su cosa rispondere agli odiosi tifosi bianconeri...

                          Zender R. Velkyn
                          He had a cloak of gold and eyes of fire
                          And as he spoke I felt a deep desire
                          To free the world of its fear and pain
                          And help the people to feel free again
                          Why don't we listen to the voices in our hearts
                          Cause then I know we'd find, we're not so far apart
                          Everybody's got to be happy, everyone should sing
                          For we know the joy of life, the peace that love can bring
                          URIAH HEEP - THE WIZARD (DEMONS AND WIZARDS, 1972)

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                          • #43
                            Scherzi?
                            Loro sanno TUTTO, sono i depositari della verità universale del calcio, i sacerdoti del giusto dio giallorosso, i vati di un mondo pulito e mondato dall'eresia bianconera.


                            Elfa Guerriera - Elfa Bianconera!!!

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                            • #44
                              Originally posted by Tylin
                              Scherzi?
                              Loro sanno TUTTO, sono i depositari della verità universale del calcio, i sacerdoti del giusto dio giallorosso, i vati di un mondo pulito e mondato dall'eresia bianconera.
                              E noi bruceremo nelle fiamme dell'inferno pallonaro....

                              Zender R. Velkyn
                              He had a cloak of gold and eyes of fire
                              And as he spoke I felt a deep desire
                              To free the world of its fear and pain
                              And help the people to feel free again
                              Why don't we listen to the voices in our hearts
                              Cause then I know we'd find, we're not so far apart
                              Everybody's got to be happy, everyone should sing
                              For we know the joy of life, the peace that love can bring
                              URIAH HEEP - THE WIZARD (DEMONS AND WIZARDS, 1972)

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                              • #45
                                Già, ora che non avete nulla per difendervi passate all'ironia da bar. Complimenti per lo stile.

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                                Sto operando...
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